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Toni's pov

-"Sei strana."
-"Come scusa?" sorrisi.
-"Ho detto che si strana." ripeté, scuotendo la testa ed allontanandosi da me.

-"Carl ma..."
-"Lascialo stare, è solo molto sincero."

Mi voltai verso di lui, inarcando un sopracciglio ed incrociando le braccia.
-"Cosa stai insinuando?"
-"Che se una cosa la pensa, la dice."

Sospirai capendo che non sarei dovuta stare in quel posto, in mezzo ad un campo da basket.
Guardai la palla ai miei piedi, la afferrai e la portai sugli spalti.

-"Dovrò stare nella sua stessa squadra?" domandai quando vidi come si erano divisi.
Il bruno mi sorrise stringendo le spalle, portandomi ed alzare gli occhi al cielo mentre entrai nel campo.

Mi soffermai ad osservare come tutti sembravano esperti, passandomi la palla raramente e sentendomi una vera e propria nullità.
Non avevano poi così tanto torto: odiavo gli sport che prevedevano l'utilizzo di una palla.

Carl sembrava un maestro, correva facendo palleggiare la palla per tutto il campo, per poi fermarsi sul posto e tirare un tiro tale da fare finire la palla nel canestro.

Battei le mani lentamente, attirando la sua attenzione.
-"Mi hai portata qui per farmi vedere che hai anche delle capacità?" sorrisi.
-"No, per insegnartele."

Inarcai un sopracciglio nella sua direzione, alzando gli occhi al cielo quando ripresero a giocare.

Mi stavo annoiando, quindi mi limitai semplicemente ad uscire dal campo.

Stavo osservando come tutti quei ragazzi molto alti riuscivano a fare entrare la palla più volte nel canestro, come se fosse semplice.
La mira non era il mio forte, ma sapevo che ero in grado di fare altre cose.
Sapevo che non sarebbe stata una partita di basket a costatare le mie capacità, e Carl stava diventando il mio acerrimo nemico.

Diedi un'occhiata in giro, osservando come quel campo fosse davvero curato.
Posai poi gli occhi sulla parte più alta degli spalti, riconoscendo ancora una volta la donna che vedevo ad ogni mio allenamento.
Incrociai il suo sguardo, notando poi come accavallò nervosamente le gambe e deglutì a fatica.
Era sempre molto coperta, aveva dei tacchi, dei pantaloni neri e di fianco a sé era presente una borsa piuttosto grande.
Notai come distolse il suo sguardo dal mio, come se fosse lì per caso.
Sapevo per certo che non era così.

Strinsi ancora una volta gli occhi verso la sua direzione, cercando di associare ciò che vedevo del suo corpo a qualsiasi persona conoscessi.
Non ci riuscivo: era camuffata molto bene, o probabilmente non sapevo minimamente chi fosse.

Volevo raggiungerla, chiederle chi fosse ed iniziare una conversazione per stare più tranquilla, così feci due passi avanti intenta a salire le scale.

-"Topaz, la palla!" esclamò Carl, indicandola.
Sbuffai nella sua direzione, incrociando nuovamente lo sguardo di quella sconosciuta.

Sospirai. Non potevo destare sospetti.
Quindi scesi le scale e corsi nella direzione della palla, che stava scivolando tra l'erba fresca del campo.
La afferrai, sporcandomi le mani di terra e correndo nuovamente verso la loro direzione, per poi tirare indietro un braccio e lanciarla ad uno di loro.

Mi ringraziarono con un sorriso, per poi ricominciare la loro partita.

Scossi la testa con disapprovazione, per poi voltarmi verso gli spalti: non c'era più.

Cominciai a guardarmi instancabilmente intorno, facendo oscillare il mio sguardo ovunque.
Era scomparsa.

-

-"Sono...molto preoccupata." sospirai, mentre a gambe incrociate ero seduta sul divano di Melanie.
-"È normale che tu lo sia, insomma...non accade a tutti."

Strinsi le spalle abbassando lo sguardo, per poi sorridere quando Melanie richiamò la mia attenzione.
-"Dovrei esserne gelosa?" ridacchiò.

Sospirai, sorridendo una volta che posò la sua mano sulla mia coscia.
-"No...quando scoprirò la sua identità finirà male."
-"Non usare la violenza Toni, lo sai."
-"Sei come mia madre..."

