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Cheryl's pov

Era stancante.
La vita in generale, intendo.
Era stancante vivere nella manipolazione.

Ho sempre sperato di morire.
Ogni volta che qualcosa di negativo entrava a far parte della mia vita, pensavo a quanto sarebbe stato meglio porre fine al dolore.

Ogni tanto me lo immaginavo:
Mi ritrovo sul tetto di un grattacielo così alto da superare le nuvole, le quali prima osservavo dal basso.
Davanti a me vedo soltanto una distesa di colore blu che si mescola con l'arancione spento di un tramonto, come se stessi ponendo fine al dì, per tornare alla notte.
Faccio due passi in avanti, le mie scarpe rosse si ritrovato al bordo del tetto, e provo un senso di vertigine a scombussolare il mio stomaco.
Deglutisco a fatica, tengo lo sguardo puntato davanti a me e chiudo gli occhi.
Il vento, causato dall'altitudine, scompiglia i miei capelli e rilassa il mio corpo, mentre stringo le dita in due pugni come per farsi coraggio.
Il mio cuore batte velocemente, lo sento martellare nel petto ovattando le mie orecchie, portandomi a prendere un respiro profondo.
È finita, penso.
I tuoi pensieri stanno per concludere, le preoccupazioni sono passate e stai per essere sprigionata dalla sofferenza.
Stai pagando la cauzione: la vita al costo della pace.
Apro gli occhi poco dopo, rendendomi conto che non avrei nulla da perdere.
In fondo, chi soffre per la morte non è chi decede, ma bensì chi gli sta attorno.
E per me chi avrebbe mai sofferto?
Archie? Il quale non riusciva a riconoscere un mio sorriso forzato?
Veronica? Lei era innamorata del mio futuro coniuge.
O forse mia madre, la quale mi aveva lasciata marcire della più totale disperazione di una vita immersa nella sofferenza?
Non lo meritavano.
Non meritavano di ritrovarmi in vita.
Quindi mi ritrovo qui, a guardarmi indietro un'ultima volta, per poi sporgermi e lasciarmi cadere nell'abisso.
L'aria fredda sfreccia sul mio viso, è quasi tagliente.
E forse, stavo provando finalmente qualcosa.
Una sensazione di vuoto che mandava il mio stomaco sottosopra, la pelle tirata e gli occhi aperti per un'ultima volta.

Ed improvviso, il mio cervello smetteva di immaginare cosa sarebbe potuto succedere dopo.
Insomma, nessuno sa cosa accade dopo la morte, e forse proprio per questo smettevo di sognare.

Ho sempre sperato di morire, è vero, ma ne avevo follemente paura.
Avevo paura di morire prima di aver cominciato a vivere.
Insomma, speravo di morire, ma al solo pensiero provavo un nodo in gola ed un vuoto nel petto.

Probabilmente non lo volevo davvero, ma avere un'anima triste e morta è l'equivalente di esserlo.

Non avrei mai ammesso di vivere una vita felice, almeno che non avessi un motivo per farlo.

-"Come vanno i preparativi?" mia madre domandò, mentre si stava preparando per andare a provare il menù del ristorante da loro scelto.

Io sospirai, abbassando distrattamente lo sguardo a terra.
-"Bene, devo dire." mentii.
Non avevo iniziato a preparare proprio nulla.
-"Archie ti sta aiutando?"
Sospirai ancora, pensando che probabilmente lui si aspettasse che facessi tutto io.
Odiavo dovermi sposare con un uomo.
-"Certo, stiamo già scegliendo il ristorante." mi sforzai di sorridere, sentendo il mio cuore accelerare quando anche lei lo fece.
Insomma, era contenta che lo stessi facendo, oltrettutto se sarebbe stato rosso di capelli.
-"Oh Cheryl, sono così contenta per te."
Io annuii prendendo un respiro profondo, per poi alzarmi improvvisamente dalla sedia su cui ero seduta.
-"Ho un appuntamento a breve, mi dispiace non poterti supportare durante la cena."

-

-"Cheryl..."
-"Mh..?" risposi, tornando alla realtà, riposando i piedi a terra.
-"Che succede?"
-"Niente, Toni.
Perché?"
-"Mh...non so, se un po' assente oggi."

Alzai lo sguardo puntandolo nel suo, notando come i suoi occhi quasi mi sorridessero.
-"Mi dispiace...non volevo che accadesse.
Insomma, sei venuta fino a New York per cosa?" ridacchiai nervosamente.
-"Stare in compagnia di una persona non deve essere per forza un momento di allegria.." iniziò, posando la penna con cui stava scrivendo sul tavolo.
-"Piuttosto potrei essere qui anche per ascoltarti."

