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Sono senza parole, non so realmente che dire, è una sensazione strana. Questo lato di Niccolò non pensavo esistesse, quando ho dormito da lui ricordo che la mattina dopo era in questa stanza a suonare, ma mai avrei pensato che stesse scrivendo una canzone per me.

Stanno andando tutti via, noi ci mettiamo fuori dal locale e aspettiamo che escano i ragazzi, non so perché ma non riesco ad andare via senza vederlo. Ho bisogno di parlarci e ringraziarlo per le belle parole. Lì vediamo arrivare e li salutiamo, Adriano ed Elisa rompono il ghiaccio parlando un po' e poco dopo trovano la scusa per andarsene, così Niccolò mi propone di andare a parlare a casa sua dato che fuori si sta alzando un leggero venticello che gli sta già facendo venire ansia, la sua dannata ipocondria.

Appena entriamo nell'appartamento Pisolo corre verso di me e sto 5 minuti buoni a coccolarlo, è un cane dolcissimo e soprattutto obbediente, "posso offrirti una birra?" Mi chiede il moro andando in cucina, "no grazie, sto apposto", sento le mani sudare e la gola asciugarsi, non ho mai avuto timore di parlare con lui, eppure ora l'ansia sembra farmi brutti scherzi.

Torna a sedersi sul divano e mi guarda aspettando che io dica qualcosa, "volevo ringraziarti" dico prendendo coraggio, "le canzoni erano bellissime, e comunque non sembravi un coglione, tutto il contrario....di questi tempi si fanno tutti mille problemi a parlare di amore" continuo io, lui ha un sorriso stampato in faccia, toglie gli occhiali che ha indosso da qualche ora prima e torna a guardarmi; "mi dispiace per come me ne sono andato l'altro giorno, e anche per non aver risposto al tuo messaggio. Io sono fatto così, e mi sto sul cazzo da solo, non avrei dovuto urlarti addosso quel giorno a casa tua" mi dice prendendomi la mano.

Voglio parlare chiaro con lui, penso di essere pronta a rischiare, a fare quel passo falso che diceva Anna, "per mesi e mesi ho avuto un problema con un libro perché volevo che il suo finale cambiasse, e quindi non finivo mai di leggerlo e regolarmente ci soffrivo perché non cambiava mai, e cosi tentavo di rileggerlo da capo." Il moro mi guarda confuso ma io proseguo il mio discorso, "ero così tanto affezionata a quel libro, così tanto dal non riuscire ad andare a dormire senza leggerlo altre volte; ma un giorno cominciai a pensare che tutto ciò che gli avevo dato non era abbastanza, e mi sentivo anche in dovere di dover dare sempre e sempre di più a quest'ultimo, e quindi, nonostante tutto, questo continuava a promettermi un finale diverso e io puntualmente lo rileggevo nella speranza che potesse accadere realmente e cosi un giorno con le lacrime agli occhi lo lessi un ultima volta durante una notte di luglio, decisi di leggere finalmente l'ultima riga del libro e di chiuderlo. Quella notte capì che per quanto io potessi lottare per un finale diverso quella trama non faceva più per me, perché nel mentre della lettura questa cambiò spudoratamente. Ho amato così tanto quel libro, e mi sentivo davvero stupida nell'aver sperato per mesi e mesi in un seguito, ma infine capì che lo scrittore di quel libro non voleva cambiare il finale, e quello scrittore era il destino, perciò era inutile combattere e tirare la Corda, perché tanto si sarebbe spezzata, perché il destino è troppo forte e nessuno potrà mai sconfiggerlo......e cosi chiusi quel libro per sempre, e aggiunsi come ultima frase di quel libro una dedica "speravo fosse per sempre, sicuramente non riuscirò ad abbituarmi alla tua mancanza, ce ne vorrà di tempo, e io voglio che rallenti, che non vada veloce come un treno, io voglio che tu non ti scorderai di me nonostante tutto, ed io lo stesso". si, quindi dopo l'aver aggiunto quella dedica, il libro si chiuse e non si aprì più. ogni tanto lo guardavo ed ero così tentata dal voler vedere se ci fosse stata una risposta a quella mia dedica, ma poi capì che quel libro non mi apparteneva più e quello era il finale migliore che io potessi ricevere perché non si può pretendere di avere tutto ciò che si vorrebbe e spesso quello che si vorrebe prima o poi arriva, ma non è come ce l'aspettiamo, quindi perché forzare tutto per poi non arrivare a niente? tantovale accettare, e si, i ricordi nella lettura di quel libro sfoceranno sempre, ma meglio lasciarli lì" concludo con gli occhi lucidi.

"Che libro era? Non so se ti sto seguendo" mi domanda Niccolò, "Peter Pan Niccolò, era proprio peter pan" mi torna alla mente quando lui invece che un eroe si era definito il protagonista di questo libro, "Wendy all'inizio del libro, appartenendo ad una famiglia di un certo livello, doveva trovare un fidanzato che provenisse dal suo mondo, uno perfetto come volevano i suoi genitori, e mentre leggevo mi sentivo meno sola, capita, come se avessi trovato un'amica che la pensasse come me; poi lei conosce Peter, e come sappiamo tutti va con lui sull'isola che non c'è, io ho sempre sperato che questo finale cambiasse perché la mia famiglia mi ha sempre imposto mille cose, tra cui un ragazzo di una famiglia importante, invece poi ho capito che il destino era più forte, ho capito che presto o tardi lei sarebbe scappata con lui, fregandosene del suo mondo apparentemente perfetto" dico con ormai le lacrime agli occhi, questa cosa non l'avevo mai detta a nessuno, "e quindi Niccolò io so che dovrei portare a casa un figlio di papà, ma ti va di essere il mio peter pan?", lui senza rispondere si fionda sulle mie labbra per risentire quei brividi che ci erano mancati in queste settimane.

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Uno dei miei capitoli preferiti🥹

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