Capitolo 7 Ritrovato e perduto

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L'improvviso scalpiccio di zoccoli richiamò lo sguardo di Anzela in fondo all'angolo in cui Jaime aveva posteggiato la carrozza. Il servitore sostava presso i cavalli e non si era mosso, ma la sbirciava con apprensione. Poco dietro di lui c'era un uomo. Montava un vigoroso cavallo nero, di medie dimensioni, poco più alto d'un pony, dalla criniera lunga e fluente. Il cavaliere vestiva la mastruca, giubba di pelame di pecora adoperata dai pastori sardi o dai contadini, che lasciava scoperte le braccia muscolose; le gambe, che pendevano dai fianchi dell'animale, erano ricoperte di brache in candido panno larghe sul polpaccio.

Appena l'udì arrivare, la donna vestita di nero sollevò il capo, e quasi all'istante ricominciò a gridare:

–Auro! Auro! Aiuto! Aiuto!

L'uomo parve riconoscerla poiché spronò il cavallo verso di lei, lo arrestò e scese quasi d'un balzo, visibilmente emozionato.

–Lena!– esclamò.

Uno dei militari alzò istintivamente la carabina e la puntò sullo sconosciuto.

–Chi è là?– gridò –Fatevi riconoscere!

La donna si buttò sul nuovo venuto, abbrancandolo con forza e tuffando il mento nella folta pelliccia di pelo nero del giubbetto. Gli occhi neri, sgranati si puntarono sul viso dell'uomo.

–Auro!– gridò –Auro! E Nina?– non aspettò risposta e proseguì –Aiutami! Aiutami! Hanno preso Claudio! Hanno arrestato il mio ragazzo!

Il soldato, sconcertato dal gesto improvviso della poveretta, si fermò, incerto sul da farsi, indugiò per qualche istante ad esaminare il forestiero che, abbandonata la briglia del cavallo, aveva abbracciato la donna, poi giudicandolo innocuo, abbassò l'arma, ma senza perderlo di vista.

Anzela s'allietò che la donna avesse trovato un conoscente.

Era ansiosa di cercare il fratello e d'incontrare il padre; c'era nel cuore il timore d'aver indugiato troppo e quello di non dar nell'occhio. Ella era sarda e, come tutto il suo popolo, nutriva, per quei soldati stranieri, un'istintiva diffidenza. Temeva che, nonostante la presenza di Alfio, qualcuno la notasse e le impedisse l'ingresso nella locanda.

C'erano i due avventori già interpellati, che bisbigliavano tra loro con aria misteriosa, e gettavano di tanto in tanto l'occhio sul nugolo di soldati, continuando a seguire, senza mostrare interesse eccessivo, l'evolversi della faccenda. Ella approfittò per passare dietro a costoro che s'infrapponevano tra lei e i dragoni. Uno di questi, il più alto, come la vide accostarsi trasalì e ruotò il capo per evitare, parve ad Anzela, d'essere sbirciato.

Il gesto fu rapido, ma non abbastanza da impedirle la vista dell'orribile cicatrice che lacerava la guancia destra di quell'individuo. Non ci fu il tempo di dedicargli un'altra occhiata più attenta poiché nel vano d'ingresso era comparso il fratello e faceva cenno, con ampio gesto della mano, di raggiungerlo in fretta. Anzela capì, dall'aria stravolta del viso, che la situazione del padre s'era aggravata.

***

–Mighele! Che cosa è successo? Come sta?– domandò –Dimmelo!

–C'è il medico con lui, sali, non c'è tempo da perdere.

Ella superò di corsa uno dopo l'altro gli alti gradini in pietra che s'arrampicavano fino al primo livello, impacciata dalla gonna che teneva sollevata sui lati, ansimante nel correre dietro al fratello che li superava due alla volta. Infine lo raggiunse poiché egli s'arrestò per aspettarla davanti ad una delle porte di legno. Le prese una mano, con l'aria di chi vuole preparare un congiunto a un triste annunzio, e prima ch'entrassero, bisbigliò:

–Sii forte.

Socchiuse l'uscio ed entrò.

Anzela fece per seguirlo ma si fermò sulla soglia. C'era un uomo, non molto alto, robusto, con una giacca verde e un tricorno in testa, che salutò l'ingresso di Mighele con un cenno del capo; ne vide poi un altro, in fresca camicia bianca, in fondo alla stanza, che le volgeva la schiena, seduto davanti ad un letto e infine un terzo, sdraiato su quel letto, di cui poté intuire l'esistenza dal rigonfiamento delle lenzuola, dato che la presenza del secondo uomo presso di lui lo nascondeva alla vista.

Il Patto DiabolicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora