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Toni's pov

Mi trovavo nella caffetteria migliore di Los Angeles, o almeno, questa era la mia opinione.

Era un locale a qualche passo dalla mia dimora, rustico e dai mobili in legno.
Si vedeva che era vissuto, per il suo tavolo da biliardo usurato, le sedie traballanti, l'arredamento scorticato e la piccola televisione presente sulla colonna.
Poi, la musica anni '80 faceva da sottofondo, mentre l'odore di caffè inebriava le tue narici e potevi osservare una sfilza di muffin e donut appena sfornati sul bancone.

Il pavimento di marmo manteneva fresco il locale, il quale si riscaldava in poco tempo dato il caldo sole che puntualmente cuoceva la città.

Forse mi mancava Riverdale soltanto per le sue stagioni spesso fresche, le quali ti permettevano di vivere una vita meno solare.
Amavo la pioggia, il vento gelido che pungeva le tue guance e le dita arrossate dopo una serata passata all'aria aperta, e qui era presente tutt'altro che questo.

Avrei dovuto forse trasferirmi, andare nel Nord America per provare finalmente pace interiore, in un luogo che era fatto per me.

Poi, però, ci ripensavo: la casa non è il posto, ma le persone che la abitano.

Ero seduta tra i tavoli precisamente ordinati della caffetteria, mentre la mia gamba si muoveva instancabilmente su e giù.
Controllavo puntualmente lo schermo del mio telefono, sperando che Cheryl avesse mandato un messaggio d'avviso.
Era in ritardo, e per qualche ragione, avevo poca fiducia in lei.
Per qualche ragione sapevo che mi avrebbe lasciata lì, da sola per altre ore, attendendo che arrivasse.
Mi avrebbe lasciata nella continua ansia e tensione, si sarebbe presa gioco di me, e poi si sarebbe scusata più tardi, ricordandosi della mia esistenza.

Non avevo problemi di fiducia, o forse sì, ma non era nulla di personale.
Non avrei mai pensato tutto questo su Cheryl soltanto perché ero convinta che fosse una persona orribile, assolutamente no.

Tamburellavo quindi le mie dita sulla superficie piana in legno di fronte alla quale ero seduta, facendo un sospiro di tanto in tanto, scaricando la tensione.

Sentivo le dita delle mie mani gelide mentre il mio cuore palpitava nel mio petto, rendendomi estremamente stanca di tutta quella incertezza.

Ormai ci ero abituata.
Ero abituata a percepire le dita delle mie mani e dei miei piedi fredde, come se gli mancasse la circolazione.
Ero abituata al continuo disagio che provocano, sentendole a volte formicolare.

Il mio cuore andò in arresto quando udii la porta della caffetteria aprirsi, seguita dal suono acuto della campanella situata in cima.

Mi voltai lentamente, osservando come Cheryl stava avanzando verso la mia direzione con un sorriso convinto.
Il suo solito sorriso convinto, coperto da una tinta labbra rossa, compensato da delle fossette sulle guance.

Quando raggiunse il tavolo, posò la valigia al suo fianco, sedendosi e togliendosi gli occhiali da sole che indossava.

-"Buongiorno Toni, è un piacere rivederti." sorrise mostrando i denti, facendo poi un sospiro.
-"Sono desolata per il ritardo, ho dovuto contattare più taxi ma non erano disponibili."
-"Sì...i turisti vengono soprattutto durante questo periodo quindi...c'era da aspettarselo." sospirai.
-"Come mai la valigia?" continuai, aprendo il menù e posando gli occhi su di esso.
-"Oh...questa sera starò in hotel, non sembra il caso di prendere un altro aereo." spiegò, stringendo le spalle.
-"Lo capisco..." sorrisi, essendo consapevole che soltanto in quella settimana avevo preso quattro voli, soltanto per vederla.
Non che lo avessi fatto per una cosa positiva, o per una giusta causa, ma perlomeno lo avevo fatto per lei, giusto?

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora