Capitolo 21 Uno sconosciuto nella notte

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-Signor principe, signor principe, svegliatevi!

La voce penetrò come una freccia all'interno della nebbia del sonno, all'inizio senza successo. Don Giulio Ravaneda vagava come un prigioniero in sogni angosciosi ripercorrendo, in un continuo e tortuoso percorso, gli ultimi eventi burrascosi. Di fronte a lui stava Cerrati con il viso truce e ostile che lo minacciava brandendo la spada e Anzela, poco dietro, che si nascondeva, mostrando nei lineamenti il terrore per la sua presenza. Egli la chiamava e la supplicava di perdonarlo ed ella avanzando con prudenza, poggiava le dita sulla mano del capitano e l'obbligava ad abbassare al suolo la punta dell'arma.
La voce insisté:

-Signor principe, signor principe, svegliatevi!

Si destò di soprassalto e balzò seduto sul letto. Davanti a lui stava Caterina, scarmigliata, con indosso una pesante e pudica camiciona da notte turchina, lunga quasi fino ai piedi, un'ampollina di vetro stretta nella mano destra con dentro un mozzicone di candela che disegnava fugaci lingue di luce sul viso spaventato.

-Che succede? ... Lena?- domandò l'uomo buttando giù le lunghe gambe dal letto e afferrando la vestaglia da camera che aveva distrattamente gettato con noncuranza sulle coperte prima di addormentarsi.

-No, Signorino, no ... - farfugliò la donna -non ha sentito questo gran baccano? C'è un uomo che bussa giù alla porta. E con che forza ... ! Chi mai può venire a far visita a quest'ora? È notte fonda e piove così tanto che sembra ne venga giù tutto il cielo!

-Son certo che già hai gettato l'occhio dalla finestra- sbottò il principe con un lieve sorriso ironico -di chi si tratta?

-Oh signore ... - protestò Caterina -non pensate ch'io sia un'impicciona, se m'angustio per voi.

Il sorriso morì nelle labbra di don Giulio. Il gran peso, che per un attimo s'era quasi sollevato dal cuore, ritornò inesorabile insieme ai ricordi: lei non c'era più, se n'era andata per sempre. Tutto il resto era privo d'importanza. S'incupì, riaffogando nel gorgo dei suoi pensieri.

-L'ho perduta per sempre ... non la rivedrò più o ... forse sì, la rivedrò, per l'annullamento del matrimonio. O capiterà d'incontrarla quando avrà sposato quell'ufficiale, il Cerrati, mentre passeggerà al suo fianco. Come potrò sopportarlo? Eppure, pur patendo l'inferno come fossi già morto, sono costretto a sopravvivere ... il dolore è straziante ma suvvia! Ciò che conta davvero è ch'ella sia finalmente felice.

Vide che Caterina lo scrutava con curiosità e apprensione.

-E dunque?- riprese -Hai visto di chi si tratta?

- È oscuro là fuori, signore. S'è fermata una carrozza ed è sceso un uomo. Non ho potuto distinguerlo, perché è tutto celato dal mantello.

-La carrozza è ancora lì?

-Oh no signore, se n'è già andata. E quell'uomo sta sotto la pioggia e bussa al portone che sembra un forsennato.

-Non c'è da stupirsi, con questo temporale. Ti consiglio d'aprire a quel naufrago con sollecitudine prima ch'affoghi nel fango.

Caterina con una smorfia si dimostrò titubante.

-Ebbene?- le domandò il padrone.

-Ma signore ... e se fosse un farabutto? Chi busserebbe d'onest'uomo nel bel mezzo della notte?

-Dov'è Jacopo? Perché non è qui con te?

-Riposa signore, così bene che non ho avuto cuore di svegliarlo. Sapete quanto fatichi a prender sonno di solito.

Il principe si spazientì e le indirizzò uno sguardo irritato, nel constatare che la povera donna s'attardava per timore, poi si pentì e cambiò espressione, si legò la cintura della vestaglia e infilò le pianelle ai piedi, infine s'avviò verso le scale. Caterina sollevata lo seguì, preoccupata di far luce con il mozzicone di candela.

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