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Dopo avere fatto il giro della tangenziale e litigato con gli automobilisti che ci rallentavano nel traffico, io e Giamma facemmo tappa ad Acitrezza

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Dopo avere fatto il giro della tangenziale e litigato con gli automobilisti che ci rallentavano nel traffico, io e Giamma facemmo tappa ad Acitrezza. La vista sul mare era splendida, e noi ci fermammo davanti a un bar che era anche famoso per i suoi gelati artigianali. Si trovava proprio accanto alla pizzeria dov'ero stata con mia madre e Dario. Il viaggio in moto mi aveva calmato e rinvigorito, ma pensando a lui tornò anche la fiacchezza fisica e mentale.

Ci sedemmo all'esterno, a un tavolo da quattro, e appendemmo i caschi alle sedie libere. La cameriera storse il naso, vedendoci da lontano, ma dato che c'erano ancora molti tavoli vuoti non ci rimproverò quando venne a prendere le ordinazioni.

Era molto carina, quindi Giamma le sorrise e la seguì con lo sguardo finché non scomparve nel bar, perdendola di vista. Un suo collega maschio, alto e grosso quasi quanto il mio insopportabile coinquilino, lo puntò a sua volta, guardandolo malissimo.

"Vedo che ti sei calmato." Commentai, incrociando le braccia sul tavolino bianco. "Quando hai urlato a quel tipo maldestro, che quasi ci investiva in tangenziale, che doveva, se ben ricordo, farselo rompere da quattro superdotati alla volta, ho pensato che non avrei potuto vergognarmi di più, invece poco fa mi stavo ricredendo."

Giamma si grattò la nuca, mettendo in mostra il bicipide piegato, senza riuscire a trattenere un ghigno soddisfatto. "Mi sono sfogato, sì." Replicò. "A me piacciono le cose semplici. Una donna, una rissa, la mia moto; non ho bisogno d'altro per essere felice."

Sorvolai sul suo discorso risibile per chiedergli ciò che mi premeva: "E allora perché a casa ti sei arrabbiato?"

"Perché mi hai rotto il cazzo, ecco tutto." Confessò, all'istante, senza giri di parole. "Ti comporti come se fossi l'unica vergine ingenua rimasta al mondo. Quando in realtà non sei né l'uno, né l'altro. Però ti permetti lo stesso di tirartela e di giudicare gli altri. Ma scopa, e stà zitta."

Di fronte a tanta eloquenza, non c'era nulla da ribattere. Con una tale abilità argomentativa, anche Giamma avrebbe potuto insegnare all'università e cambiare il mondo. Scoppiai a ridere del mio stesso pensiero, così di gusto che persino Giamma rise con me.

"E ora che ti prende?" Esclamò. "Certo che una più lunatica di te non esiste."

"Anche tu sei unico, Giamma." Gli rivelai, asciugandomi le lacrime isteriche. "Ti prego, non cambiare mai."

Gustai il mio gelato bacio e amarena con panna, assaporando ogni morso, mugugnando di un piacere equivoco; presi anche in giro l'idiota accanto a me per la sua pessima combinazione di gusti. "Davvero? Cioccolata e limone? Catrame e gorgonzola erano finiti, per questo non hai potuto scegliere di peggio." Ridevo, godendomi la sua espressione esasperata.

"Ma perché devi sempre rompere i coglioni?" Giamma cercava di fare l'offeso, ma si stava divertendo anche lui. Era come se non potessimo più smettere di ridere. "Che problemi hai con la cioccolata e il limone?"

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