74 | Scaccomatto

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AIDEN POV

Un sospiro lasciò le mie labbra quando la Signora Rogers uscì dal mio ufficio con in mano gli ultimi documenti che avrei dovuto firmare per quella giornata. Questo significava che il mio lavoro era terminato e che potevo finalmente portare fuori Luna a fare aperitivo.

Guardai l'orologio. 16:30. Giusto in tempo. Dovrebbe essere già arrivata.

Mi lasciai ricadere contro lo schienale della sedia, digitando il suo numero. Quando non mi rispose, le inviai un messaggio, cominciando a scrivere delle mail anche ad alcuni azionisti, nel mentre che aspettavo il suo arrivo.

Dopo un'altra mezzora di Luna non c'era ancora traccia. Chiamai il mio autista, che si supponeva l'andasse a prendere direttamente al centro commerciale, sentendomi dire che Luna doveva ancora raggiungere il punto che avevamo concordato.

Mia sorella solitamente mi avvisava sempre in caso di un cambio di piano o nel caso di un probabile ritardo, quindi il suo comportamento mi sembrava decisamente strano. Senza perdere altro tempo, scrissi a Nevaeh.

Io: Sto ancora aspettando Luna nel mio ufficio. É con te?

La sua risposta arrivò poco dopo.

Hevaen: No, se n'è andata 2 ore fa. Sono al centro commerciale con Sienna ora, siamo solo noi due.

Hevaen: Hai provato a chiamarla? Sta bene?

Decisi di non aggiungere altri dettagli, non volendo far preoccupare Nevaeh.

Io: La chiamo di nuovo.

Dopo essere stato nuovamente accolto dalla segreteria telefonica, imprecai. Il mio cuore cominciò a spazientirsi. Dove sei, Luna?

L'autista non l'aveva ancora vista. Dov'è andata? Le è successo qualcosa?

Odiavo quando Luna mi faceva preoccupare in questo modo. Avrei dovuto chiamare Max? Forse lui sapeva dove fosse.

O...

Digitai il numero di Ashton. Era nel mio ufficio, a casa. Rispose al secondo squillo.

"Luna è lì?" Chiesi con urgenza.

"Sì, è qui", mi rispose pigramente Ashton, come se fosse una cosa di cui dovessi già essere stato messo al corrente.

"Perché cazzo non mi hai detto che era lì?" Sibilai, mentre l'impulso di rovesciare tutte le cose presenti sulla mia scrivania si faceva sempre più forte.

Ashton non mi rispose per qualche secondo, poi ridacchiò. "Beh, pensavo lo sapessi? Cioè, avevi dei piani con lei. Avrebbe dovuto dirtelo." 

Era questo il problema.

Aveva cambiato i piani senza avvisarmi. Dovevamo incontrarci nel mio ufficio.

Questo mi mise subito in allerta. Non poteva saperlo; non poteva averlo già scoperto...

"Arrivo," con quell'ultima parola, riattaccai.

Mi alzai dalla sedia e mi diressi dritto verso la porta. Avevo una brutta sensazione riguardo a questa situazione, molto brutta.

No, non c'è pericolo che Luna l'abbia scoperto.

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Entrai nell'attico non appena Ian mi aprì la porta.

"Dov'è Luna?" Gli chiesi con urgenza.

Ian mi seguì, cercando di mantenere il mio passo. "É in salotto."

Mi fermai, voltandomi verso di lui. Avrei dovuto dire ad Ashton e Ian che Luna non doveva entrare in casa senza di me. Era colpa mia. Non avevo idea che avrebbe cambiato il nostro piano per il pomeriggio.

"Ha girovagato per casa?" Gli chiesi, sperando non l'avesse fatto. "É andata da qualche parte?"

Ian sollevò un sopracciglio.

"É andata nella stanza di Nevaeh?" Esigevo una risposta, stavo cominciando a perdere la pazienza.

"Sì, ci ha provato, ma era chiusa a chiave," mi rispose Ian.

Sospirai per il sollievo. Giusto. Nevaeh aveva chiuso a chiave la sua stanza, quindi non avevo nulla di cui preoccuparmi. Luna non poteva aver trovato niente di sospetto.

"E ha chiesto la chiave di scorta," aggiunse Ian, facendomi quasi fermare il cuore.

Spalancai gli occhi. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. "Lei cosa?"

"Ha chiesto la chiave di scorta," ripeté Ian, facendomi ribollire il sangue nelle vene.

L'anziano uomo davanti a me sembrava essersi pentito delle sue parole, ma sospirò, guardandomi con un'espressione di compassione.

"E tu gliel'hai data?" La mia voce era pericolosamente bassa, ma Ian non si sentì affatto minacciato. Mi fece sentire uno stupido.

"Me l'ha ordinato," mi rispose semplicemente Ian, facendomi venire voglia di dare di matto. "Aiden," Sospirò nuovamente, pensando di parlare con la versione gentile di me. "É Luna. Cosa ti aspettavi che facessi?"

Mi allontanai, continuando ad imprecare. Per l'amore del cielo. Come avevo potuto dimenticarmene?

Era sempre così. Era una tacita regola dei domestici della famiglia Klein. Nessuno all'interno del castello poteva rifiutare le richieste della Principessa Luna. Tutti si inchinavo al suo cospetto.

Stranamente, non avevamo mai avuto problemi con questo dettaglio. Incluso io. Soprattutto io.

Le mie gambe si fermarono non appena scorsi Luna in salotto. Era seduta sul divano e stava guardando con aria assente davanti a sé.

Deglutii, sapendo che aveva sentito la mia presenza. "Luna--"

"Sai, stavo girovagando per casa tua," iniziò, facendomi aumentare il battito cardiaco. "E poi, ho trovato una stanza. Chiusa a chiave. Tutte le altre stanze non erano chiuse a chiave, neanche la tua sala d'arte, forse perché ti avrei potuto portare altri quadri che avevi dipinto da conservare. Ma poi, quella particolare stanza invece, era chiusa a chiave. L'ho trovato strano, davvero strano."

Trattenni il respiro, preparandomi al suo scaccomatto.

Non avrei mai pensato che mia sorella potesse rendermi tanto nervoso.

Mi stava interrogando per aver fatto qualcosa di davvero, davvero sbagliato.

Aspettate. É davvero sbagliato.

"L'ho aperta ed aveva tutto l'aspetto di essere la stanza di una ragazza," ammise, continuando a fissare davanti a sé. Sollevò le sopraccigli,  confusa. "Aveva il profumo di una ragazza. Aveva oggetti da ragazza ovunque. E poi... ho visto una cosa."

Il silenzio fese l'aria ed io mi sentii morire per la sua prossima frase.

"C'era una fotografia," Luna fece un respiro profondo, come se non riuscisse a credere alle prossime parole che avrebbe pronunciato. "Una foto di famiglia. Ho visto...," si interruppe, prima di riaprire nuovamente la bocca, "Penso di aver visto Nevaeh."

Feci un passo in avanti e lei voltò finalmente il capo verso di me.

"Aiden," il suo volto era decisamente contrariato. "Cosa succede?"

"Hai raccontato qualcosa a Max?" Le chiesi con attenzione.

Con mio sollievo, scosse la testa, indicandomi di no. 

"Posso spiegarti," le dissi, pregando che mi desse l'opportunità di spiegarle la situazione.

Destinati a stare insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora