24-Emozioni

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Alzò  le palpebre di getto, i suoi  occhioni nocciola fissarono  il soffitto, quasi inebetiti dallo spavento.

Scosse la testa, non ce la poteva  fare, era troppo, quella situazione, le persone, gli  atteggiamenti così diversi che le riservavano  ,era tutto,   troppo.

<Richiudili!>

Fece una smorfia con le labbra, e il buio si sostituì nuovamente alla luce ottica della 105.

<Come si è sentita a stare in quel luogo?
descriva le sue emozioni>
Spiegò  la dottoressa,  più tranquillamente, scandendo bene le sillabe, quasi come se temesse che non la capisse.

Non era piccola nè stupida, non avrebbero dovuto parlarle in quel modo assurdo.

<Ero completamente impotente nelle mani di uomini che non volevano altro oltre la mia condanna per le loro tasche.
Come crede che possa essermi sentita?>

Quasi gridò , esasperata.

Non facevano  che sminuire quello che le era successo , tutti  tranne Gabriel.

La donna si risentì, non credeva che potesse serbare così tanta rabbia dentro di sé .

<Continui>

"No"
Ribbattè una grande parte della sua  testa , l'altra invece avrebbe voluto  che stesse inchiodata su quel  lettino, che parlasse  di tutto e "tutti" fino a notte fonda.

Fece per alzare il volto , poi si arrese , producendo un rumore simile ad un ringhio.

<Credevo che non avrei mai rivisto la luce del giorno, che mi avrebbero ucciso prima...
Loro>
Sì bloccò , facendo un lungo respiro, cercò  di mettere a fuoco nella sua  mente un'immagine che potesse   calmarla  ma non ci riuscì.

La dottoressa inarcò  le sopracciglia, la incalzò  a continuare.

<Loro?>
Chiese, sul punto di non ritorno.
Abbassò  di nuovo il volto verso il foglio bianco, i capelli le cadevano sul volto ma non se ne preoccupò , tanto che cominciava a trascinare la penna, producendo dei rumori irritanti.

Il  fastidio  di  Cassandra  era tanto ma preferì non farglielo notare, al momento aveva  cose più importanti di cui preoccuparsi.

Sperò  solo che le ragazze  stessero  bene.

Magari le avevano già trovate e ognuna era stata rispedita a casa propria.

No, impossibile, l'avrebbero già fatta andare via, nel suo paese,dai suoi genitori.

Li avrebbe visti piangere per la prima volta , ma di gioia, avrebbero saputo da lei stessa che la loro prima figlia era viva , che  non era stata uccisa.

Avrebbero passato la notte a parlare, abbracciati, la piccola si sarebbe insinuata fra loro, portando quell'allegria innocente propria  dei bambini della sua età.

Sì sarebbe accoccolata tra le braccia magre di Cassandra, posando la fronte sul suo petto, le avrebbe detto parole dolci, brevi e il suo cuore, forse sarebbe guarito.
La sua anima curata, con l'amore.

Ma no, non era avvenuto questo, e non sarebbe mai avvenuto, non per una spontanea volontà dell'associazione.

Erano  merce troppo costosa.
Come se le persone potessero essere paragonate al denaro.

<Loro volevano usarmi come un giocattolo, in fin dei conti sono riusciti a rompermi dentro...>

<Nessuno è ferito permanentemente, esiste sempre la salvezza, in ogni caso>
Sussurrò  Dana con voce dolce, Cassandra  non riuscì  a cogliere illusione nè sarcasmo , sembrava  sincera.

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