46 | Festa

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AIDEN POV

Mi incamminai lungo il corridoio in compagnia dei pensieri selvaggi che mi affollavano la mente. La mia mascella era contratta e le nocche dei miei pugni chiusi lungo i fianchi erano bianche, tanto era il mio sforzo nel cercare di controllarmi.

Cazzo.

Che cazzo stavo facendo?

L'avevo quasi baciata. Baciata.

Sapevo di non poter nemmeno tornare in camera mia. Le mie gambe mi condussero autonomamente alla palestra, l'unico posto dove ero in grado di far scemare la mia rabbia e la mia frustrazione.

A cosa diamine stavo pensando?

Sapevo che se l'avessi baciata, non sarei stato in grado di placare il sentimento che stava nascendo dentro di me. Quei sentimenti che provavo solo nei suoi confronti, dopo un lungo periodo di insensibilità.

Il nostro bacio avrebbe potuto avvelenarmi e non pensavo esistesse una cura. Mi avrebbe solo condotto alla distruzione.

Mi sarei perso e non potevo permettermi di che accadesse, non un'altra volta. Anche se il pensiero di perdermi nel suo calore era un'idea decisamente allettante, non potevo. Non potevo tornare ad essere la stessa persona che ero prima.

La paura mi stava mangiando vivo e sentivo che poteva essere in grado di distruggere tutto ciò che mi circondava. Entrai in palestra e, senza pensarci due volte, indossai i guantoni.

Mi avvicinai con ampie falcate al sacco che giaceva al centro della stanza e mi posizionai davanti, prendendo un lungo respiro.

Ero decisamente fuori controllo, ma lei mi faceva impazzire.

Quando mi aveva chiesto di sollevarle la zip sulla schiena, avevo sentito il bisogno di strapparle il vestito di dosso. Non volevo che scegliesse il rossetto rosso perché non volevo che altri uomini le guardassero le labbra carnose.

Sferrai un pungo dritto al centro del sacco, annaspando.

Volevo baciarla.

Volevo sentirla.

Volevo perdermi dentro di lei.

Volevo fottutamente tanto stringerla tra le mie braccia.

Pugno.

Socchiusi le palpebre e l'immagine di Nevaeh con gli occhi chiusi, in attesa che la baciassi, mi tornò in mente.

No. Smettila.

Perché l'aveva fatto? Sarebbe stato meglio se mi avesse respinto.

Pugno.

Stavo completamente perdendo la ragione. Il mio petto si alzava e si abbassava rapidamente, mentre il mio corpo tremava. Ero fottutamente spaventato.

Diedi un altro pugno con tutta la forza che avevo in corpo, che tremò per la mia stessa instabilità.

Cazzo.

Riuscivo a sentire il mio stesso respiro affannato rimbombarmi nelle orecchie. Mi appoggiai i palmi sulle ginocchia, cercando di ignorare il dolore che mi sconquassava il petto. Faceva così male da rendermi quasi impossibile respirare.

Mi manca già la sua presenza. Quando fottuto potevo essere?

Non riuscivo a smettere di immaginarmela alla festa. Le mie mani stavano tremando lievemente. Sapevo che anche le mie ginocchia mi avrebbero abbandonato a breve.

Non ero mai collassato mentre mi allenavo, però in quel momento mi sentivo davvero esausto. Mentalmente. Fisicamente.

Quel ragazzo si sarebbe avvicinato a lei?

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