10-Ferguson e Taylor

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(2 Febbraio)

Hank Taylor avanzò fra i presenti, nel suo completo blu chiaro.

Se si dovesse immaginare il volto, il portamento, e la figura di per se del capo  dell'FBI ,
comparirebbe Taylor , con i suoi capelli corti e brizzolati,  occhi blu come il mare,vigili ma affaticati per l'età avanzata.

Annuì ai due agenti, poi indicò la sala degli interrogatori.

Kole e Gabriel la accompagnarono silenziosamente, senza fiatare, e d'altra parte Cassandra non domandò nulla.

In fin dei conti sapeva quello che le sarebbe  successo , o almeno sperava di saperlo , le avrebbero chiesto le sue generalità, almeno se non le conoscevano già, dopo l'avrebbero spinta a dire tutto.

Avrebbero salvato quelle ragazze e incarcerato dei criminali.

"Finirà tutto nel miglior modo possibile"
Cercò di convincersi , ma una brutta sensazione la fece sentire più agitata del dovuto.

Kole, davanti a lei, aprì una porta.

Cassandra  entró dentro una stanza,  completamente bianca, un tavolo di vetro al centro, e due sedie.

Si voltò , al muro  alla sua destra vi era un grande pannello a  specchio, guardò  il suo  riflesso, e  quasi si sentì mancare.

Il viso scarno, le labbra spaccate, gli occhi scavati, circondati da due  aloni viola, due chiazze rosse sulle guance, che contrastavano con la pelle pallida.

I capelli invece, le scendevano  secchi e spenti fino alla fine delle spalle, terminando poco sopra il bacino, erano  sporchi, orribili, proprio come si sentiva interiormente.

<Buongiorno>
La salutò  una voce fredda, rabbrividì a sentirla, sembrava quella di un robot.

<Mi chiamo Dalia Ferguson>

La signora avanzò , e Cassandra  indietreggiò quasi senza accorgersene, tenendo le mani dietro le spalle.

La sua altezza la spiazzava  così come il suo volto.

Bionda, con occhi di ghiaccio, si sarebbe potuta definire una bellissima donna, ma il portamento la rendeva più simile ad un ghepardo pronto ad attaccare.

Non rispose.

Lei si sedette  in una delle due sedie.

<Si accomodi>
Disse gelida, osservando la piccola figura scura davanti a sé.

Cass lo fece,  ma continuò a non incrociare il suo sguardo .

<Sono il capo dei servizi segreti, e il mio dovere è vigilare affinché la popolazione sia al sicuro>
Sì fermò di colpo, come se si aspettase una sua reazione improvvisa.

<Certo>
Sussurrò Cass, e annuì.

<Lei "sostiene di essere stata rapita, giusto?>

<Giusto>

<E da chi in particolare?>

Strinse i denti.

<Non. Lo. So>

Scandì bene le parole, una ad una, quasi le costasse una fatica immane pronunciarle.

La Ferguson incrociò le braccia al petto, e si leccò le labbra di un rosso acceso, da destra a sinistra.

<Non lo sa, e dove è stata rinchiusa? Ah giusto, in un posto che non esiste>

La ragazza strinse i pugni da sotto il tavolo, le unghie le scorticavano la pelle dei palmi delle mani, ma non le importò.

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