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Toni's pov

-"Tra poco devo tornare in palestra." dissi mentre accarezzavo delicatamente il capo di Melanie con una mano.

Quest'ultima si alzò dalle mie gambe improvvisamente, inarcando un sopracciglio confusa.
-"È venerdì oggi, non vai dallo psicologo?"

Rimasi in silenzio scrutando il suo viso, scovando tristezza e poca comprensione.
Nessuno riusciva davvero a capirlo.

-"No, non ce n'è bisogno."
-"Non ce n'è bisogno?" mi domandò ancora più sconvolta, questa volta percependo del nervosismo dal suo tono di voce.
-"No, non è così importante."
-"È importante, se vuoi davvero farlo."

Rimasi a riflettere sulle parole che aveva appena detto, alzandomi dal divano, dirigendomi verso la cucina ed afferrando un bicchiere.
Osservai l'acqua riempirlo fino all'orlo  prima di interrompere le mie azioni, capendo che i miei pensieri mi stavano divorando ancora una volta.
Posai la bottiglia di vetro che tenevo tra le mani, arrivando alla conclusione che era l'ora di rimettere i pensieri da parte.

-"Per me non è importante.
Alla fine non vado per un qualcosa di grave, no?"
-"Toni..." mi riprese, portando le proprie ginocchia al petto.
-"Non c'è sempre bisogno di un reale motivo per cui andare da uno psicologo.
Insomma, stai bene. Lo vedo.
Però abbiamo tutti bisogno di qualcuno con cui parlare, sbaglio?"

Sentire le parole di Melanie non mi deludeva.
Non lo facevano semplicemente perché riconoscevo la persona che fosse: superficiale.

Nella mia vita non ero mai stata superficiale, ed in qualche modo, rastrellavo sul fondo della mia coscienza dell'apatia che volevo tenere nascosta.

L'apatia non è un qualcosa di sbagliato, un qualcosa per cui sentirsi in colpa.
Penso piuttosto che sia un qualcosa di cui non dobbiamo abusare, e Melanie lo faceva spesso.

Non era un apatico comportamento sottintendere che ero in piena salute mentale?
Per molti potrà sembrare banale, ma io non sono superficiale.

Non essere superficiale ti porta a notare molte cose: il tono di voce differente di una persona a seconda della situazione, i suoi occhi, le parole risultano più pesanti ed in qualche modo sei più intelligente.
Riesci in qualche modo ad essere vigile, a pensare a tutto ed a non cadere nell'inganno.

Ed io posso garantire che, nella vita, l'unico inganno in cui ero inciampata era quello della beatitudine del silenzio.

Penso che tutti sappiano quanto sia facile non dire niente al posto di creare scompiglio.
Penso che tutti sappiano quanto la comodità ci renda pigri, anche nei confronti di noi stessi.

-"Si, Melanie. Hai ragione.
È proprio per questo che non voglio andarci, sto bene." sorrisi, aprendo il suo portone di casa intenta ad uscire.
Le sorrisi prima di chiudere il portone dietro di me, arrivando alla conclusione che sì, io mi sarei sempre accorta dello stato d'animo delle persone, ma nessuno sarebbe stato empatico nei miei confronti.

-

-"Hai cinque minuti per poter insegnare a quei ragazzi come vincere." mi disse Carl, mentre ero sul ring per un'esercitazione aperta al pubblico.

Mi guardai intorno e notai in prima fila i soliti quattro ragazzi con il loro sogno da pugile.
Per quanto l'avrei desiderato, non lo sarebbero mai diventati. Lo vedevo dai loro occhi.

Chi li aveva spenti, chi non aveva la forza di combattere, chi si trovava lì soltanto per la mia fama e chi invece provava disinteresse.
Un sorriso entusiasmato sul loro volto per rendere felice la situazione, ed un mio sorriso per dimostrare quanto la falsità faccia bene all'animo altrui.

-"Non voglio vincere.
Voglio nutrirmi del sentimento che dona la vittoria." dissi sottovoce.
Il corvino mostrò un'espressione confusa.
-"Come?"
-"Niente, stavo dicendo che sì: vincerò."
-"Perfetto." sorrise orgogliosamente.

