Capitolo 21 Non c'è altra scelta

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Il vento fresco della sera le donò un immediato sollievo. Sentiva d'esser trasportata e sostenuta saldamente da braccia vigorose: ... un uomo, sì era un uomo ... Alfio? che si muoveva velocemente e le balbettava qualcosa, ma la sua voce era lontana e flebile, così flebile che non le riusciva di distinguere un'intera parola. La sua guancia aderiva e grattava su una stoffa un po' ruvida e sulla gelida sagoma d'un bottone.
Un groppo di nausea le salì dallo stomaco fin sulla gola e le ricordò il sapore del poco cibo che aveva inghiottito all'osteria.

-Mighele- gemé cercando faticosamente di riprendere i sensi.

Alfio la scrutava con apprensione mentre discendeva i gradini verso la carrozza, sorreggendola con premura, e si angustiava al pensiero del dramma a cui aveva assistito, al pensiero dell'amico condannato a morte ingiustamente e al dolore cocente della sua fidanzata.
Jaime lo notò che correva e, scorta la padroncina inanime, sobbalzò dalla cassetta e si precipitò giù con l'agilità d'un capriolo.

-Capitano!- gridò.

Si parò davanti all'ufficiale e fu costretto ad indietreggiare e scartare di lato per non ostacolarlo nella corsa, lo seguì fino allo sportello e s'allungò a scrutare il visetto pallido e stravolto della fanciulla che appariva semicosciente e si muoveva appena.

-Che cosa è successo alla signorina Anzela?- domandò ansioso.

-È svenuta- spiegò Alfio -Presto, aiutami a metterla dentro.

-Sì, signore- il cocchiere spalancò la portiera -ma ditemi, vi prego, che è capitato?

-Il vostro padrone, il barone Sanna, ... è stato condannato a morte.

-Oh Dio onnipotente!

Con un lungo sospiro Anzela aprì gli occhi. Il fiotto di nausea era sempre lì sulla gola.

-Alfio ...- mormorò con fatica.

-Anzela!- gridò il giovane -Grazie al cielo!

-Che cosa mi è successo? ... Sono svenuta ...?

-Sì, piccola.

-Che inetta... mi dispiace.

-Di cosa amor mio? Sei debole, troppe emozioni, troppi problemi. Devi riposarti.

-No, non c'è bisogno, sto meglio ... oh no, Mighele! ... Alfio ... Alfio mettimi giù.

-No, aspetta ... ora ti faccio adagiare sul sedile della carrozza. Ti sentirai subito meglio.

-Sto bene- mormorò lei -ora sto bene. Fammi scendere.
-Non credo, amor mio.

-Sto bene- ripeté lei e si mosse bruscamente perché lui le desse retta.

Allora egli obbedì e s'inchinò abbassandola piano piano in modo che poggiasse saldamente i piedi per terra.

-Alfio!- ella gridò abbrancandosi a lui - Alfio! Cosa posso fare? Come posso salvare Mighele? Ti rendi conto che tra otto giorni sarà impiccato? Mio fratello, impiccato! Lo perderò per sempre! Oh Dio mio, salvalo! Cosa posso fare? Che cosa posso fare?

Il giovane ufficiale la circondò con le braccia ma non rispose.
Egli era sconvolto quanto lei, e non parlava, sia perché non intravedeva al momento alcuna via d'uscita a una situazione che sembrava senza speranza, sia perché aveva da dirle qualcosa che aveva rimandato nel tempo, per non angosciarla, e adesso ch'era diventata impellente, non sapeva più come parlargliene.
Egli aveva ricevuto l'ordine di partire per il Piemonte il giorno successivo.
Sapeva già che il suo incarico volgeva alla fine, ma credeva d'aver discrezione di prolungarlo ancora per qualche settimana in attesa che si sistemasse, per Anzela e Mighele, il problema del debito. Egli riteneva, per l'ottimismo dimostrato dall'amico sardo, che questi avrebbe ottenuto il prestito grazie all'intervento del barone Corrias.
Gli ultimi eventi avevano aggravato la situazione già drammatica ed egli s'affliggeva di non avere maniera d'esser utile ai due giovani, alla fanciulla innanzitutto che amava con tutta l'anima e a Mighele di cui era debitore della vita.
Dopo che l'ordine del re, con l'obbligo di lasciare la Sardegna, l'aveva raggiunto, aveva sperato che tale richiesta non fosse definitiva e che gli sarebbe stato possibile ottenere di prolungare il soggiorno.
Si era adoperato in tutti i modi per spostare la data del rientro in patria ma il generale aveva mostrato una ferma opposizione: pareva che il sovrano volesse conoscere in fretta l'esito della sua missione e avesse sollecitato la sua immediata partenza. Gli era rimasta come ultima speranza quella di rivolgersi al viceré, ma questi non era ancora rientrato e nessuno sapeva dirgli come rintracciarlo in breve tempo.

Il Patto DiabolicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora