Capitolo 3 Suicidio

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Auro si sfilò la camiciola fradicia dal petto e la buttò sul tronco di legno che fungeva da sgabello. Afferrò energicamente con entrambe le mani la fune che reggeva il secchio all'interno del pozzo e lo tirò fuori grondante d'acqua, lo sollevò al di sopra della testa e lo rovesciò su di sé lavando il sudore che gli ricopriva fastidiosamente il corpo.

Lena apparve sulla soglia vestita di nero, i lunghi capelli lisci raccolti sul capo, cupa e rigida, i penetranti occhi scuri gli scavavano dentro. Gli fece cenno d'avvicinarsi.

-Cosa vuoi?- sbottò lui torvo senza muoversi.

-Devo parlarti.

Il contadino asciugò con un canovaccio la faccia e poi poggiò anche quello sul tronco. Resasi conto che l'uomo non desiderava ascoltarla, Lena lo raggiunse.

-Che cosa hai deciso di fare?- disse.

-Nulla!- ribatté scortesemente il contadino -Non farò nulla.

-E Nina? Glielo devi dire- insisté Lena.

-E perché? Per farla soffrire di più?

-È giusto che sappia. Sta aspettando di sapere.

Auro mosse la testa e corrugò le labbra, poi si coprì il viso con le mani. Dopo un mugolio di dolore, si scoprì e le piantò sul viso due occhi addolorati.

-Non ci riesco, Lena, non ci riesco- mormorò -Come posso dirle che quel miserabile è libero? Come posso spiegarle che a causa del suo silenzio non è stato condannato?

-Sì, ma non potrai evitarla per sempre. Lei lo sa, ... sa che la sentenza è stata già pronunciata.

-Che cosa le dirò? Come potrò giustificare ciò che le è successo? Non posso! Dov'è Dio? Perché ha permesso questa crudeltà?

-Dio...!- esclamò Lena -Dio non esiste!

In quel momento Maria si stagliò sull'uscio. Aveva il volto affaticato e la chioma scarmigliata, il grembiale bianco che le fasciava l'addome evidenziava l'avanzata gravidanza.

-Perché bestemmiate?- protestò indignata -Dio ci punirà.

-Non l'ha fatto abbastanza?- si lamentò il marito.

-Non è Dio che ha voluto ciò che è successo a nostra figlia, ma un uomo malvagio!

Lena scoppiò in una risata grossolana e amara.

-Dimmi, Maria, perché Dio non ha fermato quel maledetto che ha fatto ammazzare mio figlio e ha liberato lo stupratore di tua figlia? Te lo dico io... perché non esiste! Dio non esiste!

-Smettila!

La giovane donna s'appoggiò allo stipite della porta, sforzandosi di respirare con calma.

-Io non so perché Dio ha permesso tutto questo. Ma il prete dice che Egli anche dalle cose brutte riesce a toglier fuori del bene per la nostra famiglia ed io ci credo.

-Che illusa!- sbottò Lena -Ma se questo può aiutarti a superare il tuo dramma, ben venga Dio! Per me non è così ... io voglio vendetta.

Maria la guardò con compassione, poi fissò il marito.

-E tu?- disse -Anche tu pensi che Dio non esista?

Auro evitò di guardarla.

-Io non lo so- mormorò -non so più nulla.

Lena sbiancò e sgranò gli occhi.

-Oh cielo...- esclamò.

Nina era sgusciata fuori tra la porta e il fianco sinistro della madre, avanzando di alcuni passi verso il padre che prese a scrutarla sorpreso e confuso.

-Tesoro- bisbigliò dolcemente -ti sei alzata dal letto! Come ti senti?

La ragazzina lo raggiunse e iniziò a picchiare con il pugno chiuso contro il petto dell'uomo.

-Parla Nina!- esclamò il poveretto -Ti prego, parlami! Dimmi come ti senti, tesoro mio!

-Diglielo!- gridò Lena -Diglielo adesso che quel mascalzone è stato assolto! E tu, che cosa hai intenzione di fare? Gli permetterai di farla franca?

-Zitta!- la rimbrottò Maria -Stai zitta! Non è il momento questo.

-Dimmelo!- insisté Lena -Cosa farai?

-Basta! Smettila!- gridò Maria scrollando la donna per il braccio -Basta!

Nina guardò il padre con gli occhi spalancati e continuò a picchiarlo sul braccio.

-Perché?- balbettò.

-Tesoro- mormorò l'uomo trattenendo le lacrime -tesoro, non lo so.

Con un braccio l'accostò a sé per consolarla, ma la fanciulla reagì violentemente scansandolo indietro e con un ringhio si diede alla fuga.

-Nina!- esclamò Auro spaventato.

-Nina!- gridò la madre balzando in avanti -Dove vai? Nina, torna indietro!

-È colpa tua!- sbottò il contadino puntando il pugno minaccioso contro Lena -Non ti avessi mai portato qui!

-È mia la colpa? O di quel verme che l'ha violentata? O del giudice che l'ha assolto?

-Aurooo!- Maria iniziò a correre dietro la figlia e l'uomo spaventato dalle grida, si voltò a guardarla.

Appesantita dalla gravidanza, la donna fu costretta a fermarsi ansimando, mentre il contadino resosi conto dell'imprudenza della moglie, si era subito precipitato dietro di lei.

-Sei impazzita a correre così? Non pensi al bambino che porti in grembo?

-Guarda tua figlia! Fermala!

Nina in pochi istanti aveva raggiunto una delle grosse sugherete che costeggiavano il podere e si era agilmente arrampicata infilandosi tra i rami più alti. I genitori la fissarono mentre sbucava fuori dalla fitta chioma dell'albero, ritta in piedi sopra una robusta diramazione, reggendosi pericolosamente con le mani a fronde più sottili. Intuendo il pericolo, Auro si lanciò in una corsa sfrenata per raggiungerla.

Gridò il suo nome per fermarla.

-Nina! Nina! Che cosa fai? Vieni giù! Attenta! Attenta!

Nina lo guardò, i lineamenti inespressivi, poi aprì le braccia e rigidamente si lasciò cadere all'indietro nel vuoto.

Il Patto DiabolicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora