Capitolo 13 Nel carcere baronale

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Anzela seguì l'ufficiale lungo l'andito buio e umido che conduceva alla cella di rigore

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Anzela seguì l'ufficiale lungo l'andito buio e umido che conduceva alla cella di rigore. Una corrente gelida percorreva di quando in quando il corridoio trasportando a zaffate un odore di stantio e di escrementi nauseante ed insopportabile. La fanciulla notò che le mura in pietra trasudavano acqua. La luce arrivava stentata da un paio di finestrelle, basse e strette, rinchiuse da doppia inferriata che s'aprivano verso l'esterno, da cui si intravvedevano degli alti muri.
Il carcere baronale stava in periferia, circondato da abitazioni civili. Si giungeva al muro di cinta, in cui era collocato l'ingresso, tramite la via principale del villaggio, e, superato il portone, discesi tre gradini in pietra di scisto, si accedeva ad un cortile in cui era collocato l'edificio di due piani.
Dopo aver sedato la rivolta dei contadini, Il capitano De Marco, impensierito per le gravissime condizioni del Reggente La Reale Cancelleria, aveva deciso d'affidare Anzela al sottotenente Boi, preferendo trattenersi presso il principe, per prestargli l'assistenza necessaria in virtù della loro antica amicizia.
L'ufficiale incaricato, un tipo di media altezza, bruno, con un ampio sorriso, dimostrò subito un eccessivo entusiasmo per l'insolita missione affidatagli e con affettata cortesia si presentò e salutò la fanciulla con un ossequioso inchino. Il sottotenente suggerì al capitano De Marco d'adoperare, per scortare la signorina al villaggio, la confortevole vettura del giudice Ravaneda poiché, egli spiegò, il percorso era lungo e accidentato e tramite la carrozza, "madamigella", avrebbe viaggiato più agevolmente. De Marco diede il necessario consenso e il gagliardo sottotenente con manifesto fervore invitò la baronessa a seguirlo.
Anzela era pallida come un lenzuolo. La tensione degli ultimi eventi, l'ansia di rivedere il fratello, unita alla paura che qualcosa potesse ancora impedirlo, erano d'una tale irruenza da generare in lei il timore di un mancamento improvviso. Un groppo di nausea saliva e scendeva dalla gola come se il poco cibo che aveva mandato giù a fatica fosse lì lì per riaffiorare dalla bocca. Tuttavia non svenne e non rigurgitò, si sforzò d'un sorriso, accettò la mano dall'ufficiale, che le fornì il sostegno prezioso per entrare in carrozza.
Il cuscino d'uno dei sedili dell'interno, quello dirimpetto alla cassetta della vettura, era morbido e comodo; ella s'abbandonò sullo schienale e, in un breve momento d'intimità, si permise di rilassare il volto, prima atteggiato in un'apparenza rispettosa di cortesia, maschera con cui aveva celato la sua grande angoscia.
Fu il sollievo d'un attimo.
Il sottotenente Boi s'introdusse anch'egli in carrozza e s'accomodò accanto alla fanciulla, disdegnando d'occupare il sedile di fronte a lei. Imbarazzata Anzela, ma troppo debole per reagire, si ingegnò per scostarsi dall'uomo, ma temendo ch'egli si risentisse d'esser schivato e ciò lo portasse in qualche modo a ritardare o impedire il viaggio, ella si limitò a rincantucciarsi tutta verso il suo angolino contro la parete, supportata dall'abbondante gonna dell'abito color pesca della marchesa Estebana, che ella in silenzio ringraziò del dono.
Il baldanzoso ufficiale parve non accorgersi del disagio della sua compagna, e proseguì nel corteggiarla palesando alla fanciulla quanto la sua compagnia gli fosse gradita e non lesinando parole per consolarla dalla sua pena. L'uomo pareva smanioso d'essere utile, dimostrava grande interesse per la sua situazione e un'evidente ammirazione per lei. Anzela apprezzava la cortesia che pareva sincera e si sforzava di rispondere con gentilezza per non urtare il suo interlocutore.
La carrozza procedeva verso il villaggio, senza fretta, scortata da due soldati a cavallo, che, uno da un lato e uno dall'altro, galoppavano accanto alla vettura, e da un terzo soldato che, salito in cassetta, teneva le redini del tiro a quattro.
Il viaggio sembrò ad Anzela molto più lungo dei venti minuti che richiese, per la condizione angosciosa in cui versava; tuttavia le chiacchiere ininterrotte e insistenti dell'ufficiale che l'accompagnava, ottennero il benefico ma momentaneo effetto di distrarla dai pensieri negativi che le frullavano in testa.
I suoi passi risuonavano nel corridoio mentre seguiva con inquietudine il sottotenente Boi.

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