Nadia ha 21 anni e nessun obiettivo: non ha più interesse per gli studi di Lettere e il suo futuro è un'incognita. Quando realizza di provare un'attrazione proibita per Dario, il suo patrigno di 36 anni, un affascinante professore di Fisica, il suo...
La difficoltà dei capitoli in arrivo è che, per come ho impostato la storia, non c'è modo di evitare che siano praticamente tutti spicy. Lo so che a voi piace leggerli, ma scriverli è tutta un'altra cosa. Non voglio nemmeno che diventi troppo volgare, serve una via di mezzo... Giamma infatti è più carnale di Dario, e bisogna pur mostrarlo, in qualche modo. Almeno per oggi ce l'abbiamo fatta :)
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POV NADIA
Faceva caldo. La musica di quella popolare discoteca all'aperto era un assordante e ipnotico vortice di inconscienza collettiva che mi travolgeva con un'onda. Sentivo i bassi risuonare all'interno della mia cassa toracica, sincronizzarsi ai battiti del mio cuore e invogliarmi a lasciarmi andare.
L'umidità notturna si mischiava all'odore dei corpi sudati in movimento e al profumo dolciastro dei cocktail che scivolavano tra la folla. Ero al centro della pista, e ballavo, perdendomi nella musica e dimenticando ogni cosa. Mi offriva una via di fuga: ogni nota sembrava afferrarmi, strattonarmi, portarmi via.
Mandai giù un sorso del mio drink, sentendo subito il calore dell'alcol mescolarsi all'effetto della musica. Lì, sotto le luci intermittenti, desiderai che quella notte durasse per sempre e che tutto il resto sparisse, dissolvendosi come le ombre al mattino.
Poco più in là, vidi Giamma appoggiato al bancone; stava ordinando da bere ancora una volta. Si girò appena verso di me. Voleva stordirsi anche lui, lo sapevo; voleva seppellire i suoi fallimenti nell'alcol.
Le cose erano uno schifo anche a casa, con Anna che si ostinava a ritenermi responsabile del fallimento di Giamma e mio padre che non riusciva a perdonarla, motivo per cui erano giorni che dormiva sul divano.
"Non avrei mai pensato che a ventidue anni avrei rivissuto la mia vita da capo." Mi aveva detto Giamma una sera, dopo essersi ubriacato durante una discussione su di loro.
"Anche i tuoi litigavano così?" Gli avevo domandato. Ero curiosa, perché io non avevo mai vissuto con entrambi i genitori, non abbastanza a lungo da vederli litigare in questo modo.
"Peggio." Ma non aveva più voluto parlarne.
La parte peggiore del fatto che mio padre dormisse sul divano, dove poteva controllarci meglio, riguardava per me la regola che ci aveva imposto la sera stessa in cui io e Giamma eravamo tornati a casa dalla nostra vacanza.
"Da oggi in poi si dorme con la porta aperta. Se scopro che l'avete chiusa, ve la smonto. Se non vi sta bene, chiamate l'Onu." Non l'avevo mai visto così arrabbiato con Giamma. "Non voglio pagare l'affitto, le bollette e il cibo solo per permettere a te di fare i tuoi porci comodi con mia figlia."
"Quindi fuori da qui posso farle quello che mi pare. Ricevuto." Aveva detto Giamma, ma non c'era nulla di serio nelle sue parole. Giocava a sfidare mio padre, perché anche lui stava esagerando.