Sospirai rendendomi conto che nessuno avrebbe capito le mie frasi contorte.
O meglio, nessuno si sarebbe mai interessato di capirle.
Non aveva realmente un senso ciò che dicevo, aveva più senso nella mia mente, ma riuscivo a capire se qualcuno fosse davvero interessato dalla sua risposta, oppure da quanto impegno ci mettesse per comprendermi.
Amavo quando qualcuno mi dimostrava interesse in ciò che dicevo, e detestavo quando invece veniva lasciato da parte e neanche considerato.
Apatia, e non c'è bisogno che lo ripeta.

Alzai lo sguardo alle spalle di Carl, notando una donna incappucciata al fondo degli spalti.
Teneva degli occhiali da sole sul ponte del naso, dei guanti di pelle, dei tacchi alti ed in qualche modo non riuscivo a vedere il suo volto.
Socchiusi gli occhi verso la sua direzione, notando del disagio che la portò a spostare lo sguardo altrove.

Non ero preoccupata, mi sentivo più in qualche modo confusa.
Non era la prima volta che la vedevo, ma quest'oggi aveva in qualche modo attirato la mia attenzione.

-"Topaz? Ci sei?" mi domandò impaziente Carl, riportandomi con i piedi a terra.
Alzai gli occhi al cielo, voltandomi verso l'avversario e sorridendo nel modo più gentile possibile.
-"Scusa."

-

-"Era molto strano.
Insomma, perché una persona dovrebbe vestirsi così per vedere un incontro?"

Stavo parlando con Fangs, il mio migliore amico, da ore al telefono.
Avevo speso l'intera serata per passare del tempo insieme: Los Angeles e Riverdale erano piuttosto distanti.

-"Non so, Toni.
Hai detto di averla vista spesso ultimamente, sbaglio?
Magari appartiene a qualche strana...setta."

Sospirai cercando di rendere nitidi i miei ricordi, provando a renderli concreti per utilizzarli al meglio. Per utilizzarli alla ricerca di una risposta.

-"A dire il vero...la vedo da molto più tempo da quanto io immagini."
-"Cosa?" Fangs sembrava preoccupato.
-"Si...sarà più di qualche mese che la vedo seduta sempre al solito posto."
-"non ti sei mai insospettita?"
-"Perché mai? È una persona, ne vedo tante agli incontri."

Fangs rimase in silenzio, forse pensando a cosa dire, o forse stava cercando una scusa per cambiare discorso.
Insomma, in qualche modo i miei discorsi erano sempre troppo noiosi per gli altri.

-"Hai ammiratori segreti." ridacchiò.
-"Come biasimarli?"

Il bruno prese un sospiro profondo prima di parlare, facendomi intendere cosa sarebbe successo da lì a poco.
-"Ami la tua ammiratrice segreta?"
-"Melanie non è segreta, Fangs." ridacchiai.
-"E no, non credo."
-"Speravo fosse così."

Non potevo vederlo, ma sicuramente stava malinconicamente sorridendo.
-"E perché?" sorrisi anch'io.

Lui attese, provocando un silenzio imbarazzante dal quale volevo uscire.
-"L'amore ti ha sempre fatto male, Toni."

Questa volta rimasi in silenzio io, alzando gli occhi al cielo e corrugando le sopracciglia innervosita.
-"Non capisco a cosa ti stia riferendo.
Ci sentiamo domani."

Non ero solita a concludere le conversazioni in questo modo ma, quando qualcosa mi provocava fastidio, sarei stata capace di non guardarti in faccia per giorni.
La realtà era che odiavo sentirmi giudicata, dai miei amici in particolare.
Odiavo sentirmi rinfacciare le cose, come se loro non avessero mai sbagliato, oppure come se i miei errori fossero stati in qualche modo più gravi.

Ad oggi, mi chiedevo soltanto una cosa:
Quanto ci sarebbe voluto affinché le persone capissero quanto l'amore può cambiarti?

Nota autrice
francese è la lingua che mi sta più sulle palle di tutti



𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora