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Toni's pov

Mi tramavano le mani mentre digitavo il nome di Cheryl sulla barra di ricerca di WhatsApp.

Rientrare su quella chat e notare che non fosse neanche mai iniziata mi metteva tristezza, mi si appesantiva il cuore e mi sentivo spenta.

Non doveva più accadere, me lo ero promesso.
Ma, soprattutto, Cheryl non doveva meritare una seconda possibilità.

Cheryl Blossom
T: Ciao Cheryl! quando possiamo vederci?

Imbarazzante, pensai.

Era imbarazzante quel messaggio, il contesto e l'informalità che stavo utilizzando.
Forse mi ero presa troppa confidenza, forse non lo avrebbe neanche letto oppure neanche ci avrebbe fatto caso.

Vivevo nella costante incertezza di ciò che mi sarebbe accaduto, qualsiasi cosa.
Era forse questo ciò che mi destabilizzava? Il poco controllo su ciò che facevo?

-"Toni, puoi entrare!" Juliet disse una volta che aprì la porta del suo studio, invitandomi ad alzarmi dalla sedia della sala d'attesa, per poi raggiungerla.

Entrai sentendomi ancora leggermente a disagio, sedendomi sulla mia solita poltrona su cui passavo le ore più liberatorie e significative della mia vita.

-"Allora...come stai?" iniziò con la sua solita domanda, portandomi a sospirare segretamente.

Non sapevo come rispondere, ma scelsi la via migliore.

-"Bene, molto bene devo dire."
-"Mh..." la corvina annuì.
-"Qualcosa di nuovo?"
-"No...ecco, è solo che penso che nel mondo ci sia troppa ingratitudine.
Ingratitudine per gli sforzi che faccio, che commetto per gli altri...sembra come se a nessuno interessi.
Prometti la tua disponibilità ed aiuto alle persone altrui e loro sembrano completamente indifferenti a l'empatia che stai dimostrando.
È presente troppa ingratitudine quando in un rapporto dai tutto te stesso cercando di fare stare meglio l'altro, ed è presente troppo orgoglio quando si tratta di chiarire.
Non è ingrato? Voglio dire, non è una forma di ingratitudine interrompere un rapporto nonostante il sentimento e lo sforzo che c'è stato?
Non so dottoressa...mi sento stanca.
Stanca di essere usata dagli altri, di non essere valorizzata e di essere sempre il punto più basso, quello dimenticato da tutti."

Juliet appuntava sul suo taccuino e sorrideva di tanto in tanto, alzando raramente lo sguardo.

Quando finii di parlare, mi mostrò la sua totale attenzione, posando i suoi occhiali da vista sul bracciolo della sua poltrona.
-"Vedi, Toni...
Molte volte tendiamo a fare troppo per gli altri e poco per noi stessi.
Ci ritroviamo spesso in situazioni di pericolo ed abbiamo bisogno di un aiuto, ma lo cerchiamo sempre da altri.
Forse quello che ci manca è un po' di fiducia in noi stessi, sbaglio?
Forse dovremmo farci scivolare addosso il rifiuto altrui, senza donargli troppa importanza."

l'apatia non esiste.
Spesso sentivo utilizzare questa parola durante l'adolescenza, domandandomi come le persone potessero utilizzarla come un vanto.
Erano orgogliosi di fare finta di non provare sentimenti, senza pensare che, cuori come il mio, lo notavano.
Notavano la sofferenza che si celava dietro le loro parole, mentre si sforzavano di fare un sorriso e non pensarci troppo.
Spesso, ciò che crediamo superfluo, è ciò che ci nuoce maggiormente.
E quando te ne accorgi? Beh, non riesci.
L'apatia sta proprio in questo: rendersi conto troppo tardi di star precipitando nell'abisso, nell'oscurità e nelle tenebre.

L'apatia esiste per chiunque non ti interessi, chiunque non deve fare parte della tua vita.
Nessun'anima può essere apatica nei confronti della sua gemella, altrimenti non sarebbero tali.
E allora? Perché tutti erano così orgogliosi di avere un animo così cupo, che soltanto le loro gemelle possono scovare?

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora