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Oggi vi offro un capitolo piuttosto romantico (uso il "piuttosto" perché non sono poi così romantica e non so mai se sto facendo giusto oppure no), però non preoccupatevi: questo è solo l'effetto che fa Dario, ma c'è anche una parte con Giamma. E con lui, qui e in futuro, ci sarà ancora del trash, tanto trash.

Che caldo tremendo, pensai, poco prima di aprire gli occhi ancora addormentati sul nero profondo della notte

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Che caldo tremendo, pensai, poco prima di aprire gli occhi ancora addormentati sul nero profondo della notte. Giamma dormiva su di me, la sua pelle sempre calda mi scottava come un fuoco acceso sulla schiena. Il suo viso era vicino ai miei capelli, il suo braccio mi bloccava in quella posizione a pancia in giù. Non potevo muovermi senza rischiare di svegliarlo, e tutto ciò che potevo fare era sentire il suo respiro caldo e regolare sulla nuca.

"Non ce la faccio più..." Brontolai, guardando la finestra chiusa, desiderando di poter prendere una boccata d'aria e sapendo di non poterlo fare. "Giamma, togliti... sei pesante... sei caldo..."

Mi lamentavo, ma lui non poteva sentirmi. Perché continuo a dormire con lui?, mi domandai. Iniziavo ad averne abbastanza. Più la nostra confidenza cresceva, più mi sentivo a disagio sapendo che mi avrebbe toccata, che avrei sentito la sua pelle contro la mia, soprattutto al mattino, quando era già sveglio ma fingeva di dormire solo per avere il suo pacco contro il mio sedere. Era disgustoso, presto l'avrei fatta finita; e quella era forse l'occasione giusta per cominciare.

Lo spinsi via e mi liberai di lui, che ricadde sul letto morbido senza di me, non me ne andai subito. Seduta sul bordo del letto, mi liberai anche della parte superiore del pigiama. Era il mio preferito, un cotone molto caldo colorato con varie gradazioni di viola, ma non era più la stagione adatta per indossarlo; i miei vestiti leggeri, però, erano tutti a casa di mia madre.

Appallottolai la maglietta sulle ginocchia, ero in reggiseno e mi sentivo già meglio. Quando però le mani bollenti di Giamma si posarono sui miei fianchi, l'incubo caldo ricominciò.

"Lasciami stare." Gli dissi, mormorando. "Sono tutta sudata per colpa tua. Non posso aprire la finestra perché ti danno fastidio le voci, non posso spogliarmi perché sennò ti fai strane idee... Io me ne ritorno in camera mia."

"No, stai qui con me." Rispose lui, che era ancora mezzo addormentato. "Mi piace avere una ragazza nuda nel letto."

Mi tirò su di lui, stringendomi, come se lui fosse un bambino e io il suo orsacchiotto. Non potevo negare che mi piacesse quando mi coccolava e tutto era tranquillo, ma quella volta non ce la facevo davvero. Mi divincolai ancora. Mi alzai dal letto e uscii dalla sua stanza.

Le lenzuola, in camera mia, erano fresche e profumavano di pulito. Avevo spalancato la finestra e stavo sopportando di buon grado gli schiamazzi di alcuni ragazzi di passaggio, tutto, pur di stare al fresco. Ora che mi ero coricata in reggiseno e mutandine, sembrava che tutto dovesse andar bene.

Invece no.

Non ero lì neanche da dieci minuti, che l'ansia piombò su di me togliendomi il respiro. Mi sentivo vuota, sola, impaurita, come se stessi navigando in mare aperto e non avessi nessuno a cui chiedere aiuto. Era una sensazione strana, che mi allarmava, perché sapevo che mi avrebbe costretto a dormire con Giamma anche se non ne avevo voglia. Ma cosa l'aveva scatenata? Come potevo uscirne?

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