La giornata dopo Washington era parecchio afosa ma Gabriel sembrava non darci peso mentre aspettava Cassandra uascire dalla precedente Safe House.
Doveva prendere gli indumenti e gli oggetti personali prima di trasferirsi permanentemente da Gabriel. Lui le aveva proposto di andare da solo a recuperare quelle cose , per non farle rivedere la scena del delitto ma Cassandra era stata irremovibile e alla fine aveva vinto.
Così l'agente si muoveva rapidamente avanti ed indietro per l'agitazione.
Non aveva voluto seguirla all'interno della casa, anche se per sicurezza il protocollo sarebbe stato quello, perché sentiva che Cass in quel momento lo odiava .Ed anche lui si odiava , talmente tanto che non sapeva se sarebbe mai più stato in grado di guardarsi allo specchio e dirsi "ho fatto la cosa giusta" come soleva fare tutte le mattine.
Aveva gli occhi rossi per il gelo e le lacrime non versate, l'ansia e la tensione.
Cass, all'interno della casa si sentiva come sperduta.
La sua mente sembrava avesse cancellato la permanenza della ragazza in quel luogo, probabilmente lo shock di quelle morti era troppo perché Cass potesse sopportarlo tutto in un colpo e l'agente Anderson non aveva fatto nulla per migliorare la sua situazione mentale , anzi l'aveva distrutta completamente.
La mora sospirò entrando nella camera da letto e aprì un cassetto , prese tutti i maglioni che l'FBI le aveva donato e poi i pantaloni, seguì la biancheria, poi cercò con lo sguardo una borsa , riuscì atrovare un borsone sotto l'armadio, era gigantesco e avrebbe contenuto anche il doppio di ciò che possedeva, ma se lo fece andare bene.
Un'ultima occhiata al luogo che l'aveva ospitata negli ultimi mesi e chiuse la porta.
Non le sarebbe mancata quella casa, persino l'odore di vaniglia che le ricordava Gabriel era stato rimpiazzato da quello acido e fastidioso dei disinfettanti usati per pulire il sangue dal pavimento e dalle pareti.
Cass sapeva benissimo che quella casa degli orrori non sarebbe rimasta disabitata a lungo, era solo triste all'idea che un'altra povera ragazza, una famiglia o un perseguitato dovessero ritrovarsi tra quelle quattro mura senza sapere cosa fosse successo all'interno, solamente qualche settimana prima.
Scosse la testa , quelli non erano affari suoi, doveva pensare al presente e soprattutto al suo scopo, salvare le ragazze.
Con il borsone in una mano e nell'altra il suo documento identificativo dell'FBI, uscì di soppiatto, dirigendosi verso Gabriel.
I loro sguardi non si incontravano da ore, Cass continuava a tenere gli occhi bassi e l'essere alta praticamente la metà di lui aiutava parecchio la situazione, sapeva di star giocando con il fuoco e per quanto amasse Gabriel non era disposta a dargliela vinta.
Lui l'aveva ferita non credendole ed ora doveva pagare.
Gabriel annuì a se stesso vedendola, poi le aprì lo sportello, sapeva benissimo che Cassandra lo odiava ma in ogni caso si era abituato all'astio della ragazza.
Cass non rispose alla cortesia di quel gesto, anzi sembrò non farci caso.
In realtà nella sua mente il caos aveva preso il posto della maggior parte dei ragionamenti . Tutta la sua sfera emotiva aveva preso le sembianze di una grande chimera grazie a Gabriel, i suoi desideri si erano azzerati dopo il discorso dentro quella camera degli interrogatori.
In un certo senso si sentiva come tradita dal suo Giuda personale.
-----
Becca assaporò il suo cappuccino caldo, i capelli erano legati in una coda disordinata che lasciava diverse ciocche esposte al vento gentile di una mattina particolarmente calda a Washington .
Un uomo la guardò attentamente quasi avesse visto uno spogliarello in pieno giorno quando lei si tolse gli occhiali per posarli in borsa.
Lei lo guardò con un sorriso enigmatico, era consapevole di essere molto attraente sia per gli uomini che per le donne e in passato giocava proprio su questo fatto per portarsi a letto i migliori esponenti di entrambe le categorie, ma ora non riusciva a pensare che a Chloe .
Qualche giorno prima si erano trovate completamente sole, all'interno di una stanza scura, nessun rumore in sottofondo, solo i loro respiri affannati, ma proprio mentre Becca stava per agire la rossa si era alzata di botto.
<Sono molto stanca io ritorno a casa, buonanotte agente Stewart>
erano state le ultime parole che si era lasciata sfuggire dalle labbra prima di correre via.Becca ne aveva avute tante di donne ma Chloe non riusciva proprio a capirla, avrebbe desiderato sapere cosa le frullasse in testa più di qualunque cosa al mondo ma temeva che neanche Freud ci sarebbe riuscito.
Sospirò vedendo l'uomo avvicinarsi, era poco più alto di lei, sicuramente di origini italiane e con un sorriso a dir poco spavaldo.
Non aveva voglia di parlargli così prese il telefono e fece finta di accenderlo.
Simulò una chiamata, e nella sua mente sapeva molto bene a chi era rivolta, se mai quella persona si fosse degnata almeno di baciarla.
<Pronto? >
<ciao amore...no, volevo solo sapere come stavi... bene, ti amo, stasera a cena fuori e non si discute, a dopo piccola>
L'uomo era ritornato sui suoi passi come sperato, non appena aveva udito quelle parole.Becca si sentiva una stupida ad aver adottato quello stratagemma, forse se si fosse comportata meglio con Chloe quella mattina l'avrebbe trovata nel suo letto, o forse il problema non era suo ma della collega, magari le piacevano solo gli uomini e il rossore correlato al suo sguardo era stato solo un riflesso involontario.
Non sapeva più che pensare , l'unica cosa certa era che se non si fosse precipitata immediatamente a lavoro l'avrebbero data per dispersa.
Attraversò la strada di corsa, fortunatamente il bar si trovava proprio di fronte alla sede dell'FBI.
Entrò trafilata e fece vedere il suo tesserino alla guardia, la guardò distrattamente, si chiamava Tresie, era molto carina ma sfortunatamente anche sposata, non che questo fosse un grande problema per Becca ma ... non amava condividere le cose, e nel caso in cui fosse durata troppo si sarebbe affezionata e di conseguenza sarebbe diventata gelosa.
Fortunatamente aveva chiuso la cosa prima che fosse iniziata.
Una volta su vide Taylor ,si aggirava per l'ufficio adirato .
Lo salutò cortesemente, poi chiese se ci fosse qualche problema.
Lui scosse la testa e disse.
<spero proprio che Gabriel oggi faccia un miracolo, altrimenti avremmo perso la fonte più importante che potessimo avere>E dopo questa frase criptica si accinse a spiegarle l'accaduto del giorno precedente, mentre Becca guardava i capelli rossi di Chloe brillare dietro le spalle del suo capo. Sapeva benissimo che non sarebbe finita bene.
-Scusate per l'assenza ❤️non è un buon periodo per me
STAI LEGGENDO
•UNDER MY SKIN•
RomanceFerita e sola, Cassandra riesce a scappare dalla prigione in cui è stata rinchiusa per mesi da un gruppo di trafficanti di persone. La voglia di riscatto è forte ma i ricordi la tormentano, non riesce più a dormire e se la sua felicità interiore di...