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Il sesso con Stefano era stato bello

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Il sesso con Stefano era stato bello. Non eccezionale, ma ora che l'avevamo fatto mi sentivo meglio. Alcune tensioni erano andate, altre erano appena tornate. In ogni caso, stavo morendo di fame, e lo convinsi a uscire a comprare un panino. Peppe era ancora aperto. Andammo insieme e ne ordinai uno ripieno di tutto, poi rimasi a controllare che Stefano non ne approfittasse per farsi vendere altra roba suicida. Ma lui rimase sulle sue, e quando tornammo in macchina mi propose di raggiungere i ragazzi in villetta.

Indossavo gli stessi vestiti del giorno prima, ma mi ero data una rinfrescata e mi ero truccata coi prodotti che tenevo sempre in borsa. Guardandomi allo specchietto del posto passeggero, mi trovai carina. I capelli lunghi e arruffati e il viso liscio mi facevano sembrare una bellezza acqua e sapone. Tutto sommato, avevo l'aspetto giusto per partecipare a una festa.

Il vantaggio di avere casa in un quartiere frequentato soltanto in estate, era che nessuno dei vicini si sarebbe lamentato per la musica troppo alta o per gli schiamazzi notturni. Era notte fonda, ma dato che niente e nessuno aveva imposto ai miei amici di andarsene, loro avevano continuato a festeggiare.

La villetta di Asia sapeva di estate, di caldo e di vacanza; era semplice e stuccata di bianco. Una scala di cemento portava al terrazzo, e c'era abbastanza spazio per avere un forno a legna sul retro e una piccola piscina interrata su un lato.

Percorrendo il vialetto, la comitiva mi salutò come se avessero appena notato la mia assenza. Vicino alla piscina, nella penombra, Ciccio stava parlando con un ragazzo che non conoscevo. Avevano entrambi un fisico robusto e asciutto ed erano mediamente alti, ma il nuovo arrivato portava i capelli scuri rasati ai lati e i jeans strappati. Stava sorseggiando una birra mentre Ciccio fumava, la felpa con la zip aperta che ricadeva mollemente sulla spalla.

Potevo sentire l'odore del cloro misto a quello dei pini e della terra bagnata. Parte dell'aiuola incolta che fiancheggiava il muretto si era trasformata nel cimitero di alcuni palloncini sgonfi.

"Tony ti sta salutando." Mi fece notare Stefano. Non ci eravamo quasi mossi dal vialetto. Nel patio, Tony e i ragazzi avevano riempito il tavolo di carte siciliane, bottiglie e piccoli bicchieri, ed erano tutti un po' brilli. Ci raggiunse mentre gli altri preparavano gli shottini, diede un pugnetto al mio ragazzo e mi disse:

"Oh, avete fatto pace, e che ci voleva! Io gliel'ho detto che se perde te è fregato. Meglio stare con una guastafeste paranoica, che con una che la dà a tutti."

Guastafeste paranoica a chi?! Pensai subito.

Il suo fiato sapeva di vodka alla fragola. Aveva sbiascicato le parole senza ritegno, ma per fortuna Asia non lo aveva sentito. Non credevo che l'avrebbe presa bene.

E poi, io e Stefano non avevamo davvero fatto pace. Avevamo solo scopato. Non avevamo neanche toccato gli altri argomenti, ed eravamo entrambi scazzati. Sentivo l'obbligo di parlare, ma allo stesso tempo non volevo farlo. Per lui doveva essere uguale. Continuavo a pensare a quando ero scesa dall'auto ferma allo stop, e a lui che era ripartito, lasciandomi in mezzo alla strada, e non riuscivo ancora a perdonarlo.

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