Cheryl's pov
-"Cazzo, Veronica!" esclamai battendo un pungo sulla scrivania di fronte a me.
La corvina era in piedi davanti alla porta del mio ufficio, con al suo fianco Smith, la sua scorta.
-"Dovevi fare una cosa, ed hai fallito."
-"Cheryl, ho fatto di tutto per non farmi scoprire.
Ma sai com'è, dopo mesi la verità sale a galla."
-"Non mi starai dando colpe, Veronica.
Vero?
Se la tua azienda va avanti è soltanto grazie ai miei fondi, è il minimo che tu possa fare."Veronica abbassò lo sguardo a terra, senza trovare una scusa lecita, o che in qualche modo avrebbe potuto distendere i miei nervi.
Rimasi in silenzio mentre tenevo il mento appoggiato sulla mia mano, osservando un punto indefinito della stanza.
-"Bene, allora...devi trovarmi qualcuno più qualificato che vada a fare ciò che tu non sei in grado di fare." finalmente parlai, rompendo il silenzio che si era appena creato.
-"Abbiamo un altro problema allora, Cheryl." sospirò.Alzai velocemente lo sguardo puntandolo nei suoi occhi, penetrandoli come ero solita fare.
-"Ha detto che se ci avviciniamo nuovamente a lei...farà fallire le nostre attività."Ridacchiai sarcasticamente, incorciando le braccia e posando la schiena sullo schienale della sedia su cui ero seduta.
-"Lei vuole fare cosa?"
-"Hai capito bene Cheryl, game over.
Devi andare avanti, non c'è più niente da fare."
-"Stai dicendo a me che è finita? Non perdo mai, Lodge. Dovresti saperlo."
-"Invece hai perso.
E sa meglio di me che non mi sto riferendo a questa situazione ma a Toni."La corvina si voltò e con i suoi tacchi uscì dal mio ufficio, lasciando che Smith chiudesse la porta dietro di sé.
Sospirai.
Veronica era riuscita a zittirmi, a farmi riflettere.
Forse stavo davvero mandando avanti un qualcosa che non avrei dovuto, qualcosa che ormai era perso.Ma la speranza, la speranza è l'ultima a morire, l'unica cosa che riusciva a farmi provare adrenalina ogni volta che Veronica tardava a tornare.
Era l'unica cosa che mi permetteva di provare timore, come se fossi preoccupata del fatto che Topaz sapesse che la stessi controllando.La realtà era che non era così: desideravo che Toni lo sapesse.
Desideravo che capisse, che si facesse viva o che semplicemente lo accettasse.Ma, probabilmente, non la conoscevo più.
Toni's pov
Dopo più di un mese, varcai la soglia della porta dell'ufficio della dottoressa Juliet Williams.
Era una donna dalla media altezza, dai toni scuri e da un sorriso smagliante.
Aveva un volto espressivo, una fossetta sulla guancia destra e degli occhiali che raramente indossava.
Era particolarmente rassicurante, proprio per questo era la mia psicologa.
Lei e nessun'altra.Ero seduta da ormai un'ora sulla poltrona su cui ero solita stare, a gambe accavallate mentre i nostri sguardi erano uniti.
Mi stava parlando e rispondendo a delle domande che avevo posto, con quel suo tono di voce soave che riusciva a mettermi in qualche modo sicurezza.
-"Vedi, c'è stata una parte della mia vita dove tutto sembrava...inutile.
Ho visto la morte sfrecciare davanti ai miei occhi ed i pensieri che ponevo nella mia testa farsi vivi.
La realtà era che non mi annoiavo abbastanza per far sì che la mia creatività si manifestasse nella vita quotidiana.
E poi? Ho trovato ciò che mi rendeva felice: il mio lavoro.
Dovresti concentrarti più sulle tue ambizioni, Toni. Devi trovare qualcosa che ti renda felice di vivere."
-"Ma io sono felice." sorrisi in modo confuso.
