Capitolo Trenta || Amicizia Inimicissima

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TW: Comportamento manipolatorio

Amicizia inimicissima era forse una delle cose più affascinanti che la letteratura - noiosa - a scuola gli aveva insegnato

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Amicizia inimicissima era forse una delle cose più affascinanti che la letteratura - noiosa - a scuola gli aveva insegnato.

Christian aveva cambiato almeno due scuole superiori, e di conseguenza, le materie su cui piangere il pomeriggio. Ma dentro di sé, al contrario del ripudio totale verso le materie scientifiche, quali matematica, fisica o chimica, aveva sempre adorato immergersi nel pensiero di qualche autore.

Ricordava, in particolare, il breve - per fortuna - periodo in cui, costretto dalla docente, si era dovuto dedicare alla letteratura latina.
Ecco, lì avrebbe tranquillamente preferito passare ad altro.

E paradossalmente, il concetto di Amicizia inimicissima, per quanto gli avesse fatto esaurire tre quarti di nervi, era quello che più ricordava.

La docente del tempo teneva così tanto a quello stronzo di Sant'Agostino, da costringere l'intera classe, di a malapena terzo superiore, a leggere il libro de Le Confessioni durante le vacanze di Natale.

Con la scusa - perché, alla fine, quello era - del Tanto dovreste saperlo per Petrarca.

Quindi, oltre un acquisto di tredici euro - senza alcuno sconto - su Amazon, e il pacco in ritardo perché nel periodo di dicembre, con le feste alle porte, avrebbe fatto prima a fabbricarselo da solo, quel libro, aveva dovuto dedicare le sue nottate a leggere, leggere e leggere.

Non ci aveva capito un cazzo, di quel libro, senza troppi giri di parole. Troppi sproloqui sulla filosofia, Dio, religione e cose che a sedici anni non avrebbe mai potuto trovare affascinanti - con la maturità dei venti, ancor meno -, ma di quel malloppo di seicento pagine, ricordava bene proprio un episodio:

Furto delle pere, dove appunto, si esaltava il concetto di Amicizia inimicissima.

Agostino era benestante, e sin da piccolo propenso a causare guai, e preoccupazioni a quella santa - in tutti i sensi - di sua madre.
Nell'episodio del furto delle pere, appunto, si esaltava l'indole del giovane Agostino, nel commettere malefatte, non perché fosse il suo carattere, quanto per sentirsi lodare.

Agostino, da benestante, non aveva certo bisogno di rubare delle pere dal giardino del vicino, durante la notte. Sapeva benissimo di averne di migliori, più mature e buone, a casa propria, eppure, aveva agito, con qualche amico, finendo per gettare la refurtiva in pasto ai maiali.

E non ci aveva guadagnato niente, se non le lodi di quegli stessi amici che lo avevano accompagnato.

Ecco, quella, era la famosa Amicizia inimicissima.

Il lasciarsi trascinare dalle compagnie.

Bene, un concetto espresso in una frase - detto proprio terra terra -, quel matto di Sant'Agostino non era riuscito a spalmarlo in meno di trenta capitoli.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora