07 | Psicopatico

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Il silenzio riempì nuovamente l'ambiente. Riuscivo a sentire il battito del mio cuore premere ferocemente contro la gabbia toracica.

Questa era una di quelle scene che accadevano soltanto nei film thriller o in quelli horror, non è vero? Non poteva succedere a me, ora. Non poteva.

La mia mente stava impazzendo nel pensare ai diversi scenari che le si proiettavano davanti. Non riuscivo a decidere quale fosse il peggiore: Essere attaccata da uno psicopatico od incontrare un fantasma.

Deglutii. Non è il momento di pensare a quella più sopportabile, Navaeh. Devi concentrarti.

Il mio cuore per poco non si fermò, quando sentii la porta richiudersi. Era impossibile non udire quel rumore nel silenzio tombale dell'appartamento.

Oh, Dio. É un ladro.

Speravo fosse un incubo. Le preghiere potevano salvarmi da un fantasma, ma non da uno psicotico criminale.

Con le mani tremanti, presi il telefono appoggiato sul comodino e chiamai l'operatrice. L'edificio offriva sicurezza 24 ore su 24, una guardia era presente anche sul piano.

"Buonasera, come posso aiutarla?" La voce di una donna, dall'altra linea, mi salutò.

Per poco non persi la presa sul telefono per la paura scaturita da un'ombra che dal salotto, si stava avvicinando alla mia stanza.

E se l'intruso mi sentisse chiedere aiuto? E se decidesse di minacciarmi? O se in preda ad un attacco isterico mi uccidesse? Avrei soltanto dovuto pregare per la mia vita e portare nell'aldilà i miei effetti personali?

"Qualcuno--" Per poco non singhiozzai a causa del panico che mi stava assalendo. La mia voce stava tremando incontrollabilmente. "Qualcuno è entrato nel mio appartamento."

Il mio corpo era intorpidito dalla paura che stavo provando. Il rumore dei suoi passi si facevano sempre più vicini. Il crepitio causato dalla suola di una scarpa sul pavimento in legno divenne più chiaro.

"Sta chiamando dalla sua stanza, Signorina Spencer?" La voce della donna si mise subito in allarme. "Se sì, può chiudere la porta della sua camera a chiave finché non arriva la sicurezza? É già partita."

Mi alzai dal letto, seguendo le sue istruzioni. Forse avrei dovuto farlo prima, ma avevo paura di non avere nessuna possibilità di chiamare aiuto.

Quanto stavo per chiudere la porta, una forza mi spinse all'indietro ed io urlai. Indietreggiai proprio quando la porta mi stava per colpire e quando sollevai lo sguardo, vidi un uomo con l'uniforme della sicurezza addosso, guardarmi.

Era alto, anche nel buio debolmente illuminato dalle luci della città che filtravano dalla finestra, riuscivo a riconoscere il suo volto. Era la guardia di mezz'età che avevo già incontrato diverse volte, nella lobby al piano terra. 

La vista di lui e non di un ladro, mi fece tranquillizzare. Nel momento in cui notai i suoi occhi scuri studiare i miei tratti, un brivido mi corse lungo la spina dorsale.

Non si mosse, rimase lì in piedi, di fronte a me. Mi stava guardando come se fossi l'oggetto più prezioso all'interno della stanza. Feci un passo indietro, terrorizzata.

"Cosa ci fai qui?" Gli chiesi, nonostante non fossi così stupida da non capire cosa stesse succedendo. Non era lì per svolgere la sua mansione. "Stai controllando il mio appartamento? Ma io non ho chiamato nessuno," continuai a parlare, sperando di riuscire a prendere tempo per l'arrivo degli altri. "É tutto sotto controllo."

Feci un passo indietro, volendo allontanarmi il più possibile da lui, cosicché non potesse farmi del male. Con mio orrore, fece una passo in avanti, inclinando il capo. Continuava a guardarmi. Un sorriso calmo gli incurvò le labbra.

"Signorina Spencer," la sua voce bassa riecheggiò nel silenzio. Il suo sguardo lussurioso mi fece contorcere lo stomaco. Sentivo la bile risalirmi lungo la gola. "Sei molto bella, ne sei consapevole, vero?"

Le sue parole mi fecero raggelare. Lo guardai con disappunto, volendo negare qualsiasi cosa. La guardia che si presupponeva dovesse proteggere gli inquilini, era uno stalker psicopatico.

Le lacrime premevano per uscire, ma cercai di fare del mio meglio per ricompormi. Mi guardai attorno alla ricerca di un oggetto con cui potermi difendere, ma nel momento in cui spostai lo sguardo, sentii il materasso premere contro le mie ginocchia e ci caddi sopra.

Rotolai velocemente di lato, per tornare a guardare in faccia il bastardo, ma lui stava già torreggiando su di me. Il mio petto si alzava e si abbassava rapidamente. Le mie labbra tremarono, mentre le lacrime cominciavano a lasciare i miei occhi. Mi guardò giacere inerme sotto di lui. I suoi occhi brillavano di eccitazione.

É malato. Mentalmente.

Prima che il suo volto potesse avvicinarsi al mio, con tutta la forza che possedevo, gli diedi un calcio sul petto. Un gemito di dolore lasciò le sue labbra ed il mio istinto di sopravvivenza mi suggerì di prendere la lampada sul comodino e colpirlo in testa. Quell'azione mi fece guadagnare un altro grugnito di protesta, questa volta unito alla rabbia.

Scesi dal letto, ma lui mi afferrò una gamba, facendomi cadere sul pavimento e sbattere il volto. Sussultai per il dolore, poi sentii un forte rumore scagliarsi contro la porta d'ingresso.

Grida e passi riempirono l'appartamento e prima che potessi realizzarlo, la stretta dello psicopatico sulla mia gamba se n'era andata.

Un'altra guardia cercò di aiutarmi, ma cominciai ad urlare quando la sua mano si posò davanti a me. Mi ritrassi contro le gambe del letto, richiudendomi in me stessa e tremando, mentre guardavo la scena.

Lo psicopatico si dimenò dalla presa delle altre due guardie, che lo stavano sollevando dal pavimento. Una delle due gli ammanettò il polso.

"Cosa cazzo stai facendo, Dave? Toglimele," il mio stalker sibilò furiosamente all'amico, che scioccato stava facendo il suo lavoro.

Le altre guardie avevano un'espressione di disappunto dipinta sul volto. Non riuscivano a credere che il loro collega fosse pazzo, mentre io, mi sentivo risucchiata nell'oscurità.

Sono amici. Come posso fidarmi di loro? E se fossero come lui?

La guardia che stava cercando di aiutarmi mi guardò con un'espressione di scuse, notando la mia paura. Avvolsi le braccia attorno al mio corpo, ancora riversa sul pavimento, tremante.

"Siamo davvero dispiaciuti per l'accaduto, Signorina Spencer." La sua voce era rasserenante. "Ci scusiamo per l'incidente. Non ci aspettavamo che Nico potesse commettere un crimine di tale portata."

Una lacrima mi bagnò la guancia mentre ascoltavo le sue parole, ma sapevo che nonostante mi avessero salvata, questo posto non sarebbe più stato lo stesso ai miei occhi.

***

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