Capitolo 19 Un bacio d'addio

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–Avanti!– s’udì da dentro.

La fanciulla socchiuse la porta ed entrò. Don Giulio era voltato, sedeva alla scrivania e teneva il capo tra le mani.

–Caterina– mormorò –ti avevo chiesto di non importunarmi. Che cosa vuoi?

–Non sono Caterina. Sono io … Anzela.

Il tono di voce della fanciulla era tenero, titubante.

Il principe si voltò di scatto stupefatto ed ella sgranò gli occhi al vedere che aveva il viso rigato di lacrime.

–Oh Dio!– pensò –È possibile? Dunque Caterina avrebbe ragione?

Anch’egli spalancò le palpebre al vederla ma subito s’accigliò e ritornò a mostrarle la nuca.

–Credevo foste già partita– mormorò sforzandosi di controllare il tono incerto della voce.

–Non ancora.

–Come mai siete qui?

–Volevo ringraziarvi … –

–Ringraziarmi? … Per quale motivo?

–Caterina m’ha detto della cura che avete avuto per me quando ero inferma. Io non l’avrei mai pensato … vi sono molto riconoscente.

Don Giulio si voltò. Si era ricomposto e aveva nascosto le lacrime con un veloce passar della manica sulle ciglia ma le gote erano ancora umide, s’alzò e andò verso di lei.

–Caterina parla sempre troppo– disse –comunque … non avrei potuto fare altrimenti, … per colpa mia eravate in quelle condizioni.

–Non sarei dovuta scappare.

–Eravate spaventata … pensavate che io … ma non sarebbe accaduto, no, ve l’assicuro. Non vi avrei … non vi avrei ripreso con la forza.

–Ne siete certo?

–Sì. Credetemi, signora, ve ne prego.

–Non mi è facile. Eravate molto in collera.

–Sì, ero in collera. Ne avevo tutte le ragioni, non pensate?

–Se mi permettete di spiegarvi …

–No!– s’accigliò di nuovo –No– acquietò la voce –Non occorre che mi diciate nulla. Preferisco non riprendere l’argomento, signora, a questo punto.

–Ma io credo che dobbiate sapere che …

–So già tutto, signora– il tono di voce era perentorio –E non desidero riparlare della faccenda.

Non volendo irritarlo, Anzela rinunciò al suo desiderio di chiarire il fatto, ma ciò le causò un grande dispiacere.

–Come preferite voi, signore– mormorò –Voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me, per mio fratello innanzitutto. Ve ne sarò in eterno riconoscente.

–Già.

–Vorrei potervi ricambiare … ma non so come.

–Non occorre che facciate nulla. Direi che avete già fatto abbastanza.

Anzela arrossì al ricordo del patto che non aveva rispettato.

–Andate ora– disse lui con aria severa –il capitano vi sta aspettando, immagino.

–Sì, è qui fuori.

Tacquero entrambi. Anzela, imbarazzata, si trovò confusa: bramava di soddisfare alla supplica di Caterina, che riteneva giusta e compassionevole, ma come farlo, non sapeva e, poiché egli già l’aveva congedata, non trovava ragione alcuna per trattenersi. Il principe la tolse d’impaccio perché per primo ruppe il silenzio.

Il Patto DiabolicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora