49-Non lottare

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Una lacrima solitaria cadde dal viso di Cassandra fino al tavolo, condensandosi in una piccola gocciolina trasparente, Adrian la notò ma fece finta di non averla vista.

Era stato abituato alla totale obbedienza, un errore come quello , piangere in pubblico, dentro il castello dell'associazione veniva punito con dieci frustate.

Il ragazzo era nato in un piccolo paesino della Russia, a nord della Georgia, era il figlio di poveri allevatori di bestiame e non appena compiuti quindici anni i suoi lo avevano venduto alla mafia russa.

Inutile dire che lì era iniziato il suo cammino verso l'inferno, verso l'Associazione.
Circa diciotto mesi prima infatti, da capo di una piccola sezione di malfamati era diventato uno dei tanti schiavi usati dall'Associazione per mettere in riga le ragazze.

Aveva fatto un apprendistato di due settimane durante le quali insieme ad altri ragazzi della sua età era stato rinchiuso e maltrattato da uomini con il volto coperto da maschere di animali.
Si ricordò il peggiore, quello con la faccia da porco, era il secondo giorno e stava ancora cercando di capire cosa gli fosse successo quando quell'uomo entrò nel container in cui li tenevano.

Non si era tolto nemmeno un secondo quella maschera orribile mentre lo colpiva al volto con un sacchetto pieno di pietre.

Il suo volto era rimasto livido per mesi ma fortunatamente l'incontro non gli aveva lasciato cicatrici.

Quella grande e vistosa che ora lo faceva sfigurare era nata in un altro momento e in circostanze incredibilmente differenti.

Si ricordò della prima cosa che fece quel giorno, guardare l'orologio da polso che quelli dell'associazione gli avevano consegnato, probabilmente l'orario era differente da quello vero, questo perché lì tutto cambiava, dalle semplici leggi di convivenza a quelle di diritto penale, i cattivi diventavano buoni ed i buoni improvvisamente si trasformavano in vittime da macellare.

Subito dopo un altro "educatore" Sì era presentato nella sua piccola stanza.
Era di qualche livello più alto, questo lo potè notare dagli abiti che indossava, ben più pesanti della sua maglietta a maniche lunghe.

Per salire di grado bisognava fare due cose, obbedire agli ordini dei superiori, sempre e soprattutto picchiare ferocemente le ragazze e Adrian non ci teneva proprio.

Non vedeva ancora il motivo che sarebbe potuto servire a spiegare tale crudeltà.

<Esci, i capi vogliono sottoporti ad una prova e vedi di accontentarli >
La voce dell'uomo era profonda, l'accento inglese abbastanza marcato.

Adrian aveva chiuso gli occhi e annuito con la testa.

Dopo qualche secondo aveva preso la sua cintura, dotata di qualche arma, persino un coltello, in caso fosse servito a rispondere ad un attacco ravvicinato.

Aveva sentito che uno degli educatori di livello più alto lo aveva usato contro di se ma non era riuscito ad uccidersi.

A stare in quel posto dopo tanti mesi si diventava matti, tra il gelo della Russia più profonda, senza il minimo riscaldamento.

Era anche per questo che li facevano stare in stanze singole, non grandi più di sei metri quadrati, giusto un lettino sottilissimo per riposare e un urinatoio, il resto lo dovevano fare fuori, al freddo.
Lo scopo di quell'addestramento era renderli insensibili, robot senza sentimenti.

L'unica fonte di calore per quanto ne sapeva allora era un grande camino nella sala dei "sovrani".

Lui li chiamava così i capi perché all'inizio gli ricordarono tanto quei re egiziani venerati da tutti.

Ciò che loro dicevano era legge, avevano il potere di distruggere tutto ciò che non li aggradava.

Adrian aveva percorso il corridoio freddo fino alla sala principale, seguito dall'educatore di grado superiore ed una volta giunto lì non aveva avuto dubbi riguardo a ciò che stavano per chiedergli.

<Eccoti numero 17!>

Esclamò il Leone , l'uomo mascherato, era quello che lo metteva più in soggezione, nonostante fosse il più gentile la dentro, ma si capiva sempre che la sua apparente gentilezza era in realtà un pretesto per compiere i più efferati crimini.
E Adrian non voleva essere una sua vittima.

<Buongiorno signori >

Li salutò tutti, abbassandosi sulle ginocchia, gli facevano male per il freddo del pavimento.

Quelli gli annuirono ma la voce scattante e quasi fanciullesca del Leone lo riprese.

<Alzati immediatamente, non sei qui per lodarci come ben vedi>

Il ragazzo aveva annuito.

<Ti piace?>
Domandò l'uomo, riferendosi ad una ragazza che stava nuda, per terra, ansimante, per i troppi colpi ricevuti.

La sua schiena era piena di grumi di sangue.

<Sarà la mia schiava?>
Domandò Adrian, il Leone fece di no con la testa.

<Non ti piacerebbe avere a che fare con un essere tanto selvaggio, e non piace neanche a noi perciò ora, davanti a tutti i miei compagni ti chiedo di giustiziarla.

Adrian aggrottò lo sguardo quel giorno e chiese al leone di ripetere, credendo di non aver sentito bene.

Quello era scoppiato a ridere.
<Amico mio forse hai preso troppo freddo in quella stanzina, devi ucciderla, ripeto, uccidila, lascio a te scegliere come>

Adrian annuì, avvicinandosi all'esserino che tremava davanti a lui.

Non lo stava supplicando, le lacrime di Cassandra erano totalmente terminate, le aveva spese tutte durante le trentacinque frustate.

Ora guardava il ragazzo davanti a sé con un misto di rabbia ed incredulità, era incredula che fosse arrivata veramente la sua ora, una grande parte di lei aspettava che la facessero fuori da settimane, la sua voglia di lottare ormai si era estinta.

<Dai uccidila, è facile >
Sibilava il Leone sottofondo.

Adrian impugnò il coltello, contro Cassandra, e stava per piantarglielo dritto in testa quando pensò tutto d'un colpo alla sua famiglia.

C'erano persone che la piangevano a casa?
Pensò di sì, lui invece era figlio di due ipocriti.

Quella innocente non meritava di morire.

Cassandra si era domandata perché ci stesse mettendo tanto.

<Non posso farlo >
Sussurrò Adrian a se stesso quel giorno non molto lontano.

La Volpe era rabbrividita, nessuno aveva mai osato ribellarsi, così si era alzata dalla poltrona in velluto su cui amava trascorrere interi pomeriggi, mentre guardava con interesse le violenze sulle ragazze.

<Sarai punito, severamente >

Adrian aveva annuito, da quel giorno non osò mai più negarsi di uccidere qualcuno.

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Continuo a 150 ⭐️⭐️
Che ne pensate dell'indagine? Vi sta piacendo?

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