Sospirai ancora, cercando di non mostrare l'ampio sorriso che stavo trattenendo.
Cominciai a torturare il mio labbro inferiore quando lei mi incitò a parlare, sentendomi in colpa dato che non lo stavo facendo.
-"Non so...prima stavo parlando dei preparativi del matrimonio e mi sono accorta che non ho molta voglia di farli.
Neanche Archie lo sta facendo, a dire il vero, ma per lui è giusto così.
Insomma, se li potrei fare io perché dovrebbe farli lui?"
-"Tra quanto vi sposerete?"
-"Un anno." sbuffai, piegando il gomito a novanta gradi per poi posare il capo sulla mano.
-"Mh...forse dovresti già guardare l'abito." ridacchiò.
-"Sì...e non solo."

-"Mh..." disse dopo attimi di silenzio.
-"Forse potrei darti una mano."

Alzai lo sguardo improvvisamente, sorridendo quando incrociai i suoi occhi.
I miei brillavano, e potevo giurarlo.
Mi stava offrendo un aiuto?

-"Per ricambiare il favore che mi stai dando questi giorni, ovviamente." aggiunse, distogliendo lo sguardo.
-"Sì, sì...certo." risposi prontamente.
-"Grazie."

-"Bene..." lei cambiò discorso.
-"Dovevi dirmi qualcosa, giusto?"
-"Oh sì, certo...
Beh, Veronica sostiene che il nostro sospettato sia ancora a Riverdale, perché lo spostamento anomalo più recente di Frank è stato lì.
Forse...non so, potresti provare?"

Toni mi guardò con un'espressione tale come per chiedermi se fossi seria.
Effettivamente non aveva molto senso ciò che avevo detto, le parole sfrecciavano fuori dalla mia bocca e molte volte parlavo prima di pensare.

Forse un problema che mi portavo da sempre con me, era proprio che ero troppo impulsiva.

-"Nel senso...possiamo sempre chiedere a qualcun'altro, se vuoi." provai a recuperare, deglutendo poi a fatica.
-"No...non mi fido.
Se è una persona di Riverdale significa che avevo un rapporto stretto con lei e, probabilmente, si è lasciata corrompere." sospirò pesantemente, gettandosi poi all'indietro sullo schienale della sedia su cui era seduta.

Toni era estremamente stanca, sempre.
Avrebbe potuto dormire giorni interi, ma i suoi occhi sarebbero sempre rimasti gli stessi.

E chissà, forse qualcuno un giorno se ne sarebbe accorto.
Forse avrebbero dosato le parole che utilizzavano e le avrebbero dato una spalla su cui piangere.
Chissà, magari lì fuori qualcuno avrebbe fatto meglio di quanto avessi fatto io.

La osservai mentre teneva lo sguardo sul foglio su cui aveva scritto mentre, come al suo solito, torturava l'interno della sua guancia.
Poi alzò lo sguardo, incrociando il mio e regalandomi un sorriso malinconico.

Aveva capito che io sapevo, tutto.

-"Potrei andarci io a Riverdale." dissi, osservando poi come i suoi occhi si spalancarono improvvisamente.
-"Scherzi? No." ridacchiò sarcasticamente.
-"Non mi costa niente, lo giuro.
Andrò a trovare Midge con la scusa."
-"È pericoloso, Cheryl.
Ci andrò io."

Non era strano?
Intendo dire, stavamo discutendo per tornare nel luogo in cui tutto era iniziato, nel luogo in cui la nostra vita era cominciata.
Come poteva una città risultare così tenebrosa agli occhi di più persone?

La realtà è che molte volte, il legame emotivo che abbiamo con un determinato posto, vale molto di più della sua bellezza esteriore.
Come tutto, d'altronde.

-"Potremmo andarci insieme?" tentai, mostrando un sorriso convincente.
Toni scosse la testa con disapprovazione, abbassando lo sguardo a terra.

-"Dai Toni...insomma, ci verrò in qualunque caso."

Nota autrice
boh rega, io passo da avere una maturità simile a quella di un cinquantenne a mandare frecciatine sulle note di instagram alle mie crush spastiche, come se non le vedessi tutti i santi giorni a scuola oltretutto

comunque stiamo tornando a riverdale😙

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora