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Toni's pov

-"Quanto ci manchi, Toni..." mi madre disse, mentre a tavola mangiavo silenziosamente.

Alzai lo sguardo confusa, posandolo poi su mio padre che era ancora più silenzioso di me.
Non aveva aperto bocca durante tutto il pranzo.

-"Non è vero, Denny?" lei domandò, sorridendogli forzatamente.
Lui posò la forchetta che aveva in mano, per poi ripulirsi la bocca prima di parlare.
-"È che ci manca la nostra bambina..." disse sorridendo senza mostrare i denti, rendendomi ancora più confusa.

Da quando gli mancavo?

-"Mi sono trasferita proprio perché ero un peso." sorrisi nervosamente.
-"Un peso? Non è così, Antoinette..." sospirò, stringendo la mia mano.
-"Lasciala stare, Amanda.
Toni ha dovuto fare le sue scelte da campionessa." rise.

Mi voltai verso di lui con le sopracciglia corrugate e la bocca semiaperta, schiarendomi la voce prima di parlare.
-"Ho perso l'ultimo incontro."

Entrambi si ammutolirono, lanciandosi un'occhiata confusa.
-"È strano che voi non lo sappiate, è successo...tempo fa."
-"Ce lo siamo perso, credo...scusaci."
-"Avete detto che vi manco, sbaglio?"

Denny scosse la testa con disapprovazione, per poi pulirsi la bocca con il tovagliolo che teneva a penzoloni dal colletto della maglietta.
-"Ci manca la ragazza sempre sorridente, che parlava tanto, che si interessava agli altri e che aveva sane abitudini...
Ci manca Toni, è questo il fatto.
Ci manca vederti sorridere, parlarci di ciò che ti succede durante la giornata.."
-"Non è più così da quando ho dodici anni." dissi ancora più confusa, sentendomi come presa in giro.
Non capivo quale fosse il punto del discorso.
-"Lo sappiamo bene ma...non è mai troppo tardi per cambiare."
-"Per cambiare cosa, esattamente?
Sono stata stuprata, abbandonata dai miei stessi genitori, facevo del male a me stessa ed ho lacerato il mio cuore alla ricerca di un amore che potesse salvarmi.
Cosa posso cambiare adesso? Cosa posso fare se ogni secondo della mia vita sento le sue mani addosso, il suo fiato sul collo ed una sensazione di sudiciume sul mio corpo?
Non posso tornare a sorridere dopo anni che ho atteso che passasse, dopo anni che, mentre vostra figlia desiderava di porre fine alla propria vita, voi non facevate altro che litigare.
Non posso essere la persona che ero prima mentre lotto con la sopravvivenza, capite?" dissi freneticamente, sentendo il mio mento tremare e gli occhi bruciare.
Sentivo dell'imbarazzo scorrere sulle mie guance ed un respiro irregolare, mentre notavo le espressioni confuse dei miei genitori.
Loro non ne avevano idea.

-"Perché non ce lo hai detto prima?"
-"Perché tu sei così, mamma.
Tutti i problemi derivano dalla scuola, se tiro un pugno ad un mio compagno è perché sono pazza, e se mi piace una ragazza è per una stupida ed inutile fase che soltanto voi adulti potete reputare tale."

Piansi tra le braccia di mia madre quando quest'ultime mi avvolsero, singhiozzando senza ricambiare il suo abbraccio.
Non sapevo esprimere davvero il mio dolore a persone che conoscevo, perché sapevo che il loro giudizio sarebbe stato negativo, se non scrivendo.
Quel giorno, però, ero riuscita a dire tutto ciò che da anni ribolliva nei miei pensieri.

E chi l'ha detto che per essere riservati bisogna restare in silenzio anche con chi è pronto ad ascoltarti?

Nessuno, probabilmente, ma per me sarebbe sempre restato tale.

-

-"Topaz, com'è andato il pranzo?" domandò euforicamente Cheryl quando entrai dalla porta della roulotte.
Era allungata sul divano mentre mangiava dei cereali presi dalla dispensa, probabilmente attendendo che tornassi.
-"Bene...credo.
Sì, insomma, è andato bene." risposi, sedendomi sulla parte da lei non occupata.

𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘴𝘵? «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora