44 | Fratello

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Era trascorsa una settimana da quando Aiden aveva ricominciato a dipingere. Non mi ero mai sentita così felice. Da quel momento, stavamo trascorrendo più tempo assieme.

Ad oggi, era raro trovare Aiden nel suo ufficio fino a tarda sera, quindi riuscivamo sempre a cenare insieme. Lo stesso succedeva a colazione. Sembrava meno impegnato di prima e non ne capivo il motivo. Solitamente, lavorava sempre molto anche durante il fine settimana, ma ora era diverso.

Dopo essere tornata dall'Università, entrai nella mia stanza e lanciai la borsa sul letto. Saltai sul materasso, facendomi avvolgere dalla sua morbidezza.

Era venerdì sera ed avevo dei piani ben precisi per la serata.

Va tutto bene. Papà non si arrabbierà. Non stai facendo niente di male.

Non stavo andando in discoteca. Od a ubriacarmi.

Dovevo semplicemente andare ad una festa.

Per qualche motivo, il senso di colpa tornò a farmi visita, soprattutto dal momento che avevo sentito i miei solamente un'ora fa e mi avevano chiesto come andava. 

Gli avevo raccontato della mia vita a Seattle. Dell'Università. Dei miei studi. Dei miei amici. Mamma mi aveva anche chiesto di invitare Ash e Maya a casa nostra in Texas, per le vacanze. Sembrava felice del fatto che mi fossi fatta delle nuove amiche.

Gli avevo raccontato tutto, fatta eccezione per Aiden e per l'appartamento in cui vivevo.

Papà non vedeva l'ora di venirmi a fare visita a Seattle, ma prima doveva terminare un progetto di lavoro. La sua voce era triste, tuttavia il suo senso di colpa non poteva essere minimamente comparabile al mio.

Perché sono ancora nell'attico? Non dovrei tornare nell'appartamento ai piani di sotto?

Aiden lo preferirebbe?

Il mio cellulare vibrò ed io lessi i messaggi presenti nella chat di gruppo.

Ash: Per che ora veniamo a prenderti, Nev? Per le 20:00?

Ash: Arriviamo non appena Maya si mette il vestito.

Maya: Non metto quel vestito.

Ash: Invece sì.

Maya: Si vede troppo.

Ash: Stai zitta. É fantastico.

Sorrisi. Leggere la loro conversazione, mi fece rivedere me e Sienna. Mi mancava. Mi sentivo in colpa per nasconderle quel piccolo segreto, nonostante parlassimo ancora tutte le sere.

Mi fidavo di Sienna. Ma era troppo rischioso.

Il mio cellulare squillò. Strabuzzai gli occhi, nel vedere il mittente.

Max.

Che tempismo! Aveva scoperto cos'era successo? Come?

Deglutii e risposi al cellulare, fingendomi sorpresa. "Ciao!"

"Perché stai sussurrando? Sei a lezione?" Sentii la sua voce. C'era uno strano rumore di sottofondo, come se degli studenti stessero parlando.

Lui doveva aver già finito le lezioni, probabilmente stava aspettando che Luna terminasse le sue.

Ottimo. Ero così nervosa che la mia voce sembrava roca anche alle mie stesse orecchie.

"No, sono nella mia stanza," cercai di ricompormi velocemente.

"Cosa stai facendo?" Mi chiese.

Dannazione. Ora mi sentivo spiata.

"Niente. Sono appena tornata dall'Università," gli risposi con noncuranza, cercando di celare il mio nervosismo.

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