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"Ciao, Amelia, tutto ok? Ho saputo dell'intervento

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"Ciao, Amelia, tutto ok? Ho saputo dell'intervento. Mi chiedevo come stai."

"Ciao, tesoro, grazie del pensiero. Era solo una piccola ciste sottocutanea sul ginocchio, solo che mi dava fastidio quando camminavo. Tutto bene."

Avevo scritto ad Amelia per cercare conferma a uno dei sospetti su cui avevo meditato durante la notte, e la sua risposta mi aveva lasciato perplessa. L'intervento era reale, ma meno serio di quanto mia madre avesse lasciato intendere col suo atteggiamento drammatico di quella sera in pizzeria. Forse stavo esagerando, ma la verità era che non potevo più fidarmi di ciò che diceva.

Una cosa, però, era certa: quando quella sera nascondeva il telefono nella borsa e lo controllava di continuo, non era preoccupata per Amelia. Era lui che voleva sentire. Quel tipo insignificante, basso e con la faccia da carciofo. Capivo che mia madre avesse un debole per gli uomini malleabili, quelli che poteva manipolare e poi scartare quando non le servivano più. Ismaele sarebbe finito come Dario.

La parte più assurda? C'erano poco più di quindici anni di differenza anche tra lei e il suo collega, così come tra me e Dario. E non mi sorprendeva che uno che frequentava donne sposate e più grandi fosse un amico Giamma; sembravano fatti della stessa pasta lussuriosa.

Mi chiesi quante altre volte mia madre mi avesse mentito. Quando mi diceva di essere impegnata, andava in realtà da lui? Quella volta che non mi avvisò in tempo della supplenza, costringendomi ad aspettarla sotto casa sua, col rischio che neanche Dario mi aprisse, c'era davvero stato un impegno di lavoro? Tentavo disperatamente di ricollegare i puntini di tutto ciò che era accaduto nelle ultime settimane, e la mia mente non trovava pace.

Posai il telefono e iniziai a tamburellare le dita sulla scrivania, dove giacevano i miei libri aperti e trascurati, seguendo un ritmo casuale. Mi rilassava guardare fuori dalla finestra, osservando quegli stralci di mare e di cielo che si incontravano in lontananza. Soprattutto perché, accanto a me, c'era ancora una volta il mio personale e inarrestabile terremoto.

"Allora, che ha detto?" Chiese Giamma, sdraiato sul mio letto a petto nudo, con le gambe larghe e il cellulare in bilico sulla faccia.

Gli lessi il messaggio e condivisi i miei pensieri: "Questa storia va avanti dalla gita, ne sono sicura. È lì che mia madre ha cominciato a cambiare. Prima non era tanto nervosa e sgarbata."

Giamma mi rispose con tono sarcastico: "Ma davvero? A me è sembrata la donna più amabile e premurosa del mondo."

"Lo è." Insistetti. Al di là di tutto, era sempre mia madre. "È solo che per ora sta vivendo la sua seconda adolescenza, credo."

Mi lanciò un'occhiata significativa e disse, in tono aspro: "Meglio così, no? Ora puoi dirlo al vecchio e sistemare tutto."

Ci avevo già pensato, e solo l'idea mi metteva a disagio. Se avessi avuto una foto di lei con l'amante, forse l'avrei fatto. Ma senza prove, soltanto con le mie deduzioni, Dario non mi avrebbe creduto. Non voleva nemmeno che lo cercassi; l'avrei solo infastidito.

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