61 | Il ragazzo misterioso

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Uscii dal bagno con un asciugamano avvolto attorno ai capelli. Non appena mi sedetti sul letto, il mio cellulare iniziò a squillare. Lo presi dal comodino, leggendo il mittente. Era mamma.

Risposi alla chiamata con un sorriso sul volto, "Ciao, mamma!"

"Ciao tesoro. Com'è andata la tua giornata?" La sua dolce voce mi riempì le orecchie, facendomi accorgere di quanto realmente mi mancasse.

"Bene. La professoressa non ci ha dato molti compiti e abbiamo terminato le lezioni presto," le dissi. "Ho avuto il tempo di fare un giro in libreria--" Mi interruppi, lasciando a metà la frase.

Il mio volto divenne rosso non appena mi ricordai ciò che mi aveva fatto Aiden contro lo scaffale. Non volevo condividere quell'informazione con i miei genitori. Non lo reputavo consono. E necessario.

"Abbiamo ricevuto il tuo regalo per il nostro anniversario," mi disse mamma, con voce entusiasta. "Tesoro, è fantastico! Il dipinto è bellissimo. Lo adoriamo. Grazie molte."

La felicità mi pervase. Sentire quanto gioiosi fossero dopo aver ricevuto il mio regalo, mi riempì il cuore d'orgoglio.

Ero grata ad Aiden di avermi aiutato con il regalo. Era grazie a lui se ero riuscita a concludere il quadro. Mi aveva insegnato a dipingere. Ora che ci ripensavo, era stato lui a fare gran parte del lavoro.

"Sono contenta di sapere che vi piace," il mio sorriso era così grande, che dovetti trattenermi dal ridacchiare.

"Non potrebbe essere diversamente," mi disse mamma. La sua voce era gioiosa quanto la mia.

"Cos'ha detto papà?"

"Oh, non riusciva a smettere di guardarlo," sospirò mamma. "Sai... Il cielo. L'oceano. É brillante. Questo quadro significa moltissimo per noi, tesoro. L'ha incorniciato e l'ha appeso nella nostra camera da letto. É davvero, davvero felice."

Ridacchiai. Riuscivo ad immaginare papà guardare il quadro senza smettere mai, almeno finché mamma non si sarebbe avvicinata per dirgli che era giunta l'ora di andare a dormire.

"Aspetta, eccolo qui," mi disse mamma.

"Nevaeh," la voce di papà mi arrivò dritta all'orecchio. Riuscivo ad immaginarmi il sorriso sul suo volto. "Questo quadro è spettacolare," enfatizzò l'ultima parola, facendomi ridere. "É fantastico. Tu sei fantastica."

"Sono felice che ti piaccia, papà," ammisi.

"Beh, sarei ancora più felice se potessi vedere anche te," mi disse papà. Era evidente dal suo tono di voce quanto gli mancassi. "Come sta andando lì? Tutto bene? Sei felice?"

Mi faceva sempre queste domande durante le nostre chiamate, come se volesse assicurarsi che stessi realmente bene. Questo era il motivo per il quale era difficile raccontargli dell'incidente avvenuto durante la mia prima notte a Seattle. Non volevo che si preoccupasse e mi ritrascinasse in Texas.

Poi realizzai che più glielo avrei tenuto nascosto, più lo avrei ferito. I miei occhi divennero lucidi a quel pensiero.

"Lo sono, papà," gli dissi. Almeno non stavo mentendo in merito ai miei sentimenti. "Sono davvero felice."

Difatti, non ero mai stata così felice. Mi appoggiai una mano sul petto, pensando ad Aiden.

"Questo è ciò che voglio sentire," mi disse papà. "Senti, mi dispiace non essere potuto venire a Seattle per il progetto lavorativo, ma dovrei farcela per la prossima settimana."

Quell'informazione mi fece raggelare. La mia mente stava ancora cercando di elaborare la novità.

Mamma e papà sarebbero venuti la prossima settimana. E Sienna e Luna quella dopo ancora. Dovevo prepararmi.

"Aspetta un secondo. É arrivato il fattorino della pizza," mi disse papà, riporgendo il cellulare a mamma ed allontanandosi per andare a prendere la pizza.

Riuscivo ad immaginarmi la loro serata romantica a casa. Speravo di poter vivere la stessa cosa quando mi sarei sposata in futuro -- Quel tipo di amore che non muore mai.

"Tesoro," la voce di mamma mi riecheggiò nell'orecchio, distogliendomi dal mio stato di trance. "Non me lo volevi dire?" Sussurrò improvvisamente, lasciandomi intontita. "Chi è questo ragazzo? É un'artista?"

La sua domanda mi scioccò a tal punto che per poco non mi cadde il cellulare dalla mano.

"Cosa?" Cercai di fare del mio meglio per nascondere il mio nervosismo. "Cosa intendi?"

"Su, tesoro," sospirò mamma, continuando a mantenere un tono basso. "So che non dipingi. E non sei mai stata portata per la pittura. Non ti piace nemmeno disegnare."

Dannazione. Ora che l'aveva detto, non sapevo davvero cosa risponderle. Aiden aveva capovolto il mio mondo.

"Quindi, ti piace questo ragazzo?" Mi chiese mamma, ma non con un tono di avvertimento, piuttosto di rassicurazione. "Ti ha insegnato a dipingere? Lo fate insieme?"

Oh Dio, mamma mi stava lasciando sempre più senza parole.

Mai sottostimare l'intuizione della propria madre, Nevaeh.

"Nevaeh," sospirò nuovamente. Il suo tono era gentile e comprensivo. "Va tutto bene. Puoi raccontarmi tutto. Voglio saperne di più di questo ragazzo."

"Questo ragazzo?" Papà ci interruppe improvvisamente e per poco non mi venne un infarto.

Gesù.

"Di cosa state parlando voi due? Quale ragazzo?" Chiese papà, con fare sospettoso. Riuscivo ad immaginarmi le sue labbra corrucciate.

"Il ragazzo della p-pizza!" Esclamai. "Anche io ho ordinato la pizza, papà. É proprio fuori dalla mia porta."

Mio Dio, ci era andato vicino.

Papà rimase un attimo in silenzio, poi riprese parola, "Davvero?" Mi chiese, con il suo solito tono protettivo.

Deglutii. "Sì," gli risposi, consapevole che non fosse ancora totalmente convinto.

"Signor Orso, mia figlia vede qualche ragazzo?" Papà parlò con un tono di avvertimento ed io voltai il capo verso il Signor Orso, seduto al mio fianco, sul letto.

Papà stava addirittura minacciando il mio orsacchiotto di peluche.

Su, papà. Il Signor Orso è dalla mia parte. Vero, Signor Orso?

"A proposito del Signor Orso, si sente solo," cambiai argomento, optando per la prima cosa che mi veniva in mente. "Ha bisogno di un amico."

"Solo?" Mi fece eco, papà.

"Sì, papà. Lo lascio solo tutti i giorni per andare in Università." Prima che papà potesse rispondermi, aggiunsi velocemente, "Devo andare a prendere la pizza, ora. Ciao. Vi voglio bene."

E con quelle parole, riattaccai.


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