-"Amo il mio lavoro, lo faccio da sempre e mi gratifica." continuai.Juliet posò il taccuino su cui scriveva alla sua destra, posando poi gli occhiali sul ponte del naso.
-"Perché non sembra così, allora?"Rimasi in silenzio ad osservare come i suoi occhi ricchi di speranza mi sorridevano.
Probabilmente era l'unica persona in grado di capirmi.Improvvisamente sentii il mio mento tremare ed uno strano fastidio nella mia gola, mentre cercavo di trattenere le lacrime.
-"Io ci ho provato.
Ho provato a dimenticarla, ad essere felice in altri modi ed a trovare ambizioni diverse, ma non è servito.
Non è servito scrivere pagine su pagine nonostante odiassi scrivere, non è servito diventare un pugile e nemmeno cambiare città.
È ovunque, nei miei pensieri, nei miei ricordi e nella mia vita concreta." sospirai, lasciando che una lacrima rigasse il mio volto.
-"Non ti seguo, Toni."
-"Intendo Cheryl, dottoressa. Cheryl.
Ho provato a cercare qualcuno che riuscisse in qualche modo a colmare il vuoto che provo ma...lei torna sempre."Non parlavo spesso di Cheryl alla mia psicologa.
Non perché non mi fidassi o perché non volevo aprire ferite ormai cucite da tempo, ma perché effettivamente non ne sentivo il bisogno.
Lei sembrava confusa, come se non immaginava che per me voleva dire così tanto. Avere avuto Cheryl nella mia vita, invece, significava troppo.Juliet, però, si prestò ad ascoltare il mio problema come faceva sempre, con calma e comprensione.
-"Guardi." dissi, sfilando una cartolina dalla mia tasca.
-"Mi ha mandato questo: è un invito ad una cena di lusso della sua...azienda, per parlare."La corvina la prese dalle mie mani, leggendola e corrugando le sopracciglia.
Me la restituì poco dopo, accavallando le gambe mentre pensava.
-"Ciò che mi viene di dirti è di...pensarci molto bene.
Pensare bene se vuoi rifiutare cercando di dimenticarla oppure se accettare l'invito e valutare se concludere o meno la faccenda.
Ma...Toni, se non mi parli di voi, di cosa è successo...io come posso aiutarti?"Ci pensai a lungo.
Effettivamente non avrebbe potuto, ma il suo consiglio mi stava comunque facendo riflettere: dimenticare o dare una seconda possibilità?Sospirai capendo che da me desiderava qualcosa.
Desiderava che io le parlassi apertamente, che le dicessi come fosse finita.Effettivamente tendevo sempre a far spiccare le cose positive della mia vita durante i nostri discorsi, tralasciando quelle negative che mi avrebbero assorta durante le ore notturne.
Asciugai le mie lacrime con le dita, sospirando profondamente e riposando il mio sguardo nel suo.
-"Al momento non me la sento, dottoressa.
Forse più avanti."Juliet era comprensiva, si limitò a sorridermi come al suo solito, provando un po' di confusione dentro di sé.
La mia psicologa stava bene, lo vedevo da come si esprimeva, da come sorrideva a chiunque entrasse dalla porta del suo ufficio e dalla passione che ci metteva per aiutare chiunque fosse nel momento del bisogno.Prese nuovamente il suo taccuino, scrivendo le ultime cose e lasciando che del silenzio ci avvolgesse.
-"Va bene, Toni.
Ma ricorda che, se non parliamo e non accettiamo i nostri problemi, sarà impossibile farli scivolare nell'abisso dei nostri ricordi."Nota autrice
guess who's backkkkk

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𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»
Romanzi rosa / ChickLitToni Topaz, studentessa della Riverdale High, fa boxe a livello agonistico. È perdutamente innamorata di questo sport, aspirando ad una carriera da pugile in futuro. Tutti quei pugni che affondano nel compatto sacco di pelle la rendono in qualche mo...