39

318 20 23
                                    

Toni's pov

Era notte fonda.
Una fredda notte di LA, dove le temperature erano leggermente inferiori alla norma, portando ad un drastico condizionamento della popolazione.

I cittadini non uscivano.
Era un ambiente troppo diverso per i soliti abiti leggeri che abitualmente indossavano.
L'aria di mare non sarebbe stata più la stessa per un po' di giorni, ed i turisti probabilmente erano estremamente indignati.

Questo non era un mio problema.
Non era un mio problema la temperatura che circondava la mia abitazione, situata così in alto da non riuscire a vedere il basso.

Mi voltai verso il mio comodino, sospirando quando lessi l'orario: 04:28.

Tornai nella precedente posizione, osservando il bianco soffitto sopra di me.
Deglutii a fatica, prendendo un sospiro e trattenendo le lacrime.
Chiusi gli occhi, sentivo il cuore battermi nelle orecchie e premere sulla mia cassa toracica.
Era fastidioso.
Fastidioso per non avere alcun motivo per avere ansia, ma forse mi sbagliavo.
Forse lo stavo semplicemente sopprimendo.

Cominciai a torturare le dita delle mie mani nervosamente, trattenendo il mio labbro inferiore tra i denti mentre muovevo freneticamente la gamba.
Dovevo resistere. Era una vera e propria sfida personale, come se stessi provando a sconfiggere una dipendenza.

Aprii gli occhi dopo minuti sembrati interminabili, sperando che fosse l'alba e che sarebbe potuta iniziare la mia giornata.
Mi voltai quindi verso il mio comodino, sospirando profondamente quando rilessi l'orario: 04:46.

Strinsi le lenzuola tre le mie mani, per poi sollevarmi improvvisamente e scendere velocemente dal letto.
Mi diressi verso il bagno, aprii la porta con violenza ed aprii la doccia lasciando che l'acqua si scaldasse.

Mi spogliai nervosamente attendendo che del vapore oscurasse lo specchio del bagno, per poi sospirare una volta che accadde.
Entrai nella doccia, e ricominciai come a respirare nuovamente quando l'acqua dalla giusta temperatura colpì la mia pelle.

Chiusi gli occhi lasciando che bagnasse i miei capelli, le mie spalle, per poi scivolare sul resto del mio corpo.
Presi un respiro profondo, sentendo l'ansia diminuire ed i miei nervi distendersi.
Improvvisamente mi venne sonno, come se tutte le pasticche che avevo preso stessero facendo finalmente affetto.

Afferrai il sapone situato a terra, aprendolo freneticamente e mettendone un'abbondante quantità sulle mani.
Insaponai frettolosamente il mio corpo, graffiando con le unghie la mia pelle fino a quando non mi soddisfasse.
Ogni piccola parte del mio corpo doveva subire quel trattamento.
Doveva essere lavata a fondo, far scivolare via dal mio corpo mani proibite.

-"Perché ti sento ancora?" domandai mentre strofinavo il mio braccio destro, applicando ulteriore sapone sperando che l'eccessiva quantità potesse fare effetto.
-"Perché ti sento ancora?!" domandai nuovamente, sentendo le palpebre pesanti colme di lacrime.

Continuai a strofinare ogni centimetro del mio corpo provocando il maggior numero di infiammazioni possibili, cercando di sentirmi meglio con il bruciore dei graffi addosso.

Chiusi la doccia, afferrai l'accappatoio situato alla sua destra e lo indossai velocemente, sentendo un brivido passare lungo la mia spina dorsale una volta a contatto con l'aria gelida.

Mi rinchiusi in me stessa, posizionandomi davanti allo specchio per poi pulirlo dal vapore.
Riconobbi il mio riflesso in esso, così vuoto da rimanere in silenzio.

Tutte le anime trasmettono un suono, un'emozione, una canzone.
Eppure, la mia, era completamente spenta.

Amavo l'anima, amavo leggerla e scoprire cose nuove su di essa, e mi sarebbe piaciuto farlo sulla mia stessa anima. Ma, forse, non è questo il mio mondo, il mondo che mi appartiene.
Non è questo il mondo in cui dovevo rimanere in vita, sperando che dopo la morte ci sia un lungo riposo. Quel riposo tale da eliminare tutti i peccati.
Non era questo il mondo in cui avrei dovuto camminare, innamorarmi, vivere la vita che avrei voluto oppure semplicemente sorridere.
Ero sbagliata, un errore all'interno della società.

