Capitolo 8 La partenza di Alfio

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Alfio sbirciò dalla grata se fosse giunta la carrozza che attendeva, non c'era, si riaccostò alla branda e terminò di serrare il baule. Il suo viaggio in Sardegna era finito; avrebbe dovuto celebrare le sue nozze e tornare con una moglie e rientrava solo, con l'animo mesto.

Lo scalpiccio dei cavalli lo riportò alla finestra, la vettura era giunta per condurlo al porto dove la nave aspettava per riportarlo in patria.

Addio Sardegna, addio illusioni. In fondo era contento d'andar via; aveva bisogno di staccare la mente da lei, da quella donna infame che l'aveva ingannato in una maniera così miserabile. Aveva bisogno di dimenticare Anzela e il principe Ravaneda. Gli dispiacque solo per Mighele: non era ancora rientrato dal suo viaggio d'affari e non avrebbe fatto in tempo a salutarlo. Gli avrebbe scritto, forse, ma non subito, e un giorno sarebbe tornato per rivederlo. La sua amicizia era l'unico bene che non l'aveva mai deluso. Sollevò il baule e s'avviò all'esterno. Il cielo era velato di soffici nuvole bianche e il sole c'era e non c'era celato a tratti dal loro lento procedere.

–Alfio!

Dalla carrozza era uscito un giovane ufficiale e s'era fermato ad attenderlo con un gioviale sorriso stampato sul volto. La sua presenza attenuò all'istante la malinconia del capitano. Il passo accelerò, il baule fu posato e la mano si tese e strinse quella dell'amico.

–Lorenzo! Come mai sei qui? Che missione ti ha portato in Sardegna?

Lorenzo scosse il capo.

–Missione?– rise.– La mia missione sei tu, Alfio. Sono qui per te. Volevo esser il primo a congratularmi del matrimonio. Dov'è tua moglie? Su, fammela conoscere. Non ho potuto reggere alla curiosità e son venuto. Su ... dimmi ... dov'è lei?

Alfio s'incupì e tacque.

–Non c'è nessuna moglie– disse –il fidanzamento è saltato.

–Saltato? Ma ch'è successo? Su, parla! Raccontami ogni cosa!

Alfio a malincuore s'accinse ad esporre l'accaduto, ma non poté cominciare poiché un'altra carrozza, comparsa in fondo alla strada, che s'avviava verso la caserma dei dragoni, richiamò la sua attenzione. Lo sguardo si rianimò quando gli parve di riconoscere il tiro a quattro della marchesa d'Ancourt. Il cuore gli balzò nel petto. Era arrabbiato e felice allo stesso tempo di rivederla. Perché era lì? Ma era veramente lei?

La carrozza si fermò a pochi metri e il cocchiere sbalzò dalla cassetta fino a terra, spalancò il portello e accompagnò con la mano la discesa della giovane donna.

La bellezza della marchesa causò un gridolino d'ammirazione nell'amico che domandò se fosse quella la donna ch'egli doveva sposare.

–No, che dici. Si tratta della marchesa Ariane d'Ancourt.

Lorenzo chiese d'esser presentato e si stupì della riluttanza che Alfio mostrava nel doverla incontrare.

La giovane donna si fermò davanti a loro. Il suo profumo era inebriante.

–Marchesa ...– Alfio accennò a un inchino senza sorridere.

Al contrario, Lorenzo allargò un sorriso provocante e dopo un baciamano si presentò.

–Sono il tenente Lorenzo Gagliardi, signora, per servirvi.

–Sono lieta di conoscervi, tenente– rispose ella dolcemente.

Alfio l'afferrò per il braccio e la trascinò da un lato lasciando indietro ed interdetto l'amico ufficiale.

–Cosa fate qui?– sbottò.

–Vi cercavo ... –rispose timidamente Ariane –so che partite ... desideravo salutarvi.

–Perché? Perché?

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