Capitolo Quarantotto|| Ottobre

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Ottobre 2022

Non vedeva Mattia in quelle condizioni da circa due anni.

Gli occhi azzurri contornate dalle occhiaie, e colorate di un leggero rosso, sinonimo di recente pianto. Postura ricurva su sé stessa, muscoli tesi, testa altrove.

Emanuel in quei mesi aveva intravisto persino un principio di ripresa. Un piccolo tassello, che però, guardando ora il suo giovane paziente, non trovava.

Il biondo si sedette al suo solito posto, con lo sguardo basso e fisso sui propri piedi. Non salutò nemmeno, al momento dell'entrata.

"Mattia" Lo richiamò "Se non te ne fossi accorto, e dubito dato che so che ci vedi benissimo, io sono qui, non là sotto" Ironizzò, provando a smuoverlo, ma niente.

Il più piccolo fece quanto gli era stato detto - cioè alzare lo sguardo - ma la mente, l'attenzione e tutto, continuava ad essere altrove. E ad Emanuel non serviva, altrove.

Sospirò.

Il matrimonio, eh?

"Auguri a tuo padre e sua moglie" Cominciò, provando ad inserire il discorso.

Mattia borbottò un ringraziamento.

"Com'è andata la festa?" Chiese.

"Non voglio parlarne"

"Come stai, allora?" Tentò.

"Non voglio parlarne"

Fu l'adulto, in quel momento, a sospirare.

"E di cosa parliamo?" Domandò "Non staremo in silenzio un'ora" Lo avvisò.

Mattia non aprì bocca.

Okay, doveva tornare ai metodi duri iniziali. Se era davvero quello che voleva, lo avrebbe fatto.

"Sto parlando con te" Indurì il tono.

Lo vide sobbalzare sul posto, quasi non si aspettasse il rimprovero.

"Cosa vuoi che facciamo Mattia?" Domandò ancora una volta.

Quest'ultimo abbassò lo sguardo.

"Allora?" Alzò il tono.

Non facciamo passi indietro.

Ti prego, Mattia. C'eri quasi.

L'uomo attese.

"Per favore" La voce del biondo si ridusse ad un mormorio spezzato, ed interrotto da un singhiozzo trattenuto "Stai zitto, Emanuel"

Non era ciò che si aspettava, ma era già qualcosa.

Passò il pacco di fazzoletti - che teneva sempre a portata di mano in caso di necessità dei pazienti - in direzione di Mattia, che senza farselo ripetere due volte, ne acciuffò un paio.

Stette in silenzio, dandogli il tempo di sfogarsi.

Forse era quello di cui aveva bisogno, ed era l'unico momento in cui si era sentito di farlo.

Aspettò, osservandolo strofinarsi gli occhi, continuare ad asciugarsi il viso, per poi lasciarsi sfuggire qualche lacrima ancora.

Quando poi gli sembrò più tranquillo, prese parola.

"Va meglio adesso?" Chiese.

Gli dispiaceva vederlo in quelle condizioni, senza potersi alzare per confortarlo. Da un lato, il suo lato umano, gli suggeriva di lasciargli una carezza, qualsiasi cosa fosse successa.

Dall'altra, era uno psicologo, che sapeva quando doversi tenere le mani legate dietro la schiena.
Mattia doveva farcela da solo, e probabilmente, comportandosi come avrebbe voluto, non sarebbe stato d'aiuto.

"No" Singhiozzò, con ancora la voce rotta.

"Christian non mi parla più. Io- Non so come fare e-" Riprese a piangere "N-non so perché. Gli mando messaggi, t-tutti i giorni ma lui...non mi risponde, non li l-legge e-"

Emanuel annuì, facendogli cenno di fermarsi.

"N-non è mai successo, n-non so come fare"

"N-non è mai successo, n-non so come fare"

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Novembre 2022

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