Guardai poi il mio viso, cercando di riconoscere della bellezza.
Non mi ero mai vista tale.
Non ero mai riuscita a guardarmi allo specchio soddisfatta di me stessa, di non provare ribrezzo ogni volta che indossavo dei vestiti differenti, di sorridere in una foto senza preoccuparmi di come sarei venuta.

Se avessi avuto soltanto un desiderio da poter esprimere nella mia vita, sarebbe stato quello di vedermi bella per un solo giorno della mia vita.

Singhiozzai alla ricerca di pace interiore, come se non fosse l'ennesima volta che mi nascondessi all'interno di tutto quel vapore.

Non piangevo spesso, anzi.
Avevo iniziato a piangere da quando mi accorsi che, se una lacrima vuole scivolare sulla tua guancia, bisogna lasciarle la libertà di farlo.
Non è debolezza tirare fuori il dolore, lo è invece nasconderlo.
Nascondere il dolore è una debolezza in quanto la poca fiducia verso gli altri fa sì che noi ci facciamo male.
Nascondere il dolore, nascondersi dietro una maschera e sorridere senza alcun motivo, ci rende solo più deboli a negativi avvenimenti futuri.

No, non c'era bisogno che qualcuno sapesse che stessi male.
Non avevo bisogno di rispondere sinceramente ad un "come stai?".
Non sentivo la necessità di mostrarmi sofferente.
Piuttosto, sentivo il bisogno di mostrarlo a me stessa.
Sapevo che, in qualche modo, manifestare sofferenza faceva sì che il mio cervello avesse pietà di me.

Ad oggi, piangevo più per un fatto personale. Semplicemente non riuscivo a trattenere le lacrime.
Ci avevo lavorato tanto, ma non era servito.
Non era servito indossare una maschera, perché solo tu sai quanto stai soffrendo, e nessuno sarà in grado di leggere la tua anima.
Il motivo è che, purtroppo o per fortuna, tutti pensano soltanto a loro stessi.

Cercai di incanalare più aria possibile nei miei polmoni quando mi accorsi che non riuscivo a respirare bene, sedendomi a terra.

Posai i palmi delle mie mani sulle gelide mattonelle mentre percepì nuovamente il mio battito cardiaco oltraggiare la mia salute fisica.
Sentivo le mie gambe tremare ed i miei denti battere freneticamente.
Gli occhi chiusi, il sudore che scivolava sulla fronte ed improvvisamente un silenzio tombale.

Era finito.
Il mio cuore, aveva finalmente cessato di ferirmi.

-

-"Non mi piace il basket." sbuffai quando Carl posò la mia tazzina di caffè sul tavolo.
-"Certo, Toni.
Ma si fa di tutto per gli amici, sbaglio?" sorrise.

Sospirai alzando gli occhi al cielo, girando poi un cucchiaino di zucchero nella bevanda.
-"Si, Carl...insomma, che sarà mai una partita a basket con persone che non conosco?"

Una donna di altezza media e dai capelli scuri, avanzò nella stanza affiancando il mio coach.
Hanna, sua moglie.

-"Sei Hanna, immagino.
Ho sentito parlare di te." sorrisi, alzandomi in piedi una volta che arrivò vicino al tavolo.
-"Piacere." sorrise a sua volta, posando una mano sulla mia spalla.

Potei sentire il mio sangue congelarsi nelle vene, portandomi a sorridere leggermente e ad attendere instancabilmente che mi lasciasse.

-"Mi ha detto Carl che alla partita di basket ci sarai anche tu, vero?"

Sorrisi nel modo più falso possibile, guardando il bruno che sorrideva.
-"Certo, perché mai dovrei rifiutare?"

Dopo di questo ci salutò, ritornando nella sua stanza, lasciandoci nuovamente soli.
-"L'ultima volta che ho giocato a basket era al liceo con la mia classe di...disagiati, probabilmente."
Carl ridacchiò scuotendo il capo con disapprovazione.
-"Dai...le amicizie che nascono al liceo sono le migliori."
-"Forse a Los Angeles, Carl.
Riverdale è tutt'altro che amicizia."
-'"Oh beh, se parliamo di Riverdale..."

Alzai gli occhi al cielo divertita, sorridendogli con riconoscenza.

Percepì poi un senso di pace interiore nel mio cuore: forse, fare qualcosa fuori dagli schemi, non sarebbe stato così nocivo.

Nota autrice
attendendo qualcuno che mi faccia dimenticare la mia crush altrimenti finisce male (avevo detto che non avevo più una crush ma ci sto lavorando, giuro🥰🔫)
Comunque devo fare otto PowerPoint per questa settimana ma sto comunque continuando ad aggiornare, quindi veneratemi (cittone, soltanto perché non perdo mai)

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora