"No"
"Ma come no!"
Il diciassettenne si alzò di scatto dal tavolo, lanciando indietro la sedia con un gesto, prima di correre dietro alla donna, che come al solito, intendeva chiudere il discorso scappando, e lasciandolo solo.
"No, Mattia, non possiamo accettare" Ribadì il concetto quella, afferrando lo straccio e riprendendo a strofinarlo con forza sul piano della cucina.
Sì che se l'era immaginato, che con la testardaggine che Giulia si ritrovava, misto orgoglio, mai si sarebbe convinta al primo colpo, per quel cambio netto di programma.
Ma non si immaginava nemmeno una risposta negativa così secca e pronta.
Aveva aspettato una settimana, per chiederle il permesso. Una settimana in cui Christian lo aveva dignitosamente tartassato, impaziente di confermare ai suoi le new entry delle loro feste.
Una settimana in cui aveva analizzato la situazione passo per passo, come al suo solito.
Gli sembrava un sogno, il Natale a casa di Christian. Si immaginava già ai piedi dell'albero insieme a Simone, o a scambiare quattro chiacchiere con la nonna al tavolo.
Vedeva il moro e Daniele stuzzicarsi, e le loro madri serene, insieme.Ma in cuor suo lo aveva sempre saputo, sin dal tavolo delle Officine, che convincere Giulia sarebbe stato facile quanto cercare Narnia o camminare sull'acqua.
Perché sua madre, per certi versi, era davvero impossibile.
E gli somigliava. Fin troppo.
Non poteva accettare di farsi aiutare, di mostrarsi debole di fronte ad altre persone. Non accettava nemmeno il suo, di aiuto, quello di suo figlio.
E quando le aveva sganciato la bomba, immediatamente, senza neanche dargli modo di affrontare dettagli, lei aveva troncato il tutto sul nascere, con la solita apatia che la distingueva in quel periodo.
Sì che a casa sua lo spirito natalizio non bussava alla porta da tanto, ma se in un qualche modo lui e Daniele ancora riuscivano ad essere felici - per quanto possibile -, Giulia aveva chiuso ogni ponte con quel giorno di gioia per tutti, tranne che per lei.
Si sentiva in colpa persino ad insistere.
Lo vedeva che in cuor suo anche lei sapesse che quella chiusura che si era auto-imposta, non la salvasse dalla consapevolezza che, ovunque, lì fuori, fosse comunque festa, anche senza di loro.
Non poteva evitare le pubblicità dei panettoni, i prezzi esagerati dei pandori, le lunghe file al surgelato, la calze, le luci, gli alberi, le canzoni.
Tutto in quel periodo urlava Natale, persino i suoi figli, ma niente in lei sembrava accettarlo.
"Perché no?" Azzardò a chiedere, con tono arrendevole.
Le venne dietro, appoggiandosi con i gomiti al tavolo.
Si ricordò immediatamente delle volte in cui era stato sgridato per quel brutto vizio, segno di maleducazione in pubblico. Come se appollaiarsi, fosse simbolo di strafottenza verso chiunque.
"Perché Christian ha la sua famiglia, e tu hai la tua. Se volete stare insieme dopo il cenone, sono d'accordo, ma non prima!" Sbottò Giulia, nervosa, stringendo lo straccio tra le dita così forte da ridursi le nocche di un colorito sul bianco.
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Nessuno vuole essere Robin
Fanfiction"La verità è che sei bravo a illuderti, Christian, e a convincerti che tutti gli schemi che ti sei auto-imposto siano la cosa più giusta per te. Mi dispiace, allora, avvisarti che, la mia verità non è quella che a te piace raccontarti" E così dicend...