Nadia ha 21 anni e nessun obiettivo: non ha più interesse per gli studi di Lettere e il suo futuro è un'incognita. Quando realizza di provare un'attrazione proibita per Dario, il suo patrigno di 36 anni, un affascinante professore di Fisica, il suo...
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"Ha detto che sono oppressiva. Ma secondo te sbaglio a pretendere che non mandi i cuoricini alle ragazze sui social?"
Asia aveva messo su un broncio infantile, in netto contrasto con il pesante trucco nero che incorniciava i suoi occhi. I capelli neri le scendevano sul viso come un velo, accentuando l'effetto grottesco di una ragazza ormai cresciuta ma con l'animo fragile di una bambina.
Stavamo occupando una panchina della Villa Bellini, circondate da alberi possenti, con chiome alte e rigogliose. Colombe e passeri volavano intorno a un'anziana signora che li nutriva con pane grattugiato preso da una busta, mentre alcuni passanti facevano jogging.
All'ombra delle grandi querce, la temperatura era piacevolmente fresca; i giardini curati mitigavano la frenesia del traffico costante fuori dal parco. Anch'io apprezzavo quell'elegante oasi di verde, pur essendo distratta da tanti pensieri.
"Tony ha dei problemi molto seri con le ragazze." Commentai, ripensando a quanto aveva detto su Asia alle sue spalle. "Ha bisogno di loro e allo stesso tempo le odia. Mi sa che quella sbagliata non sei tu."
"I suoi genitori sono anaffettivi, è per questo che è scostante." Disse lei, mostrando una certa ansia di giustificarlo. "Ma può anche darsi che il problema non siano tutte le ragazze, soltanto io. Forse ha ragione lui, sono fastidiosa."
"Ma no, non ascoltarlo!" Intervenni prontamente, stringendo le labbra per l'assurdità della sua affermazione. "Sono stufa di sentirti colpevolizzare per tutto. Tu cercavi un fidanzato vero, lui non riesce ad esserlo. Significa che non ti merita, punto."
Asia grattava via lo smalto dal pollice, pensierosa. Entrambe avevamo incastrato una gamba sotto al sedere per stare più comode sulla panchina di ferro vecchio. Il piede che ancora toccava terra mi doleva, avendo trascorso le ultime sere a ballare. Alcuni uccellini cantavano sui rami alti, disturbati dal frastuono del cantiere in strada.
"Non avrei dovuto baciare Giamma." Mi disse, a un tratto, ma era come se parlasse a se stessa. "Tony è ancora incazzato da morire. Non l'ho mai visto comportarsi in quel modo. Ieri gli hanno tolto i punti dal sopracciglio, ma la cicatrice resterà a vita. E tutto questo a causa mia."
Ripensai a quella sera incredibile, che sembrava già lontana. Il primo bacio con Giamma, le botte, il suo marchio a letto. Pensare a tutto questo bastava ancora a mandarmi in confusione.
"Tony era impegnato a limonare Erica, te lo sei scordato?" Le dissi. "Non è colpa tua se vuole fare il macho nel modo sbagliato. Smettila di giustificarlo, non è altro che il degno amico di Stefano. A proposito, com'è che nessuno scrive più nel gruppo?"
Le chat avevano iniziato a diminuire dopo quella sera, fino a sparire del tutto, e da allora era passata una settimana. L'espressione colpevole di Asia confermò i miei sospetti.
"Scusa se non te l'ho detto. L'avevo promesso a Tony, che l'aveva promesso a Stefano. Hanno creato un nuovo gruppo, e tu non ci sei."
Mi ero preparata a ricevere quel colpo, ma fece male lo stesso. Ingoiai il rospo, giocherellando con una pellicina del dito indice, che tirai fino a sanguinare. Mi rimase una sensazione sgradevole. Mi avevano esclusa dalla comitiva, dopo anni di amicizia, senza avere avuto neanche il coraggio di affrontarmi.