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Toni's pov

Mi piaceva fingere di essere una persona solitaria.
Insomma, alla fine lo ero davvero, ma odiavo sentirmi sola.

Quanto ti senti solo il mondo ti cade addosso.
Ti senti sempre così stanco, sognatore di qualcuno che ti ami, un cuore paranoico con una costante nostalgia.

Non dovrebbe essere così, però.
Non dovrebbe esserlo perché ormai avrei dovuto amare me stessa, evitando di dipendere da chi mi circondasse.

Questo era un periodo in cui mi sentivo nell'eterna sconsolazione che la solitudine provoca, quella interna.

Quella solitudine tale che riempiva la tua testa di pensieri, incubi, paranoie e che ti provoca un vuoto nel petto.
Insomma, era ad ogni effetto un problema per la mia salute mentale.

Forse, era per via di questa continua solitudine che avevo invitato Cheryl nella mia casa, con la scusa di lavorare al caso.

Insomma, avevo già qualche idea di chi fosse stato, ma non avevo troppa voglia di dirlo.
Avevo paura che la rossa lo avrebbe detestato.

Quindi, dopo averle mostrato l'intera dimora, da più di un'ora eravamo sedute una di fronte all'altra al tavolo della mia cucina.
Lei scriveva su un taccuino tutte le possibili ragioni per cui i sospettati avrebbero potuto farlo, mentre io restavo a dettare.

Eravamo un'ottima squadra, sbaglio?

-"In...conclusione?" domandò Cheryl, mentre faceva scivolare la penna sulla carta, finendo di scrivere l'ultimo nome.
-"In conclusione avrei qualche idea ma...insomma, non so."
-"Cioè?" la rossa era confusa.

Sospirai stringendo le spalle, abbassando lo sguardo a terra.

-"Seriamente?" ridacchiò, inclinando il capo da un lato.
-"Non ti fidi di dirmi chi è secondo te?"
-"Non è che non mi fido...ma penso che tu non lo approveresti."

Cheryl inarcò un sopracciglio confusa, appoggiando i gomiti sulla base piana.
-"Io? Non mi interessa chi è, insomma, finché non lo sappiamo per certo posso restare serena."

Sospirai ancora, stringendo poi le braccia al petto.
-"Secondo me è Veronica." rivelai, alzando lo sguardo.
-"Veronica?"
-"Sì, insomma...con Veronica è finita male e dopo la chiacchierata che abbiamo avuto non credo di starle simpatica."

Cheryl annuì pensierosa, scrivendo altre informazioni sul suo taccuino.

-"Non sono più tornata a Riverdale e...credo che questo abbia alterato molta gente." ridacchiai nervosamente, grattandomi la nuca.
-"Nemmeno io sono più tornata a Riverdale, ma Veronica è sempre rimasta la stessa." osservò, lasciando la penna sul tavolo.
-"Perché non sei più tornata?" continuò.

Alzai gli occhi al cielo pensierosa, erano presenti molti motivi.
-"Beh...da cosa cominciare, mh...Riverdale è un qualcosa di astratto per me, che al solo pensiero mi toglie il fiato, che mi fa martellare il cuore nel petto e che, non so, sperimenta la mia pazienza.
Al solo ricordo di quella città è come se tornassi ad avere dodici anni, poi diciotto, ed infine venti.
Insomma, sfrecciano davanti ai miei occhi così tanti ricordi che...non voglio ricordare."
-"Oscar Wilde diceva che la memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé, no? Forse è un bene che i tuoi ricordi siano ancora vivi."

Sorrisi a quella citazione, assottigliando poi le labbra in una linea retta.
-"Sì, forse hai ragione, ma non se quest'ultimi ti portano alla depressione."

Lei spalancò gli occhi improvvisamente, per poi avvicinare il busto al tavolo, come per venire più vicino.
-"Te l'ha detto la tua psicologa?"
Annuii con un sorriso malinconico, stringendo poi le spalle rassegnata.
-"E...da quanto?"
-"Da sempre, credo.
O almeno, da quando sono dovuta diventare una persona diversa."

Cheryl annuì pensierosa, ritornando ad appoggiare la schiena allo schienale della sedia.
Abbassò lo sguardo in un punto indefinito, come se stesse ripensando alle parole che avevo appena pronunciato.