La bionda strinse la spalle, avvicinandosi al mio viso.
-"Se non sai prenderti cura di te stessa, dovrò farlo io."

Sapevo prendermi cura di me stessa, e Melanie lo sapeva molto bene.

Sapevo fidarmi di me, sapevo come trattarmi, come amarmi se avessi voluto.
Melanie aveva semplicemente bisogno di qualcuno che dipendesse dalle sue attenzioni, di farsi amare o che comunque amasse le sua buona volontà.

A me non interessava davvero cosa provasse, mi bastava stare bene in sua compagnia, sapere che qualcuno sarebbe stato sempre al mio fianco e che non mi avrebbe mai abbandonata.

Forse questo era ciò di cui mi convincevo: sapevo che anche lei mi avrebbe lasciata come tutti facevano, e non la biasimavo.
Alla fine siamo solo persone, solo sentimenti e solo dolore. Cosa sarà mai in confronto a tutto l'universo che ci circonda?

Sorrisi sulle sue labbra prima che le unisse, cominciando a sentire caldo quando posò le sue mani sul mio corpo.
Odiavo quando accadeva, quando sentivo il mio corpo a contatto con corpi esterni.

Posai le mie mani sulle sue guance attirandola maggiormente a me, separandomi improvvisamente quando percepì le sue dita sotto la mia maglietta.

-"Devo...andare in bagno." sorrisi, alzandomi improvvisamente in piedi e camminando velocemente verso il bagno.
Potei sentire il suo sguardo deluso sulla mia schiena fino a quando non scomparii dalla sua vista.

Chiusi la porta dietro di me ed appoggiai la mia schiena ad essa, scivolando poi a terra.
Sospirai, cominciando a torturare il mio labbro inferiore mentre pensavo al fatto che il problema fossi io.

Forse avrei dovuto subire, lasciare che Melanie mi amasse e che fosse felice.
Forse avrei dovuto lasciare che le sue mani e che le sue labbra contaminassero il mio corpo, fingendo che provassi piacere e che, forse, non era poi un problema.
Se avessi ricordato ciò che avevo passato non sarebbe stata poi la fine del mondo: d'altronde non lo dimenticherò mai.

Era forse l'amore che non provavo per Melanie a farmi sentire così insicura? O forse era semplicemente che non riuscivo più a fidarmi di qualcuno fino ad arrivare a quel punto?

Le diedi il primo bacio dopo sei mesi, circa tre anni fa.
Mi colpì la sua attesa, il suo sguardo che riusciva a colmare il mio e la sua irrefrenabile voglia di vivermi.
Mi colpì il modo in cui ci teneva a me, come mi stringeva la mano quando mi sentivo in ansia, come sorrideva ogni volta che ridevo di gusto, oppure come mi ascoltava spesso.
Era superficiale, è vero. Ma non se ne accorgeva nemmeno.
Sono soltanto io ad avere standard troppo alti dopo aver trovato la persona della mia vita.
Mai innamorarsi al liceo, a meno che tu non voglia rimanere apatico per il resto della tua vita: non troverai mai più nessuno che ti soddisfi come lei faceva.

Mi sentivo in colpa nei confronti della mia ragazza.
Mi sentivo in colpa a farla sentire sbagliata, a farle provare tutti quei sentimenti che io non ricambiavo.

Forse avrei dovuto finirla, concludere il nostro viaggio con delle finte lacrime sperando che capisse e che non ci stesse troppo male, ma non lo avrei mai fatto.

Non lo avrei mai fatto perché ferire le persone mi feriva, non farle stare meglio mi faceva salire i sensi di colpa ed essere un peso per gli altri mi rendeva ansiosa.

Quindi? Quale sarebbe stata la soluzione?
Dire tutto a Melanie e rifugiarmi dentro me stessa sperando che capisse? Oppure lasciare che le sue mani oltraggiassero la mia mente per camuffare il tutto?

Una promessa, però, l'avevo fatta a me stessa: a meno che non credi che sia una brava persona, mantieni il tuo segreto.

Nota autrice
"La ragione per cui molti sono felici di scoprire i segreti degli altri, è che ciò distrae l'attenzione pubblica dai loro."-Oscar Wilde.

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora