Capitolo 14. La marchesa e il caporale

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Quando il soldato uscì dal castello, montò in sella e lanciò il cavallo al galoppo, Ariane spiava dal finestrino della carrozza. Riuscì a intravedere la snella figura di Anzela stagliarsi sulla soglia scura e sostare per pochi istanti con lo sguardo fisso sul cavaliere che si allontanava lungo il selciato polveroso. Dunque era tornata. Le era venuto il sospetto che Caterina non le avesse detto il vero; non si fidava, quella donna era un'eccentrica e una bigotta e sapeva di non piacerle. D'altronde anche lei non sopportava le sue manie puritane.
Chi era quell'uomo? E come mai la baronessa lo conosceva? Incuriosita, ansiosa di denudare i segreti di quella giovane donna che aveva stregato il suo amante, nella speranza di screditarla davanti a lui, ella gettò una voce al cocchiere perché fermasse la vettura in mezzo alla strada e aspettasse.
La sagoma dell'uomo a cavallo s'ingrandiva rapidamente.
Ariane ripensò alle parole di Carillo:

-Signora, io vi dirò qualcosa che potrà impedire questo matrimonio!

Una vera fortuna, una scoperta formidabile nelle sue mani, se solo avesse avuto più tempo ... riaffiorò nella mente il ricordo del barone Portas, trafelato e allegro, che senza annunciarsi s'intrufolava nella sala, dov'ella era a colloquio con Carillo, e avvisava dell'arrivo di un messaggero dal castello con l'invito del principe al matrimonio: la cerimonia avrebbe avuto luogo il giorno stesso alle 11:00!
Il corriere s'era scusato del ritardo, riferendo che da tre giorni s'affannava per recapitare le lettere del padrone ai suoi numerosi amici e conoscenti illustri. Aveva con sé anche l'invito per la marchesa d'Ancourt ed era stato felice di sapere ch'ella si trovasse presso il barone per consegnarglielo.
Erano le dieci e quarantacinque minuti!
Il destino o forse il Dio di Caterina le giocava un brutto tiro e le strappava l'occasione di far saltare il matrimonio. Si era precipitata in cattedrale ospitando nella sua carrozza i due baroni, ma troppo tardi per parlare con la baronessa e impedire le nozze!
Il cavaliere si trovava a un centinaio di metri di distanza. Ella s'accorse che si trattava di un ufficiale, un uomo alto e massiccio, dal viso squadrato e severo.
Il cavallo rallentò nell'approssimarsi alla carrozza e la raggiunse al trotto. Il caporale passò circospetto accanto alla finestrella e al vedere la marchesa si toccò il cappello con due dita per salutarla, poi la sorpassò. Ariane aprì d'un botto lo sportello e si sporse.

-Voi!- chiamò.

Stupito il caporale Testa strattonò le briglie e costrinse il cavallo a voltare il muso, poi lo spronò con un colpo di tacchi perché si accostasse alla porticina.

-Signora?- domandò levandosi il cappello e sostenendolo nell'incavo del braccio destro, mentre con la mano sinistra serrava saldo le redini. I suoi occhi s'accesero nel fissarsi sulla splendida donna che gli stava davanti e poi cominciarono a scorrere dal bel viso alla massa folta di capelli color del grano che ella portava legati sulla sommità della testa e che da lì ricadevano giù in morbide ciocche d'oro fuso, fino alle spalle scoperte, che rivestivano con onde sinuose. Il soffice abito blu che indossava saliva con un corpino aderente che evidenziava la forma perfetta del busto mentre la gonna vaporosa sopra la crinolina scopriva i piccoli piedi velati da scarpette dello stesso vivido azzurro.

-Sono la marchesa Ariane d'Ancourt- mormorò la giovane donna.

-Caporale Carlo Testa- si presentò l'ufficiale -per servirvi. Che cosa posso fare per voi, signora?

-Ho potuto vedere che venite dal castello, caporale.

-Sì, signora.

-Avete incontrato per caso la mia cara amica, donna Anzela Esgrecho?

Il caporale increspò la fronte, confuso: un'altra sorpresa che confermava i suoi sospetti sul conto della promessa sposa del suo capitano; egli sapeva ch'ella non era del luogo e v'era giunta di recente: dunque non conosceva nessuno ... ma adesso veniva a scoprire che era amica di una marchesa! Il suo disappunto aumentò: c'erano troppi misteri nella vita di quella ragazza e forse non era l'ingenua fanciulla che voleva apparire.
Annuì improvvisamente serio.

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