Capitolo 1 Desiderio di vendetta

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25 aprile 1736
        ore 10:00

Le braci ardenti che riempivano i tre vasi di terracotta sistemati vicino al letto mandavano allegri bagliori rossastri mentre flebili lingue di fumo si alzavano nell'aria riscaldando l'ambiente.
Seduto sul letto, le gambe immerse nelle bianchissime lenzuola di raso in pura seta, l'ampio petto nudo, il principe don Giulio Ravaneda, rimuginava accigliato tra sé e sé. Era stanco e infuriato. Non aveva chiuso occhio tutta la notte.

–Maledetta!– continuava a pensare.

II volto fiero ed eccitato della giovane Anzela gli tornava alla mente e riascoltava le parole sferzanti che con ardore e convinzione gli aveva rovesciato addosso:

–Perché fate questo? Perché? Voi siete un giudice! Il tutore della legge! La gente chiede da voi un esempio da seguire! Io ve ne prego, signore, ripensateci, aiutatemi per bontà, per amore della giustizia!

–Nessuno fa niente per niente, mia cara– la sua risposta gli riaffiorava sulle labbra –Che vi chiedo infine? Niente di più di quello che già avete concesso al Barone Sanna. E chissà, forse, dopo questa notte, mia cara madamigella, potreste decidere di non sposarvi più e cambiare amante. Molte donne vorrebbero essere al vostro posto, sapete?

Lei aveva cambiato espressione del volto, aveva sgranato le grandi lanterne verdi squadrandolo con indignazione.

–Come vi permettete? Che cosa sapete voi di me?

–Avanti, mia cara, non fate l'innocentina con me ...– aveva risposto lui sogghignando. E nel frattempo sogguardava con brama la ragazza, ricoperta solo da una leggera camiciola da notte candida. Ella, imbarazzata dalla sua presenza, tentava di nascondere con le braccia il seno piccolo e pieno, delineato appena dalla pudica scollatura e dalle pieghe fruscianti del tessuto: atteggiamento che la rendeva ai suoi occhi sfrontati ed esperti ancor più desiderabile.

–Voi!– aveva esclamato Anzela la cui espressione era sempre più inorridita –Come potete ritenermi capace di simili azioni perverse? Voi non mi conoscete affatto! Come potete essere così spregevole? Mi disgustate!

Un lungo sospiro e un fruscio al suo fianco costrinsero il principe a riprendere coscienza. Egli osservò la schiena flessuosa della Marchesa d'Ancourt che si allungava fuori dalle lenzuola lasciando scivolare sul cuscino i lunghi e soffici capelli biondi.

–Una donna splendida– pensò – la donna più bella del mondo. Che stupido! Quella ragazzina non vale un'unghia di Ariane!

L'interessata si voltò e sorrise stiracchiandosi languidamente.

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