Capitolo 17 Il risveglio

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Anzela dormì tutta la notte.
Don Giulio la vegliò con l'angoscia di perderla, ripensando a tutti gli eventi passati e fantasticando su ciò che ella avrebbe potuto dire nel momento in cui le avrebbe comunicato ch'era libera di andare.

-Cosa farà?- pensava -È mia moglie ... forse deciderà di restare ... di non lasciarmi. Forse mi vuole un po' di bene ...no, che stupido! È scappata! Ha solo paura ... certo. Rammenta come la presi con la forza, non sopporta che la sfiori!

La guardò: il bel volto immerso nel cuscino candido, coronato dai morbidi e folti capelli, non aveva ancora riacquistato il consueto colorito roseo, ma il respiro era regolare e profondo.

-Signore ...- Caterina s'accostò -signore guardate ... si muove, pare riprendere coscienza.

Egli sussultò.
Un sospiro, la mano che prese a scorrere sul cuscino, vicino al viso; un inarcarsi lieve del dorso come a sgranchirsi ... Anzela si destava.
Atterrito, don Giulio indietreggiò.

-Signore ... che fate? Perché andate via?

Don Giulio si voltò sulla porta, il viso era serio, quasi angosciato.

-Signore ... che vi accade?

-È bene che la baronessa non mi veda, ... non subito. Non voglio ch'abbia turbamento per la mia presenza.

-Ma siete stato al suo capezzale per giorni! Ella vi sarà grata ...

-No! Non voglio che sappia. Non ancora.

-Ma signore ...

-Se chiederà dove io sia, le dirai che m'ha trattenuto il lavoro ... in tribunale.

-Perché? Perché? Non capisco.

-Non c'è necessità che tu comprenda. Prenditi cura di lei, confortala, portale del cibo leggero, se desiderasse nutrirsi; e poi, come sarà serena, verrai da me a riferire, tutto ciò ch'ha detto e fatto.

Caterina con aria afflitta annuì a malincuore, guardò il padrone che varcava la soglia a grandi passi e scosse la testa, sconsolata.

-È uno sbaglio!- borbottò -È un tremendo errore! Ah Dio mio! Che uomo orgoglioso!

-Caterina ...

La voce soave della fanciulla, che aveva aperto gli occhi, riportò su di lei l'attenzione della buona donna, che s'affrettò a parlarle, ad informarsi su come si sentisse e cosa ricordasse, finché rassicurata dalle risposte confortanti della giovinetta, le raccontò della malattia e del pericolo ch'aveva scampato.

-Abbiamo temuto ... -mormorò ma non osò terminare, invece aggiunse:

-Il dottor Nelson è venuto tutti i giorni, due volte. Ci ha sempre dato speranza.

Anzela supplicò che gli si esprimesse la sua gratitudine.

-Lo farete voi stessa, signorina, poiché egli sarà qui tra qualche ora.

Anzela non ricordava nulla, se non della fuga nel bosco. Disse d'aver smarrito la via e d'aver spinto il cavallo lungo il fiume nella speranza che seguendone il corso ritrovasse la strada, ma l'animale s'era atterrito per la vista d'un serpente e imbizzarrito. Raccontò d'esser stata sbalzata di sella e d'aver picchiato il capo su un sasso. Non rammentava di più. Caterina completò il racconto e spiegò dell'angoscia di tutti, di come il principe e Auro l'avessero cercata a lungo e di come infine l'avessero ritrovata svenuta sulla sponda del fiume, zuppa e febbricitante. Ribadì la preoccupazione del principe per la sua sparizione e per la grave malattia. Sperava che la fanciulla esprimesse riconoscenza per l'atteggiamento del marito così come aveva espresso per il medico, ma Anzela non dimostrò d'esser grata, solo domandò a occhi bassi:

Il Patto DiabolicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora