Quando aprii gli occhi la mattina successiva, l'emozione mi riempì il cuore. Oggi era il mio primo giorno nel nuovo campus di Seattle.
L'orologio appeso alla parete segnalava che fosse ancora piuttosto presto, ma per me era l'orario perfetto per cominciare la mia routine mattutina. Cominciai con la mia solita tazza di thè, come facevo sempre ogni volta che mi alzavo dal letto.
Ancora con indosso il pigiama, uscii dalla mia stanza, diretta verso la cucina. L'attico era grande, ma dopo il tour del giorno precedente, riuscii a raggiungerla senza troppi intoppi.
Uno sbadiglio sfuggì dalle mie labbra non appena arrivai in cucina, ma la vista che mi si proiettò davanti me la fece coprire subito con la mano. Smisi di camminare.
Qui, davanti a me, c'era Aiden Klein intento a cucinare. Mi stava dando la schiena.
Correzione. La sua schiena nuda.
Non stava indossando la maglietta. Aveva soltanto un paio di pantaloni della tuta addosso, e dannazione, riuscivo a percepire la tonicità del suo corpo anche a distanza.
Le spalle larghe.
I bicipiti muscolosi.
Il calore mi colorò le guance e la mia mente si sconnesse. Non avevo mai visto un uomo senza maglietta gironzolare per casa quando mi svegliavo. Non avevo un fratello maggiore che lo facesse, e comunque, non ci ero abituata.
"Signorina Spencer?" Ian, il maggiordomo, si avvicinò a me. "Posso esserti utile? Ti serve qualcosa? Caffè, thè o succo?"
Mi schiarii la gola. "Thè. Soltanto del thè, grazie."
"Verde? Camomilla? O Jasmine?"
"Camomilla, per favore."
Ian annuì e scusandosi, si allontanò. Potevo farmi il thè da sola, ma lui voleva sempre assistermi.
Aiden spostò la sua attenzione su di me. Un sorriso gli incurvò gli angoli delle labbra. "Buongiorno."
Ora mi stava guardando in faccia e potevo vedere più chiaramente il suo corpo scolpito -- i suoi addominali tonici. Distolsi improvvisamente lo sguardo, facendo probabilmente la figura della completa idiota.
"Buongiorno," cominciai ad esaminare le fessure del pavimento.
Su, Navaeh. Davvero? Devi guardarla negli occhi una persona mentre gli parli.
Alza lo sguardo. Subito. I tuoi occhi ti perdoneranno. Non stai peccando.
Lentamente, riportai lo sguardo su di lui e lo ritrovai a ridacchiare. Le mie guance si colorarono ancora di più. Dovevo avere assunto le sembianze di un pomodoro.
Oh Dio, questo è davvero imbarazzate. Seppellitemi.
"Ti piacciono i pancakes?" Mi chiese Aiden.
"Pan--" Cercai di ricordarmi cosa fossero i pancakes. Ah sì, giusto, cibo.
"Pancakes," ripeté Aiden. "Ti piacciono?"
Tornai immediatamente alla realtà. "Sì, certo."
A chi non piacciono i pancakes?
"Hai fame? Sto preparando la colazione," mi disse Aiden. "Devi solo aspettare qualche altro minuto."
Stavo per aprire la bocca per chiedergli se gli servisse una mano, ma Aiden si voltò, riportando la sua attenzione ai fornelli.
Prima che potessi anche solo pensare di muovermi, Ian rientrò in cucina. "Il tuo thè, Signorina Spencer." Appoggiò la tazza fumante sul tavolino davanti a me, tirandomi indietro la sedia.
Mi sedetti. "Per favore, chiamami Navaeh."
Avevo trascorso solo due notti in quella casa, ma mi sentivo già viziata. Sapevo che mi stavano trattando come fossi un ospite, ma speravo che presto smettessero di rivolgersi a me con tanta formalità.
Quando Ian mi notò guadare Aiden, mi sorrise. "A Aiden piace cucinare la colazione ogni qualvolta ha un po' di tempo libero. Ogni tanto la salta, quando ha un programma per la giornata piuttosto rigido, ma si diverte molto a prepararla quando ne ha la possibilità."
Ian si allontanò ed Aiden arrivò con due piatti di pancakes. Li appoggiò sul tavolo ed io guardai meravigliata la colazione -- Pancakes, frittelle di patate al burro, bacon, pomodori, funghi all'aglio e uova.
Deglutii. Non sapevo da dove veniva tutta la mia fame, ma mi trovavo ad essere improvvisamente affamata.
Aiden si sedette al mio fianco ed io mi ricordai che ancora non indossava la maglietta. Distolsi automaticamente il mio sguardo da lui.
Guarda le uova. Non i suoi addominali. Non i suoi addominali.
"D'accordo," si schiarì la gola ed io riportai lo sguardo su di lui. "Avrei dovuto stare più attento. Non voglio farti sentire a disagio..." cominciò ed io sollevai un sopracciglio. "Non sono abituato ad indossare la maglietta alla mattina. Ti metto a disagio?"
Scossi rapidamente il capo. "No, per niente. Di cosa stai parlando? Questa è casa tua. Puoi fare letteralmente ciò che vuoi."
Quello era un problema mia. Non ero semplicemente abituata a vivere con un uomo. E perdonatemi, ma ero vicino ad un uomo mezzo nudo.
"Davvero?" Aiden mi scrutò. "Ti va davvero bene?"
Lo guardai con un'espressione interrogativa sul volto.
"Che non indosso la maglietta?"
Okay. Se fosse stato un qualsiasi altro ragazzo, questa poteva sembrare una presa in giro. Ma Aiden sembrava terribilmente e genuinamente preoccupato.
"Sì," conclusi ed Aiden ridacchiò, prima di portarsi un pezzo di pancake alle labbra.
Cominciammo a mangiare. Stavo cercando di non rimuginare troppo su quella conversazione piuttosto strana.
Il mio cellulare cominciò a vibrare ed io spalancai gli occhi quando lessi il mittente.
Papà. Videochiamata.
Aiden si accigliò nel vedere la mia espressione di panico. Si mise in allerta non appena notò chi mi stesse chiamando.
"Va tutto bene," mi rassicurò. "Rispondi e basta."
Lo sapevo. Era impossibile rifiutare ogni chiamata da parte di papà ogni volta che mi trovassi in compagnia di Aiden. Ora alloggiavo nel suo attico, ma dovevo comportarmi normalmente e questo includeva anche rispondere alle chiamate di papà. Si sarebbe insospettito, in caso contrario.
Risposi alla chiamata, ma rifiutai il video. La voce di papà riecheggiò attraverso il cellulare.
"Navaeh? Perché hai rifiutato la videochiamata?"
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Destinati a stare insieme
RomantiekUna storia con una prominente differenza d'età. Un multimilionario con il cuore spezzato. Una ragazza del college ***** "Navaeh," sussurrò Aiden, "Posso appoggiare la testa sulla tua spalla?" Annuii, consentendogli di appoggiarsi su di me. Chiuse gl...