Capitolo Quarantaquattro || Le Nozze Gialle

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Settembre 2022

E il fatidico giorno, alla fine, era arrivato:
Il matrimonio.

I giorni precedenti, erano trascorsi tra parrucchiere per tutti ed estetista per Giulia. Un continuo avanti e indietro, e una lotta per accordarsi, perché di gellarsi capelli, e doversi fare lo shampoo alle due di notte - per essere ottimisti con l'orario di rientro- , al ritorno dalla festa, proprio non ne aveva intenzione.

Giulia, di Mattia, in quell'occasione non approvava nulla: a cominciare dalla presenza - avrebbe volentieri assecondato il figlio, se le avesse chiesto di rimanere a casa - e a finire al modo in cui si era conciato. Sì adeguato ad un ragazzino, come Mattia, ma non al volere dello sposo.

Franco era sempre stato un tradizionalista, e un uomo all'antica. E lo era stato a partire dall'educazione dei figli - niente gomiti sul tavolo, non si fa chiasso mentre si gioca, non si corre, e bla bla bla - e a concludere anche nel modo di vestirsi, specialmente durante le occasioni.

L'uomo aveva scelto appositamente gli abiti dei propri testimoni e del paggetto - si era occupato della parte maschile, insomma - e aveva riservato alla nuova moglie l'onore di occuparsi delle damigelle, e del resto.

Ma chi era dovuto passare sotto il suo rigido controllo, aveva penato, e anche tanto.

Daniele e Saverio erano eleganti, e non lo si poteva in alcun modo negare, ma in quegli abiti scuri, lunghi, abbottonati fino al colletto anche con il caldo cocente, erano scomodi.
Ogni tanto Franco lanciava loro uno sguardo, per ordinargli tacitamente di tenersi dritti con la schiena, e nascondere il fastidio.

Ovviamente per mantenere la tradizione di non vedere la sposa fino alla cerimonia in chiesa, Franco aveva scelto di sistemarsi a casa propria - quella che non frequentava, ma di cui ricordava l'esistenza quando meglio conveniva -, trascinandosi dietro il paggetto.

Aveva conosciuto così Edoardo.

Un bambino- perché di quello, ancora, si trattava - di a malapena undici anni, che esattamente come i suoi fratelli si era trovato a prendere parte a quella messa in scena, dove anche se la cravatta era decisamente troppo per un bimbo, e gli dava la sensazione di star morendo per asfissia, doveva tenerla, e sorridere.

Edoardo non era uno Zenzola.
Non era suo cugino, suo fratello, o nulla del genere. Solo, il figlio del matrimonio precedente della quasi moglie di suo padre.

Un bambino come gli altri, dal taglio a spazzola, e i capelli castani, così come gli occhi, che a Mattia non facevano né caldo, e né freddo.

Era tutto così insipido.

A partire dal fatto che lui e sua madre, seduti sulla poltrona di casa, dovessero limitarsi a guardare il trambusto di parenti - paterni - muoversi liberamente, per dare gli auguri allo sposo.

Qualcuno si avvicinava a salutare anche lui, ricordandosi che alla fine, quel ragazzo seduto sul divano a guardare, era comunque loro nipote. Fingevano gentilezza, di interessarsi a come procedesse a scuola, se fosse fidanzato, come andasse da dopo l'incidente. Dopodiché, sparivano.

E la maggior parte, poteva benissimo sentirli bisbigliare alle sue spalle. Gli zii, i cugini...Parlottavano fitto tra di loro, e non era così difficile intuire cosa si dicessero.

Nessuno vuole essere Robin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora