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Ciao a tutti! Credo che questo capitolo vi sembrerà diverso rispetto agli altri, probabilmente perché ha dei toni più introspettivi. Di solito preparo i capitoli direttamente su Wattpad, ma stavolta ho scritto su un programma tipo Word perché non volevo essere distratta dal numero dei caratteri o da altre caratteristiche del sito. Ho iniziato a scrivere ieri sera e ho finito questa mattina. Non so, fatemi sapere cosa ne pensate. 

Ero andata a sedermi sul muretto del molo, la gamba a penzoloni che non sfiorava nemmeno terra

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Ero andata a sedermi sul muretto del molo, la gamba a penzoloni che non sfiorava nemmeno terra. Avevo sistemato una bandana nera sui miei capelli castani per proteggere la testa dal sole del mattino, che però in quel momento era oscurato da alcune nuvole passeggere. L'atmosfera a mare era cupa, proprio come il mio umore, sebbene questo non avesse impedito a qualche avventuroso bagnante di prendere posto tra la sabbia nera in costume da bagno.

Il libro di letteratura italiana che avevo portato con me da casa giaceva tra le mie gambe; in un'ora che ero lì non l'avevo quasi usato. Continuavo a rileggere il titolo del paragrafo che dovevo ripetere quel giorno - Francesco Petrarca, Vita e opere - ma non riuscivo a tenere a mente due sole frasi di senso compiuto. Era una lettura facile, me ne rendevo conto. Il problema era che a me, della vita di Petrarca, non me ne fregava proprio nulla.

Guardavo l'orizzonte e continuavo a pensare al giorno della conchiglia. Che espressione strana aveva fatto Dario, mentre andava via! Stare con me per qualche ora lo aveva turbato così tanto? Beh, forse sì. Mai nella sua vita si sarebbe aspettato che fossi gentile con lui, e questa cosa mi rendeva molto triste.

Comunque sia, avrei odiato studiare anche se Dario non fosse stato nei miei pensieri. Ogni tanto si affacciava l'idea di lasciare l'università, poi mi domandavo cosa ne sarebbe stato di me se l'avessi fatto. Prima di laurearsi, mia madre aveva trovato soltanto dei lavori umili, tipo fare le pulizie nel pub di una sua amica. Anche se l'ammiravo per questo, sapevo che al suo posto non ci sarei riuscita, e che sicuramente non avrei voluto farlo per tutta la vita. Questo significava che non potevo mollare, anche se lo volevo tanto; dovevo continuare e diventare un'insegnante come lei.

Posai di nuovo lo sguardo sul libro. Le parole si muovevano in modo confuso davanti ai miei occhi, e io mi arrabbiai molto quando mi prese un principio di mal di testa.

N. Non riesco più a studiare. Facevo schifo anche prima, ma ora è peggio. - Scrissi ad Asia di getto.

A. Le cose sono due: o Lettere Moderne non è la facoltà giusta per te, o sei ancora molto agitata per ieri.

N. Credo che la risposta giusta sia: entrambe. Cmq pensavo che non ti andasse di parlare di quello che è successo.

A. Non è un tabù! Ma Tony sta bene, e a me importa questo. Quel che è stato è stato. - Mi mandò una foto di Tony che, una piccola garza sul viso, stava giocando al cellulare sdraiato sul suo letto. Era una visuale dall'alto, come se Asia si fosse seduta accanto a lui per la smania di stargli vicino.

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