Capitolo 2 L'impiccagione

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–Ebbene, mon amour– mormorò la marchesa continuando ad accarezzare con insistenza la schiena del suo distratto amante, che quella mattina pareva proprio trovarsi con la mente in un altro luogo –non volete dirmi cosa devo fare per compiacervi? Siete così taciturno, chéri! Credo che quella donna vi abbia proprio turbato ... ah, sento che mi è già antipatica ... vi obbedirò volentieri se vorrete sbarazzarvi di lei.

Don Giulio si svincolò e si sollevò in piedi.

–Ci penserò– rispose e presa la camicia bianca dalla spalliera della poltrona, la indossò e agganciò con cura i bottoni, poi acchiappò le brache e le infilò velocemente chiudendole sul ginocchio.

–Ve ne andate?– domandò con voce scontenta la giovane donna. Si alzò, completamente nuda, gli si approssimò e l'abbracciò strettamente in modo che sentisse sulla schiena la dolce pressione dei seni –Non volete restare ancora un po'? Mi state trascurando ultimamente, mon chéri, come mai? Vi siete stancato di me?

Il principe sorrise. Con calma cortese slacciò le dita affusolate ch'ella aveva incrociato intorno al suo torace.

–Mia cara Ariane– mormorò volgendosi a sbirciarla –avete ragione ... in questo periodo il lavoro mi tiene lontano da voi e ho diradato le visite. Ma vi chiedo ancora un po' di pazienza; sapete che il viceré è assente ed io ho la responsabilità di sostituirlo ... non sarà a lungo poiché ho avuto notizia che rientrerà a breve dalla sua esplorazione del paese.

–Finalmente!– esclamò la donna visibilmente delusa dal fallimento dell'approccio –Così vi vedrò più spesso. Mi mancate, sapete? Ed io vi manco, chéri?

–Un poco– rispose l'uomo con un sorrisetto sarcastico.

–Ah, vous êtes mauvais, chéri[2]. Sono sicura che la colpa sia di quella ragazza. Ditemi, come si chiama la mia rivale?

–Voi non avete rivali Ariane, non esiste al mondo una donna bella come voi.

–Là, là, mi adulate ... e intanto non avete risposto ...

–Il nome è Anzela, donna Anzela Esgrecho. Ecco, siete contenta adesso? E non è una vostra rivale, è soltanto una ragazzetta presuntuosa che ho bisogno di tenere sotto stretto controllo perché non combini qualche guaio.

–Guaio? Che cosa temete da una poverina come lei?

–Temo che mi denunci, Ariane. Per questo quella donna è pericolosa.

–Denunciarvi? Che cosa avete fatto?

–Nulla di cui riesca a pentirmi. Quella donna mi ha provocato e ha avuto ciò che si merita.

Ariane fece una smorfia cattiva.

–Oui, ho capito, chéri, non permetterò che quella ragazza vi faccia del male. Potete contare sul mio aiuto incondizionato.

Don Giulio si chinò e le sfiorò le labbra.

–Adesso lasciatemi andare, ma chèrie, c'è qualcosa che devo fare prima di rientrare a casa e mi serve del tempo.

–Oh, posso sapere di che si tratta, mon amour?

Il principe allargò un sorriso maligno.

–Devo incontrare il capitano De Marco, ma chèrie per predisporre l'esecuzione del barone Sanna.

***

Dopo che Caterina ebbe lasciato la stanza, Anzela si buttò in ginocchio e cominciò a pregare. Supplicò Dio di perdonare il suo peccato e di sottrarre alla morte il suo adorato fratello. Supplicò che commuovesse il cuore del giudice perché questi adempisse la promessa fattale e sospendesse l'esecuzione capitale. Supplicò che la governante lo conducesse al più presto da lei per confermarle che Mighele era salvo. Mentre parlava ad alta voce e piangeva, la sua mente si popolava dei terribili ricordi della sera prima e così ogni tanto si fermava a cacciarli e si scopriva arrabbiata, furibonda contro quell'uomo che con crudeltà e indifferenza l'aveva sedotta, e confusamente furiosa anche contro Dio che non le aveva risparmiato quell'orribile situazione. Allora, accorgendosi con vergogna dei suoi sentimenti di astio, si spaventava e chiedeva perdono, supplicava di avere la forza di sopportare la croce che il suo Creatore aveva permesso nella sua vita e di riuscire col tempo a pregare per il suo aguzzino, perché si convertisse.

Il Patto DiabolicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora