06 | La prima notte

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Entrai nell'atrio al piano principale e il guardiano di turno mi fece un breve cenno del capo, mentre mi dava il benvenuto con un sorriso. Ricambiai il gesto gentile, nonostante la sensazione di disagio che mi pervadeva lo stomaco per il suo sguardo. Il modo in cui mi guardava mi faceva venire i brividi, i suoi occhi si soffermarono sui miei tratti più a lungo di quanto avrebbero dovuto.

Nonostante mi stessi incamminando verso l'ascensore, continuai a sentire il suo sguardo addosso.

Avevo notato che mi aveva guardata dal primo momento in cui ero entrata nell'appartamento, in compagnia dei miei genitori, che stavano ancora cercando un posto dove farmi rimanere. Mi lanciava occhiate furtive quando i miei genitori erano concentrati altrove, ma pensai fosse normale dal momento che ero nuova.

Da quando mamma e papà se n'erano andati, i suoi sguardi avevano cominciato a farmi provare inquietudine.

Premetti il bottone dell'ascensore e scossi la testa in segno di negazione. Gesù. Guarda come sto diventando. Paranoica come papà. I miei genitori se n'erano andati da qualche minuto ed io ero già preoccupata del guardiano. Ero piuttosto sicura che fosse a causa del mancato sonno dell'ultimo periodo perché non c'era alcun dubbio sul fatto che questo edificio avesse la sicurezza migliore dello Stato -- Papà non l'avrebbe scelto in caso contrario.

Dovrei preoccuparmi del mio semestre all'Università e non di una normale guardia di sicurezza che teneva lo sguardo fisso su una nuova inquilina.

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"Hai davvero intenzione di seguire le regole di tuo padre?" La voce di Sienna mi rimbombò nell'orecchio, mentre mi sdraiavo contro la testiera del letto, parlandole al cellulare.

Avevo già indossato il mio pigiama rosa ed ero pronta a dormire nella mia nuova stanza. Sentire Sienna prima di andare a dormire era diventato ormai uno dei nostri riti. Ridacchiai sentendola sospirare per la frustrazione dall'altro lato della linea.

Feci spallucce. "Non ho altra scelta. Papà mi riporterebbe dritta in Texas se scoprisse che ho infranto anche solo una delle sue regole. Non penso neanche di potergli mentire."

Sienna grugnì, "Lo so, ma la regola dei ragazzi?" Mi chiese con disappunto. "Cioè, questa è la tua opportunità di conoscere ragazzi nuovi. E se sono belli, intelligenti, insomma se incontrassi il ragazzo perfetto lì a Seattle e non potessi resistergli? E se il tuo principe azzurro ti chiedesse di uscire?" 

Risi, "Questo sembra molto allettante."

"Non sto scherzando," insistette e potei immaginarla alzare gli occhi al cielo. "Sono seria. Non penserai di restare single fino ai 30 anni, vero?"

"Beh, sei single anche tu," battibeccai.

"Almeno io ho delle cotte," piagnucolò per la frustrazione, "Ti ho raccontato tutto. Ti ho raccontato di quanto mi piaceva la star di hockey in Università. Di quanto mi piaceva l'affascinante secchione che faceva tutoraggio durante i gruppi di lavoro. Di quanto fosse figo il nuovo capitano della squadra di calcio. Tu, invece, non mi hai mai raccontato nulla dei ragazzi. Mi ascolti sempre, e ad essere onesta, sono piuttosto preoccupata."

"Preoccupata di cosa?" Mi morsi il labbro, in attesa che proseguisse.

"Preoccupata che diventi una suora," si lasciò sfuggire un gemito esasperato ed io scoppiai a ridere. "Su, Nev," mi pregò. "Devi dirmi qualcosa. Qualsiasi cosa."

Tra noi cadde il silenzio ed io sapevo che stava pensando a tutte le cose che sarebbero potute accadere mentre mi trovavo al campus.

"Sto aspettando delle novità entusiasmanti," sbuffò. "Non mi importa, puoi anche dirmi che il professore è figo."

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