09 | L'offerta

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Non riuscivo ancora credere ai miei occhi. Aiden si stava avvicinando a me. L'occhiataccia che rivolse al capo della sicurezza mi fece intuire che si sarebbe presto scagliato contro di lui, ma ora la sua attenzione era concentrata solo ed unicamente su di me.

Nel momento in cui si fermò di fronte al letto, davanti a me, rimasi stupita.

 É Aiden.

Non sapevo che si trovasse a Seattle. Non sapevo che vivesse qui.

Effettivamente l'Azienda Klein aveva diverse sedi sparse per tutto il paese e lui doveva, quasi sicuramente, occuparsi degli affari qui.

"Aiden?"  Sussurrai a bassa voce, ma dato il silenzio, era impossibile non sentirmi.

Si accigliò, prima che un'espressione di disappunto fece capolino sul suo volto. "Nevaeh?" Il mio nome fuoriuscì dolcemente dalle sue labbra. Lo shock sul suo viso era chiaro.

Mi trovai raggelata sul posto ancora più di prima. Era impossibile che si ricordasse di me o il mio nome. Com'era possibile?

Distolse lo sguardo da me e mormorò quella che mi sembrò un'imprecazione. Quando riportò gli occhi su di me, la sua espressione si fece più dura.

"Quando il mio staff mi ha detto il tuo nome, non mi aspettavo fossi davvero tu, Nevaeh Spencer. Mi dispiace--" Si interruppe a metà frase, chiudendo gli occhi, come se non credesse all'incidente che era appena successo. "Mi scuso sinceramente per ciò che è accaduto stanotte," la sua espressione era terribilmente seria. I suoi occhi erano così penetranti, che avrebbero potuto tagliarmi a metà. "Questo edificio è sotto il mio controllo e tutto ciò che accade all'interno, è una mia responsabilità. Il fatto che la guardia abbia fatto irruzione nel tuo appartamento e ti abbia aggredita è una cosa che non prenderò alla leggera. É un peccato ed io mi assicurerò che ci siano delle conseguenze concrete," la sua voce sembrava pericolosa, mentre pronunciava le ultime parole e la temperatura all'interno della stanza sembrò aumentare.

Lo guardai a bocca aperta. Non riuscivo a crederci. Si presumeva che dovessi imprecare contro il proprietario di quest'edificio, invece mi trovavo senza parole perché avevo in testa solo e soltanto due cose:

1. Non riuscivo a credere che si ricordasse di me

2. Odiavo che lui fosse perfetto vestito nel suo completo da ufficio -- Mentre i miei capelli erano sicuramente disordinati e sparsi ovunque -- Dovevo sicuramente avere un aspetto terribile. Stavo indossando un pigiamino rosa di Hello Kitty, mentre mi stringevo alla coperta come un cucciolo impaurito. I miei capelli mi ricadevano scompostamente sul volto. Il mio volto profumava della crema notte che mi ero spalmata prima di stendermi a letto.

La frase che pronunciai dopo, rese la situazione ancora più imbarazzante, "Tu," mi interruppi, "Ti ricordi di me?"

Aiden mi guardò, leggermente confuso, "Sì," mi rispose. "Sei Nwvaeh, no? La cugina di Max? L'amica di Luna? Ci siamo conosciuti quando sono venuto a fare visita alla tua scuola in Texas, tre anni fa. Ricordi Rory Parker?"

Lo guardai con un'espressione persa. Era ovvio che mi ricordassi di quella ragazza. Era colei che aveva fatto del bullismo a Luna, che veniva nella mia stessa scuola sino a qualche anno fa.

Ci guardammo in silenzio. Volevo aggiungere anche che ero presente al suo matrimonio assieme a Max ed alla sua famiglia, ma intuii che non potessi dire cosa peggiore. Preferivo non dire nulla, che riportare alla memoria quell'orribile e doloroso ricordo alla persona che più di tutte aveva sofferto, quella notte.

Il senso di colpa era visibile sul volto di Aiden, perché mi ricordava la mia stessa espressione di quella notte, ma non era niente comparato a ciò che provavo io per essere stata la causa della dipartita della sua sposa.

Destinati a stare insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora