22 | Calore

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Aiden stava ancora respirando affannosamente. La sua stretta sul mio braccio era così forte da farmi sussultare per il dolore. Quando realizzò il suo gesto, mi lasciò andare.

Il cuore mi batteva forsennatamente, a causa della condizione in cui si trovava. Il sudore gli imperlava il volto, come se avesse appena corso una maratona. Qualsiasi cosa stesse sognando, doveva essere orribile.

Ero troppo scioccata per parlare. Aiden si portò una mano sul petto, come se l'organo che batteva sottopelle lo stesse bruciando.

"Un altro incubo?" Ashton fu il primo a rompere il silenzio. Un sospiro lasciò le sue labbra. "Ti sta ancora torturando, non è vero? Torna sempre dopo qualche mese."

Aiden non disse nulla, concentrandosi nel regolarizzare il suo respiro. Sentii l'aria farsi tesa.

Ashton riprese parola, "É giunta l'ora che visiti un dottore e che ti faccia seguire da un terapista--"

"No," Aiden lo interruppe bruscamente.

Ero ogni secondo più attonita.

Dottore?

Terapista?

Cosa sta succedendo?

"Non puoi permettere che continui ad accadere," insistette Ashton. "Non puoi permetterle di farti questo. É giunta l'ora di dimenticare Olivia--"

"Ashton," sibilò Aiden. Dalla sua espressione, riuscivo a scorgere tutto il suo dolore e la sua arrabbiatura, come se desiderasse qualsiasi cosa, a meno che sentire il suo nome.

Il mio cuore si contorse. Deglutii il nodo che avevo in gola quando la verità si infranse su di me.

Aiden stava facendo un incubo su Olivia, che l'aveva lasciato all'altare il giorno del loro matrimonio due anni fa.

Il dolore lo torturava ancora.

Abbassò lo sguardo, passandosi una mano tra i capelli. Il suo petto si stava ancora alzando ed abbassando ad una velocità anormale. Quella vista mi fece male, ma non sapevo cosa potevo fare a riguardo.

Non sapevo cosa avrei potuto dire per cercare di farlo stare meglio. Se avessi potuto fare qualcosa per fargli dimenticare quell'incubo, anche se per qualche secondo, l'avrei fatto. Sembrava davvero in preda ad una tortura senza fine.

"Aiden," lo chiamai e lui alzò lo sguardo, puntandolo su di me. Le prossime parole che avrei pronunciato potevano sembrare davvero stupide, e forse lo erano anche. "Mm... Vuoi qualcosa da--"

"Vattene" disse freddamente ed il mio cuore si contorse ancora di più.

Un'espressione irritata gli dipinse il volto, come se la mia esistenza lo infastidisse e peggiorasse la sua condizione.

Nella stanza cadde il silenzio. Sembrava che tutti avessero fatto un passo indietro per le parole che Aiden mi aveva rivolto.

Annuii lentamente, alzandomi dal divano, cercando di fare del mio meglio per non mostrarmi toccata dalla sua improvvisa freddezza. Fallii miserabilmente, perché sentivo di dover piangere. Non capivo perché quel suo rifiuto mi facesse così male.

Mentre stavo per lasciare la stanza, la voce di Ian mi fermò, "Signorina Nevaeh."

Lo guardai con un'espressione interrogativa e lui mi fece il gesto di seguirlo in cucina.

La voce di Ashton rimbombò in salotto, mentre parlava con Aiden. Sentii nuovamente quelle parole. Dottore. Terapista.

Il mio cuore si agitò, quando un'altra realizzazione mi colpì dritta in faccia. L'incidente di due anni fa aveva spezzato Aiden in maniera peggiore di quanto avessi immaginato, al punto che aveva ancora bisogno di un terapista, nonostante il tempo trascorso.

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