2

854 33 12
                                    

Narratore's pov

Una cosa che Toni odiava della propria palestra, erano le persone che vivevano al suo interno.

Non sopportava sentirti in soggezione, occhi altrui puntati sul suo corpo, sui suoi movimenti.
Odiava ascoltare le lamentele degli altri, l'odore di sudore ed il rumore dei pugni che affondano nel sacco.

Proprio per questo preferiva andarci di sera, quando desiderava un allenamento più intenso che il proprio garage non poteva offrire.

Toni era una persona solitaria, quella persona che non faceva branco e che soprattutto sapeva difendersi da sola.
Non aveva bisogno di nessuno.

Al contrario, dall'altro lato della palestra era presente Archie Andrews, che faceva delle flessioni a terra.

Solitamente veniva ad allenarsi in compagnia del proprio gruppo, non che i Bulldogs della Riverdale High.
Qualsiasi cosa era collegata a quella scuola.

Forse era questo ciò che odiava più di Riverdale: tutto accade per una ragione.
Tutto è collegato e, per qualche ragione, tutti c'entrano qualcosa.

Proprio per questo, preferiva estraniarsi da qualsiasi attività di gruppo, appartenente alla propria scuola o meno.
Non voleva che il destino decidesse per conto suo.

E se Toni era pessima su qualunque campo, essere una buona amica era sicuramente il suo forte.
Proprio per questo si stava dirigendo verso Archie, che stava asciugando con un panno il proprio sudore.

Ridacchiava con una ragazza dai suoi stessi colori, capelli rossi ed occhi scuri.
Quello era ciò che la preoccupava, sicuramente si stava già sentendo con qualcuno.

-"Ti alleni sempre ai miei stessi orari." esordì la rosa, provando ad iniziare una conversazione amichevole.

Archie le sorrise e le tese la mano, battendole il cinque quando avvicinò la propria.
-"A quest'ora c'è meno gente, sai com'è..." si giustificò, per poi indicare con lo sguardo la ragazza vicino a sé.

Confusa, Toni oscillò lo sguardo verso di lei.

Era seduta su una sedia, gambe accavallate.
Le braccia conserte, le labbra serrate, le sopracciglia corrugate ed i suoi capelli rossi che le ricadevano sulle spalle.
La mascella contratta, una tinta rossa per le labbra ed uno sguardo penetrante.
Due occhi scuri che riuscivano a fare sentire nuda la propria anima, che ti scrutavano fino a fondo.
Occhi privi di emozioni, quasi impossibile mantenere un contatto visivo.

Toni si mostrò sicura di sé come sempre.
L'aveva vista ridere più volte con il rosso ogni sera in palestra, era sicuramente una sua errata impressione.

-"ciao, sono Toni."
Tese la propria mano, attendendo che la rossa gliela stringesse.

Si ritrovò con la propria mano a mezz'aria, delle guance rosse ed improvvisamente un imbarazzante silenzio.

Non le stava per niente simpatica.

-"Okay Toni, c'è qualcosa che devi dirmi?" Archie provò a cambiare discorso.
-"Si, certo...
Esci con qualcuno?"

Il rosso inarcò un sopracciglio stupito da tale richiesta, sospirò e sorrise.
-"Mi stai chiedendo di uscire?"
-"Cosa!? No...è per Betty."

Archie annuì, alzò gli occhi al cielo e riposò il suo sguardo in quello della rosa.
-"Al momento non sono impegnato, ma non credo che potrò dare a Betty quello che si aspetta."

Toni posò furtivamente lo sguardo sulla rossa seduta dietro di lui, arrossendo nuovamente quando notò che la stava guardando.
Non era di certo uno sguardo sensuale, amorevole o tutto ciò che si possa pensare.
Era lo stesso sguardo penetrante che le aveva rivolto qualche minuto prima.

-"Non le dirò una cosa simile."
-"Va bene, ma se si sentirà illusa non dovrà prendersela con me. Lo sai, vero?"
-"Non cercare di farmi sentire in colpa." Toni ridacchiò.
-"Perché, l'ho fatto?"

-

Toni quella sera tornò a casa il più tardi del solito.
D'altronde era sabato, ed al posto di festeggiare il proprio compleanno come la maggior parte degli adolescenti avrebbe fatto, preferiva stare da sola.
O meglio, preferiva restare con un sacco da boxe.

Non ricordava bene quando fosse nata questa sorta di dipendenza.
Quella dipendenza che ti senti dentro, senza la quale non riusciresti a vivere.
Per Topaz, prendere a pugni un grande sacco di pelle, era fondamentale. Ogni giorno.
E forse un motivo c'era, ma non riusciva in alcun modo ad esprimerlo.
Come quando sai il significato di una parola, ma il tuo vocabolario non ti permette di avere le parole giuste per spiegarlo.

Il padre di Toni si chiamava Denny, era un uomo di mezz'età, con una pelle scura, capelli grigi ed un fisico scolpito.
Era molto simile a sua figlia, sia caratterialmente che esteticamente, e ciò l'odiava.

La rosa odiava essere come lui, un uomo menefreghista ed imponente.
Molto capace di ascoltare, poco loquace e pessimista.
La realtà è che Toni sognava di essere una persona più solare, con obbiettivi nella propria vita. Non voleva commettere gli errori che lui aveva commesso.

E nonostante fossero così simili, Toni entrò nella propria roulotte cercando di fare meno rumore possibile.
Salutò suo padre con un cenno della testa e si recò nella propria stanza.

Richiudeva sempre la porta velocemente, sperando che l'odore di fumo non la contaminasse.

Questo era l'unico posto in cui riusciva a stare bene senza un sacco da boxe.
L'unico posto che non la faceva sentire fuori luogo, che la ispirava, che riusciva a far scivolare una lacrima sul proprio volto, che la rendeva ansiosa.
Era l'unico posto che riusciva a farle provare qualcosa, negativo o positivo che fosse.
Era un posto, ed a lei bastava questo.

E tra tutti i pensieri che tenevano impegnata la mente di Toni, si accorse di uno in particolare: lei

Senza volerlo, quegli occhi abissali continuavano a tener vigile la propria mente.
Li sentiva ancora, posati su di sé, sul suo corpo.
Ardevano, bruciavano, lo ustionavano.
Facevano quasi male.

Strinse gli occhi mentre era sotto la doccia, provando a placare quel pensiero ossessivo nella sua mente.
Come potevano averle fatto così tanto effetto? Perché l'avevano colpita così tanto?

E se Toni questa risposta non avrebbe potuto darsela, ci avrebbe pensato qualcun'altro.

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora