43-Inseguimenti

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(4 febbraio)

Gabriel impugnò la pistola e la nascose dentro il giubbotto, Becca lo emulò.

Entrambi si volsero in direzione della porta rossa dell'obitorio, tutta la costruzione a dir la verità aveva un'aria piuttosto strana, i colori soprattutto erano insoliti per un luogo che custodisse cadaveri.

Gabriel Anderson impugnò fece per suonare ma Becca lo bloccò immediatamente, gli indicò così la porta aperta con le sopracciglia inarcate.

<Strano no?>

Gabriel annuì.
L'obitorio dove era stato portato Chao in realtà era uno dei più squallidi di tutta Washington, non aveva una hall come tutti gli altri, ma era custodito da due o tre persone al massimo, dipendeva dai giorni.

Gabriel entrò di soppiatto, seguito da Bec.
Si guardò intorno e non osservò nulla di anormale, i corridoi erano silenziosi, nessuna traccia di effrazione o di violenza.

Sui muri dell'obitorio Saint-Hyacinthe si potevano ammirare poster sbiaditi che recitava non slogan contro il fumo e la droga, ironico, in un posto popolato soprattutto da gente deceduta per questi motivi.

<Ci dividiamo?>
Mormorò Gabriel, ancora indeciso sul da farsi.

<No, assolutamente, c'è qualcosa che non quadra, direi di dirigerci direttamente al cadavere di Chao e prendere il biglietto, sicuramente incontreremo il coroner, non è tanto grande questo posto>

Becca sollevò le spalle e con nonchalance prese la sua arma, sotto lo sguardo stranito del collega, eppure lei aveva un sesto senso infallibile e quella volta le stava dicendo di stare attenta.
Il pericolo era dietro l'angolo per tutti i membri della squadra  da quando Cassandra era riuscita a scappare.

I due si incamminarono, superando diversi corridoi, alcuni bianchi, altri grigi, macchiati da sostanze giallastre, non facilmente identificabili.

Becca a volte si coprì il naso, per non aspirare troppo quell'odore, L'odore di morte.
Lo odiava, era un misto di sangue e secrezioni marcie, così pungente che riusciva ad entrarti in testa.

Sapeva benissimo che alcuni dei suoi colleghi ne andavano pazzi, per quanto si potesse amare un odore del genere.
Pian piano, cadavere dopo cadavere tutti si abitavano al sentore della morte, tutti tranne lei.

Arrivati al terzo piano oltrepassarono una serie interminabile di porte.

<Quale hai detto che era la stanza?>

<66>
Rispose Gabriel, storcendo il naso.
<È questa >
Impugnò la pistola.

Becca vi aveva visto bene, anche questa porta era socchiusa, mentre tutte le altre, senza alcuna eccezione, erano bloccate a chiave.

Anderson fece silenziosamente un conto alla rovescia con la punta delle dita affinché Becca potesse vederlo.

Allo zero diede un calcio alla porta, e fu investito dal puzzo di sangue fresco, il corpo del coroner giaceva a terra, accanto quello di Chao, posto distrattamente sopra una barella.

Non era stato ancora spogliato, di questo Gabriel se ne accorse subito, perché tutti i cadaveri dovevano essere nudi e puliti prima di entrare nei frigoriferi  che  garantivano la conservazione delle carni.

Gabriel si inginocchiò immediatamente e controllò il battito cardiaco del coroner ma si accorse subito che non c'era più nulla da fare.

Becca si avvicinò invece, quasi allo stesso tempo,  al cadavere di Chao.
Nonostante  lo shock la massima priorità rimaneva trovare il biglietto blu eppure apparentemente sembrava sparito.

Un bagliore, quasi un guizzo portò la giovane agente a strizzare l'occhio, si voltò immediatamente e vide un'ombra correre fuori, uscendo da una porta semi-nascosta sulla destra.

Non l'aveva notata perché era nascosta da una tenda leggermente violacea,  non dava molto risalto all'ambiente, in realtà ci si poteva chiedere di chi fosse stata un'idea così macabra.

Sicuramente dell'uomo che ora si trovava steso a terra.

La vide anche Gabriel che con grande sorpresa balzò avanti ma non riuscì a raggiungere l'uomo, vestito di nero.

Eppure la folta chioma bionda gli suggerì che si trattasse di Aalim Ivanov.

Il ragazzo infatti corse verso un furgone grigio perla.

L'aria fredda diede uno schiaffo a Gabriel quando si girò e smise di rincorrere Aalim per raggiungere la sua auto che si trovava a non più di quaranta metri di distanza.

Becca lo precedette e si sedette al posto di comando, mise in moto l'auto nera, sentendo già l'adrenalina scorrerle nelle vene.

In un attimo furono vicini al furgone ma l'abilità del giovane milite li sbalordì entrambi perché Ivanov riuscì quasi a seminarli dopo aver svoltato velocemente in una rotatoria.

<Becca lì, nel vicolo, maledetto bastardo >
La ammonì Gabriel, indicando la vettura che andava inoltrandosi in una strada poco trafficata, creatasi oramai da molto tempo dall'unione di due grandi palazzi degli anni trenta.

Bec alzò lo sguardo al cielo, sembrava facile a Gabriel rincorrere un assassino russo e nel frattempo non investire nessuno...

Fece il suo meglio e riuscì anche lei ad infilarsi nella via strettissima.
Ad un certo punto potè giurare di aver sentito l'urletto di un animale che veniva squrciato dalla gomma destra, si disgustò per il fatto ma almeno l'inseguimento stava dando i suoi frutti.

L'uomo sembrava star rallentando, ma la zona in cui si trovavano gli agenti non diede loro una buona impressione.

Si trattava in modo particolare di magazzini che contenevano qualsiasi genere di oggetto che potesse servire agli abitanti di Washington, era una delle zone in cui si riscontrava più delinquenza, i trafficanti si incontravano lì per i colpi grossi.

Un giorno, quando Gabriel era ancora un agente, era stato mandato ad ispezionare una di queste riserve.

Doveva contenere solo oggetti di antiquariato cinese in realtà ma L'agente trovò delle armi nascoste tramite metodi ingegnosi alle assi delle sedie e sotto i tavoli.
Si stupì in quell'episodio dell'intelligenza delle persone usata la maggior parte delle volte a fin di male.

L'uomo misterioso scese dal furgone ed entrò correndo dentro una struttura appena ultimata, che avrebbe dovuto essere vuota,

Gabriel notò che si era messo una maschera che gli copriva il volto, probabilmente non voleva farsi riconoscere ma l'oggetto era stato usato troppo tardi.

<È una trappola >
Gridò Becca, arrestando la corsa.

Gabriel afferrò la pistola e la caricò.

<Non possiamo fare altro che seguirlo >

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