51 | Tra le mie braccia

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Mi sedetti sul letto e guardai lo schermo del mio cellulare, o meglio guardai il messaggio che avevo inviato a Flynn.

Io: Per favore, non dire a papà ciò che è accaduto stasera con Aiden.

Il mio cuore era estremamente irrequieto. Non riuscivo a smettere di pensare ad Aiden, mi ero quasi dimenticata delle conseguenze che si sarebbero ripercosse sulla mia famiglia.

La risposta di Flynn illuminò lo schermo ed io deglutii.

Flynn: É lui, vero?

Flynn: É lui che ti piace.

Feci un respiro profondo. Non importava quanto fossi confusa e quanto dolore mi stessero recando i miei sentimenti, non potevo più negare ciò che sentivo per Aiden.

Io: Per favore non dirlo a mio padre. Per favore.

Flynn non mi rispose per diverso tempo, ma poi lo schermo si illuminò.

Flynn: Dipende.

Flynn: É un brav'uomo?


La mia vista divenne nuovamente offuscata. Dovevo odiare Aiden per ciò che mi aveva fatto stasera. Ma nel mio cuore, lo conoscevo realmente; sapevo che non era quello che mi aveva mostrato nelle ultime ore. Non mi ero ancora dimenticata del momento in cui l'avevo visto rompersi in mille pezzi su quell'altare.

Quella notte, era come se avessi potuto vedere il suo petto e toccare con mano ciò che gli stava succedendo dentro. Era come se avessi potuto vedere il suo cuore.

Da quando l'avevo visto, quella notte, non avevo mai dubitato dell'uomo amorevole che era, quindi risposi a Flynn senza pensarci una seconda volta.

Io: Lo è.

Lanciai il cellulare sul letto e nascosi il volto nel cuscino. Le lacrime mi stavano bagnando le guance ed io gli permisi di scorrere liberamente. Prima che lo sapessi, stavo piangendo così tanto al punto da non riuscire neanche più a respirare a causa dei miei stessi singhiozzi.

Non avevo mai pianto per un uomo, eccetto Aiden.

Anche due anni fa avevo pianto per lui.

Perché sapevo il dolore che stava affrontando.

AIDEN POV

Era quasi trascorso un giorno da quando stavo ignorando Nevaeh, dalla festa.

Ciò che le avevo fatto era esattamente ciò che avevo paura di farle e chiederle scusa questa volta non sarebbe stato sufficiente per riparare al disastro che avevo commesso.

Sì, la stavo ancora evitando.

Non ero più uscito dalla mia stanza neanche per fare colazione, pranzare o cenare. Avevo ordinato a Ian di servirmela direttamente in camera.

Ora che era arrivata la mezzanotte, non riuscivo a chiudere occhio. L'unica soluzione che riuscii a trovare fu quella di lavorare, ma invece di andare nel mio ufficio come al solito, mi sedetti in salotto in compagnia dei miei libri e dei documenti che avevo riposto sul tavolino di fronte a me.

Perché cazzo avevo scelto di venire a lavorare qui?

Perché mi mancava Nevaeh, fottutamente tanto.

Perché speravo di vederla passare anche solo per andarsi a prendere un bicchiere d'acqua.

Ero piuttosto patetico, vero?

Ero uno stronzo colossale.

Mi appoggiai sul divano e sospirai. Chiusi gli occhi, passandomi le dita tra i capelli. Il caos che avevo creato il giorno precedente alla festa continuava a ripercuotersi nella mia testa.

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