-"Il padre di Peaches è morto, comunque.
Da qualche anno." mi informò, tendendo lo sguardo basso.
-"E...?"
-"E a Riverdale c'è un bravo psicologo, adesso.
Credo che...che te lo saresti meritato." sospirò.

Sorrisi puntando lo sguardo verso la sua direzione, cercando il momento adatto per cambiare discorso.

-"Tu?
Perché non sei più tornata a Riverdale?"
-"Per il tuo stesso motivo, sostanzialmente.
O perché, dopo che tua madre mi ha tirata fuori da quella situazione, sono...scappata.
Non ho più intenzione di vedere mio padre, di mettere piede a Thornhill oppure di ricominciare una vita lì.
Insomma, se tornassi a Riverdale sarei da sola, immersa nella sofferenza.
Anche mia madre è rimasta piuttosto sconcertata quando sono arrivate le notizie sui giornali: ha cambiato cognome e si è trasferita nel south side."
-"Si è comportata come se prima non lo sapesse." dissi, scuotendo la testa con disapprovazione.
-"Ha capito troppo tardi il motivo per il quale fosse corrotto." sospirò, deglutendo poi a fatica.

-"Perché la aiuti con il matrimonio, allora?"
-"Beh...ho paura di venire ricattata, Toni.
Ho paura che mia madre possa svelargli dove mi trovo, cosa faccio e con chi lo faccio.
Ho paura che mi succeda tutto ciò che ho già vissuto se dovesse saperlo, e so che lui mi perseguita."

Inarcai un sopracciglio confusa, non capendo come questo sarebbe stato possibile.
-"Come fa a raggiungerti?
È-"
-"Mio padre non è più in carcere, Toni.
Da tantissimi anni ormai.
Nessuno lo sa, perché non volevo che si sapesse in realtà, ma sono costantemente in allerta.
La mia vita è ancora giostrata da lui, e da mia madre ovviamente."

L'apatia non esiste, e potevo finalmente confermarlo in questo momento.
Quel momento in cui ricominci a stare male per il dolore altrui, quello dove ti ferisce ciò che stai udendo e quello in cui ti fai carico dei problemi degli altri.

Cheryl aveva tanti, troppi problemi.
Nonostante pensassi che ormai stesse vivendo la vita dei suoi sogni, in realtà viveva nella più totale prigionia e sconforto.

La rossa era così da sempre, chiusa, sorridente e non faceva trasparire alcun tipo di preoccupazione.
Ormai neanche io riuscivo a riconoscere il suo stato d'animo, il suo stato di panico oppure quando qualcosa non andava.
Mi ero rassegnata alle parole positive di mia madre, che quasi con le lacrime agli occhi gridava di avercela fatta: aveva vinto la causa e Cheryl sarebbe stata sprigionata.
Non mi ero mai chiesta se sarebbe potuto esserci qualcosa di maggiore, una forza così grande chiamata ricatto.

Forse ero diventata superficiale anch'io, o forse, stavo semplicemente pensando troppo a me stessa.

In tutto questo, Cheryl era qui a Los Angeles per me.
Era rimasta una notte in più soltanto per vedermi, soltanto per concludere un guaio che da lei non era stato commesso.
Si era offerta di tirarmi fuori da una certa situazione, nascondendo nell'ombra la sua sofferenza e mostrando il suo lato positivo.

Insomma, la rossa mi stupiva sempre di più.

-"Per questo ti sposi con Archie?" domandai a bassa voce, ancora realizzando ciò che avevo sentito.
-"Sì, insomma...non ho mai voluto negare chi sono come tu hai detto alla cena, ma non avrei potuto rischiare la mia vita facendo finta di essere single per stare con una donna.
Insomma, mia madre lo sa cosa sono, e se mi sposassi con Archie non avrebbe più dubbi."

In un momento di silenzio, prese un respiro profondo, puntando il suo sguardo nel mio.
-"Ho rischiato la mia vita soltanto per te, Toni.
Nessuno avrà mai più questo privilegio."

Nota autrice
a volte mi sembra come se il mondo fosse emotivamente estremamente vuoto e fossi l'unica superstite alla ricerca di qualcuno che possa riportarmi alla realtà, emotivamente in compagnia

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora