8-Viaggio

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(1-2 Febbraio)

Gabriel si sedette finalmente sulla poltrona, di fronte a Kole, in modo da poter riuscire a guardare Cassandra con la coda dell'occhio.

<Chi è?>
Chiese in modo sgarbato, incrociando le braccia al petto.

Il moro alzò le spalle.
<Non ne so molto amico>

<Ma qualcosa sai>

<Si>
Ammise Kole, e si girò verso la ragazza, che dormiva beata con il volto poggiato sul finestrino.

La poca luce della notte la illuminava, facendo risaltare le ciglia scure e le occhiaie marcate.

Non era meravigliosa in quel momento, ma solo pura, di una bellezza quasi scontenta.

<Hai presente Jack Roy?>

Gabriel scosse la testa, un espressione spiacente sul volto.

Kole si massaggiò gli zigomi e gli rispose piano.

<È un politico del Minnesota , molto importante, pieno di soldi >

<E lei è sua figlia >
Concluse G. sforzandosi di tenere a mente quel cognome.

<Esatto >
Annuì l'agente , e nel mentre si domandò perché una ragazza tanto dolce avesse dovuto sopportare una cosa del genere.

Il denaro dava alla testa a molte persone, e poi, a pagare erano sempre i più deboli.

<Un caso di rapimento come un altro>

Sospirò Gabriel, scuotendo la testa.
Il sonno e la stanchezza lo stavano distruggendo quel giorno.

Non si aspettava certo di dover fare da balia ad una ragazzina, lui era un agente dell'FBI,uno dei più importanti.

<Dovrei essere a casa, a riposare, domani, anzi oggi, fra qualche ora,ci sarà l'incontro  con De Vito,il trafficante>

Sì ricordò, e lo disse a voce bassa.

<Lo so amico, ci sarò anch'io.
Comunque, tornando a lei..>
La Indicò con un dito.

<Ho sentito parlare la Ferguson, credo con quel White>

<Ferguson? Dell'Unità Speciale?>

Domandò allora, alzando finalmente lo sguardo su Kole che lo guardò dispiaciuto.

<Non lo so, ma è strano.
Tutta la faccenda è strana.
Chi erano quelle persone che ci hanno pedinato prima?
Perché questo è certo.
Non era una.
Ne ho contati più di quattro diversi>

Gabriel contrasse la mascella, e abbassò le palpebre stanche per un minuto.

<Non sai altro?>
<No, ma il tono della Ferguson era piuttosto alterato.
Dovremmo parlarle>

Provò Kole, l'altro scosse la testa.

<Con quella serpe?
Faremo prima  a scoprirlo da soli>Disse.

<Forse, forse no.
Mi sembra solo che abbiano fatto di lei un caso troppo importante.
Sei sicuro che non sia stata lei stessa a... Non so ingigantire la cosa>
Gabriel pronunciò quelle parole con molta convinzione.

Non credeva  che Cassandra potesse essere pericolosa per il paese, era così piccola e gracile.
Provò un moto di protezione verso di lei, poi preferì concentrarsi sul sonno.

Kole non rispose.

Cassandra invece dopo aver ascoltato tutto, strinse i denti, e si addormentò anche lei.

___

Un'odore che non sentiva da molto tempo la svegliò.

"Caffè?"
Sì domandò.

Era  caldo, e sembrava anche  essere squisito, l'ultimo che aveva bevuto era stato il giorno prima del suo  rapimento.

Era con il padre, nel bar vicino casa.
Lui aveva preso un cappuccino e aveva scosso la testa quando Cassandra aveva chiesto al cameriere un caffè lungo.

Lo detestava.
E lei lo amava.

<Perché sei così testarda?>
Erano state le sue uniche parole, poi si era messo le mani davanti al volto.

Lei alzò le spalle.
<Non sapevo che la determinazione facesse del male>

<No, infatti, sii sempre così, non scordarlo, ma... I tuoi gusti fanno schifo>
Aveva riso e pianto insieme a quell'affermazione.

Alzò lo sguardo, era  Kole.

<Vuoi?>
Gielo porse lentamente, lei  lo accettò  di buon grado, ricambiando con un sorriso.

<Stiamo atterrando, falla preparare, che non lasci nulla sull'aereo>
La voce di Gabriel ruppe l'armonia.
Era sgarbato, Kole si stupì.

<Scusalo, non è sempre così>
Le sussurrò, avvicinandosi.

<Non importa, davvero>

"E allora perché si sta comportando in questo modo?"
Si domandò , ma fece buon viso a cattivo gioco, non aveva voglia di litigare con chi l'aveva salvata.

Per quanto potesse essere detestabile.

Kole annuì e sparì poco dopo, dietro ad un computer.

Cassandra si  guardò intorno, il tavolinetto era  pieno di cibo spazzatura, oreo, caramelle...

"È tutto per me?"

Prese  un biscotto e lo assaggiò, lo stomaco brontolante venne finalmente zittìto.

Quando lo finì ne prese un altro ancora, poi sorseggiò il caffè piano.

Quel gusto le era mancato, le era mancato tutto durante quei mesi.

Senì uno sguardo su di se, alzò la testa.
Gabriel la guardava  dall'altra parte dell'aereo.

<Sei pronta?>

<S-si ma, dove mi porterete?>
Lasciò il biscotto che avevo addentato sul tavolo.

Lui alzò  le spalle, non rispose .

"Bene"

<A casa?>
Azzardò la bruna.

<Dipende da te>
Rispose  rudemente, mentre si faceva  scivolare il giubbotto anti proiettili sul torace, sopra la maglietta scura.

Cass scosse  la testa, ne aveva abbastanza di farsi  trattare in quel  modo,
quando l'unico a doversi sentire in colpa per quello che aveva  detto era lui.

<Non ho mentito, non sono una bugiarda>
Alzò  lo sguardo e lo affrontò.
Gabriel aggrottò  le sopracciglia chiare, lo sguardo divenne vago per un momento.

Con la luce del giorno notò che i suoi occhi erano più verdi, ma di un verde scuro, quasi tenebroso.

Eppure non pensò minimamente  che fosse  una cattiva persona.

Lui si girò per un momento, la  guardò  un'ultima volta, poi sparì.

Percorse il corridoio, fino alla cabina del pilota.
Bussò  e aprì , Daniel era intento a pigiare dei pulsanti e ad abbassare leve di cui non  era mai stato interessato.

<Due minuti>
Sussurrò D. e afferò una leva più grande, in basso alla sua destra, cominciò l'atterraggio.

<Si>
Rispose Gabriel quasi senza accorgersene.

Quella ragazza...non sapeva perché si stava  comportando così, non aveva idea che fosse sveglia l'altra notte.

Comunque, ora, non sarebbe stata più affare suo, era della Ferguson, e poi, sarebbe stata rimandata a casa, forse.

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