Capitolo Quindici|| Morire Morire [Parte 1]

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In casa Stefanelli la cena era un rito sacro, da passare tutti insieme, indipendentemente dai propri impegni. Salvo imprevisti, ovvio.

Questo perché, avendo orari diversi durante la giornata, la tavola la sera era l'unico momento in cui i quattro componenti riuscivano a sedersi l'uno accanto all'altro e chiedersi a vicenda come fosse andata la giornata, come stessero, e via dicendo. Un momento sacro, fatto di risate e gioia.

Perché non tutti ne avevano la possibilità.
Christian lo sapeva fin troppo bene.

A maggior ragione, il pasto assumeva un valore ulteriore. Era abituato a vivere quel momento come se potenzialmente potesse essere l'ultimo. Non con ansia, ma estrema gratitudine. Per questo stuzzicava sua sorella Alexia, faceva le vocine alle sue cagnoline - parte integrante della casa -, discuteva con suo padre e si interessava a sua madre.

Non erano soliti portare cattive notizie a tavole, preferivano tenere quel momento per concentrarsi unicamente su loro quattro, e non rovinarlo. Per i discorsi più duri, suo padre aveva battezzato il divano, o in generale, il soggiorno.

Quella sera però, il tavolo di casa Stefanelli non era vivace come al solito.

Christian continuava a comportarsi come sempre. I dispetti ad Alexia erano quasi vent'anni che li faceva, e certo non gli parve giusto il momento per smettere, ma da parte di questa, e dei suoi genitori, non vi furono né risate, né sguardi complici, né niente.
Mangiavano in silenzio, con il televisore spento, e masticando addirittura lentamente.

Qualche volta il tintinnio delle posate sul piatto, rompeva quell'aria funeraria, mista alle sue parole, ma di certo non bastava a risollevare quello spirito.

Non capiva cosa ci fosse di così grave da rovinare la loro tradizione. Provò a fare mente locale: Magari era venuto a mancare qualcuno in famiglia, e da solito idiota o non ci aveva fatto caso o non lo aveva saputo. Ma gli sembrò assurdo. Quando morì suo nonno, due anni prima, la notizia l'aveva appresa successivamente, ma non a tavola. Provò a ricordare se qualcuno avesse avuto in giornata un evento in particolare, ma anche lì niente, ed erano soliti dirsi tutto con largo anticipo.

Nemmeno le cagnoline quella sera sembravano voler emettere un suono. Da sempre abituate a sgambettare per il tavolo, in cerca di una coccola e un pezzo di carne, se ne stavano accovacciate in un angolo, quasi addormentate.

E a rendere il tutto ancora più imbarazzante e triste, erano gli sguardi dei suoi genitori, che sembravano intenti a comunicare tra di loro senza voler rendere partecipi lui e sua sorella.

"Ma è successo qualcosa?"

Alla fine non resse più, e la curiosità lo fece scoppiare. Alternò lo sguardo tra i suoi, che allo stesso modo lo imitarono, tra di loro.
Alexia, seduta vicino a suo padre, sembrava serena, come se fosse già al corrente.

Quindi l'unico ad ignorare il tutto, era lui.

Anna si ripulì la bocca con un tovagliolo, quasi ignorando il quesito posto da Christian. La vide passare la ciotola contenente l'insalata a sua sorella, che tranquillamente accettò, togliendone un po' nel proprio piatto. Ivan, invece, tossì teatralmente.

"Allora?"

Rinnovò la domanda, ma anche lì, nessuno sembrava propenso a donargli la giusta attenzione.

Stette per parlare nuovamente, quando sua madre, sbrigativa si decise a rispondere:
"Niente, stavamo pensando ad oggi"

Ci provò nuovamente a fare mente locale. Era il tredici giugno. Nessuno dei componenti principali della famiglia compieva gli anni, e ne era certo, o tantomeno celebrava qualcosa in particolare. Era quasi certo non ci fosse nemmeno una festa nazionale, successiva al due giugno nello stesso mese. E allora cosa?

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora